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Prescrizione crediti lavoro: le novità post Fornero

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza in esame, ha dichiarato inammissibili i ricorsi di un ente e di due ex dipendenti in una causa per crediti retributivi. Il fulcro della decisione è la questione della prescrizione crediti lavoro. La Corte ha ribadito che, a seguito della Legge Fornero (L. 92/2012), la mancanza di un regime di piena stabilità del posto di lavoro comporta la sospensione del decorso della prescrizione per i crediti retributivi fino alla cessazione del rapporto. Inoltre, ha confermato che la valutazione sull’idoneità di un atto a interrompere la prescrizione è un accertamento di fatto riservato al giudice di merito, non sindacabile in sede di legittimità.

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Prescrizione crediti lavoro: la Cassazione e l’impatto della Legge Fornero

La questione della prescrizione crediti lavoro è un tema cruciale nel diritto del lavoro, poiché determina il tempo massimo entro cui un lavoratore può rivendicare i propri diritti retributivi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti, confermando l’orientamento giurisprudenziale formatosi dopo l’entrata in vigore della Legge Fornero (L. n. 92/2012). La Corte ha stabilito che la ridotta stabilità del rapporto di lavoro introdotta da tale legge incide direttamente sul decorso della prescrizione.

I fatti di causa

La vicenda trae origine dalla richiesta di pagamento di differenze retributive avanzata da due lavoratori nei confronti di un Consorzio. Il Tribunale di primo grado aveva accolto solo parzialmente le loro domande, dichiarando prescritti i crediti maturati prima del 18 luglio 2012. La Corte d’Appello, in parziale riforma, aveva riconosciuto il diritto a una parte dei crediti anteriori, ritenendo che alcune lettere inviate dai lavoratori avessero interrotto la prescrizione per determinate voci e che, in ogni caso, dal 18 luglio 2012 il termine di prescrizione fosse sospeso.

Contro questa decisione, sia il Consorzio (ricorrente principale) che i lavoratori (ricorrenti incidentali) hanno proposto ricorso per cassazione. Il Consorzio contestava l’efficacia interruttiva delle lettere e l’interpretazione sull’effetto sospensivo della Legge Fornero. I lavoratori, invece, lamentavano che l’interruzione della prescrizione fosse stata riconosciuta solo per una parte dei loro crediti.

L’analisi della prescrizione crediti lavoro in Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi, fornendo però motivazioni di grande interesse.

Per quanto riguarda il ricorso del Consorzio, la Corte ha sottolineato due punti fondamentali:
1. Interpretazione degli atti interruttivi: La valutazione se una lettera o una richiesta di pagamento sia sufficientemente chiara e specifica da interrompere la prescrizione è un accertamento di fatto. Tale accertamento spetta esclusivamente al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello) e non può essere riesaminato in sede di Cassazione, a meno che non si dimostri una palese violazione dei canoni legali di interpretazione.
2. Effetto della Legge Fornero: La Corte ha ribadito con forza il suo consolidato orientamento. Il termine di prescrizione dei crediti di lavoro decorre durante il rapporto solo se questo è assistito da un regime di piena stabilità reale. Poiché la Legge Fornero del 2012 ha attenuato la tutela contro i licenziamenti illegittimi, anche per le aziende con più di 15 dipendenti, il rapporto non è più considerato sufficientemente stabile. Di conseguenza, il lavoratore potrebbe essere indotto a non esercitare i propri diritti per timore di ritorsioni. Per questo motivo, la prescrizione rimane sospesa e inizia a decorrere solo dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

Anche il ricorso incidentale dei lavoratori è stato giudicato inammissibile, in quanto mirava a ottenere una nuova valutazione nel merito del contenuto dei documenti, attività preclusa alla Corte di Cassazione.

Le motivazioni della Corte

La Suprema Corte ha fondato la sua decisione su principi giuridici consolidati. In primo luogo, ha richiamato la distinzione tra il giudizio di merito, dove si accertano i fatti (come l’interpretazione del contenuto di una lettera), e il giudizio di legittimità, dove si controlla solo la corretta applicazione delle norme di diritto. I ricorsi sono stati ritenuti inammissibili proprio perché, sotto la veste di una violazione di legge, chiedevano alla Corte di riesaminare le prove, cosa che non le compete.

Sul tema centrale della prescrizione crediti lavoro, la motivazione si è agganciata alla giurisprudenza inaugurata dalla sentenza n. 26246/2022. Questa giurisprudenza ha stabilito che la stabilità del posto di lavoro è il presupposto perché la prescrizione possa decorrere in costanza di rapporto. Venendo meno tale presupposto a causa delle riforme legislative (Legge Fornero e, successivamente, Jobs Act), viene meno anche la possibilità che il diritto si estingua prima della fine del rapporto. La Corte ha quindi confermato che la decisione della Corte d’Appello era pienamente conforme a questo principio, rendendo il motivo di ricorso del Consorzio inammissibile ai sensi dell’art. 360-bis c.p.c.

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida un principio di fondamentale importanza per la tutela dei lavoratori. La prescrizione crediti lavoro non decorre durante il rapporto se il lavoratore non è protetto da un regime di stabilità forte, che lo metta al riparo da eventuali licenziamenti ritorsivi. Dall’entrata in vigore della Legge Fornero (18 luglio 2012), questa tutela si è affievolita, con la conseguenza che il termine quinquennale per richiedere le differenze retributive e altri crediti è sospeso e comincerà a decorrere solo al momento della cessazione del rapporto. Questa decisione offre una maggiore sicurezza ai lavoratori, che possono agire per la tutela dei loro diritti economici senza il timore di perdere il posto di lavoro.

A seguito della Legge Fornero, la prescrizione dei crediti di lavoro decorre durante il rapporto?
No. La Corte di Cassazione ha confermato che, a partire dall’entrata in vigore della Legge n. 92/2012, il regime di stabilità del lavoro è stato attenuato. Di conseguenza, il termine di prescrizione per i crediti retributivi non decorre durante il rapporto di lavoro, ma solo dalla sua cessazione, per evitare che il lavoratore rinunci a far valere i propri diritti per timore di un licenziamento.

Quali caratteristiche deve avere un atto per interrompere la prescrizione?
Un atto interruttivo della prescrizione deve contenere la chiara indicazione del soggetto obbligato (debitore), l’esplicitazione di una pretesa e un’intimazione o richiesta scritta di adempimento. La valutazione sulla presenza di questi requisiti è un accertamento di fatto che spetta al giudice di merito.

La Corte di Cassazione può riesaminare le prove documentali, come le lettere di messa in mora?
No, la Corte di Cassazione non può riesaminare le prove o fornire una nuova interpretazione dei documenti già valutati dal giudice di merito. Il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto, non condurre un nuovo accertamento dei fatti. Un ricorso che chiede una rivalutazione delle prove è considerato inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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