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Prescrizione crediti lavoro: la Cassazione e il pubblico

La Corte di Cassazione ha stabilito che la prescrizione dei crediti di lavoro nel pubblico impiego decorre dal momento in cui il diritto sorge, e non dalla cessazione del rapporto. La sentenza chiarisce che la stabilità del rapporto di lavoro pubblico esclude il “metus” (timore reverenziale) del dipendente, giustificando la decorrenza immediata della prescrizione crediti lavoro. Un lavoratore ha così perso il diritto a differenze retributive perché richieste oltre il termine quinquennale, nonostante fosse stato accertato il suo diritto all’assunzione.

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Pubblicato il 26 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione crediti lavoro nel pubblico impiego: la Cassazione chiarisce la decorrenza

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di prescrizione crediti lavoro nel settore del pubblico impiego contrattualizzato. La Suprema Corte ha confermato che il termine per richiedere le differenze retributive inizia a decorrere nel momento in cui il diritto sorge, e non alla cessazione del rapporto. Questa decisione si basa sull’assenza del cosiddetto “metus”, ovvero il timore del licenziamento, che invece caratterizza il lavoro privato.

I fatti del caso: dalla richiesta di assunzione alla prescrizione

Il caso ha origine dalla vicenda di un lavoratore che aveva ottenuto in primo grado il riconoscimento del proprio diritto all’assunzione a tempo indeterminato presso un consorzio pubblico a partire da ottobre 2003. Successivamente, nel giugno 2011, il lavoratore aveva avviato una nuova causa per ottenere le differenze retributive maturate da quella data.

La Corte d’Appello, tuttavia, aveva respinto la domanda, dichiarando la prescrizione crediti lavoro di natura quinquennale. Secondo i giudici di secondo grado, il termine di prescrizione aveva iniziato a decorrere dal 1° ottobre 2004 e, in assenza di atti interruttivi, il diritto si era estinto prima dell’avvio della causa nel 2011. Il lavoratore ha quindi proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la prescrizione avrebbe dovuto iniziare a decorrere solo dalla cessazione del rapporto di lavoro, una volta stabilizzato.

La decisione della Corte di Cassazione e la prescrizione crediti lavoro

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso del lavoratore, confermando la decisione della Corte d’Appello e fornendo importanti chiarimenti sulla decorrenza della prescrizione nel pubblico impiego.

Il principio del “metus” nel pubblico impiego

Il punto centrale della decisione riguarda l’inapplicabilità, nel settore pubblico, del principio che fa decorrere la prescrizione solo dalla fine del rapporto di lavoro. Tale principio, valido nel settore privato, si fonda sulla presunzione che il lavoratore possa essere indotto a non esercitare i propri diritti per timore (“metus”) di ritorsioni da parte del datore di lavoro, come il licenziamento.

Secondo la Cassazione, richiamando una recente pronuncia delle Sezioni Unite (n. 36197/2023), questa presunzione non sussiste nel pubblico impiego. La stabilità del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione offre al dipendente una tutela tale da escludere una condizione di soggezione psicologica. Pertanto, il lavoratore pubblico è in condizione di agire per la tutela dei propri diritti senza temere conseguenze negative sul proprio posto di lavoro.

La decorrenza immediata del termine

Di conseguenza, per i crediti retributivi dei lavoratori pubblici, sia con contratto a tempo indeterminato che determinato, la prescrizione decorre dal giorno in cui ogni singolo credito matura. Attendere la cessazione del rapporto per agire in giudizio espone al rischio concreto di veder prescritti i propri diritti.

Le motivazioni

La Corte ha motivato il rigetto del ricorso basandosi sull’orientamento consolidato delle Sezioni Unite. Le argomentazioni del ricorrente, che insisteva sulla formazione di un giudicato sul carattere a tempo indeterminato del rapporto, non sono state ritenute sufficienti a superare il principio cardine della decorrenza della prescrizione in costanza di rapporto nel pubblico impiego. La Corte ha specificato che la stabilità garantita dall’impiego pubblico rende il lavoratore libero di agire per i propri diritti senza il timore di ritorsioni che invece può sussistere nel settore privato. L’aspettativa di un rinnovo contrattuale, in caso di contratti a termine, è stata definita una mera speranza di fatto, giuridicamente irrilevante ai fini della sospensione della prescrizione. La decisione impugnata aveva correttamente identificato il dies a quo per la prescrizione, portando alla logica conseguenza che i crediti richiesti dal lavoratore erano ormai estinti per il decorso del tempo.

Le conclusioni

La sentenza consolida un orientamento giurisprudenziale di grande importanza pratica. I dipendenti del settore pubblico devono essere consapevoli che il termine di cinque anni per richiedere differenze retributive o altri crediti di lavoro inizia a decorrere immediatamente. Non è possibile attendere la fine del rapporto per agire legalmente, pena la perdita definitiva del diritto. Questa pronuncia sottolinea la necessità di una vigilanza costante da parte dei lavoratori pubblici e dei loro rappresentanti per tutelare tempestivamente i propri diritti economici.

Nel pubblico impiego, da quando decorre la prescrizione per i crediti di lavoro?
La prescrizione decorre dal giorno in cui il singolo credito sorge e diventa esigibile, non dalla data di cessazione del rapporto di lavoro.

Perché la prescrizione nel lavoro pubblico inizia durante il rapporto e non alla sua fine?
Perché, secondo la Corte di Cassazione, la stabilità del rapporto di lavoro con la pubblica amministrazione elimina il cosiddetto “metus”, ovvero il timore del lavoratore di subire ritorsioni (come il licenziamento) se agisce per far valere i propri diritti.

Se un tribunale riconosce il mio diritto all’assunzione, la prescrizione per le differenze retributive si interrompe?
No. Il riconoscimento del diritto all’assunzione o alla stabilizzazione non impedisce alla prescrizione di decorrere per i crediti retributivi sorti in precedenza. I diritti economici devono essere fatti valere entro il termine di cinque anni dal momento in cui sono maturati.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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