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Prescrizione crediti lavoro: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione ha esaminato un caso relativo alla prescrizione dei crediti di lavoro di alcuni dipendenti di un consorzio. La Corte ha dichiarato inammissibili sia il ricorso principale dell’azienda che quello incidentale dei lavoratori. È stato ribadito che la valutazione dell’idoneità di un atto a interrompere la prescrizione è compito del giudice di merito. Inoltre, è stato confermato il principio, consolidato dopo la Legge Fornero, secondo cui la prescrizione crediti lavoro decorre dalla cessazione del rapporto, a causa della diminuita stabilità del posto di lavoro.

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Prescrizione Crediti Lavoro: la Cassazione conferma l’impatto della Legge Fornero

La tematica della prescrizione crediti lavoro è di fondamentale importanza per lavoratori e datori di lavoro. Stabilire quando un diritto retributivo non può più essere fatto valere è cruciale. Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata su questo argomento, chiarendo due aspetti chiave: i requisiti per un valido atto di interruzione della prescrizione e l’impatto delle riforme del mercato del lavoro, in particolare della Legge Fornero, sulla decorrenza dei termini.

I Fatti del Caso

Tre lavoratori si erano opposti a un decreto ingiuntivo, chiedendo il pagamento di differenze retributive a un consorzio datore di lavoro. Il Tribunale di primo grado aveva accolto solo parzialmente le loro richieste, ritenendo prescritti i crediti maturati prima di una certa data (18 luglio 2012).
La Corte d’Appello, in parziale riforma, aveva riconosciuto l’effetto interruttivo di alcune lettere inviate dai lavoratori, ma solo per una specifica voce retributiva (l’indennità di contingenza). Inoltre, aveva confermato che, a seguito della Legge Fornero, la prescrizione dei crediti doveva ritenersi sospesa in costanza di rapporto di lavoro.
Sia il consorzio (con ricorso principale) sia i lavoratori (con ricorso incidentale) hanno impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato inammissibili entrambi i ricorsi.
Il ricorso del datore di lavoro è stato respinto perché, da un lato, chiedeva alla Corte una nuova valutazione delle prove documentali (le lettere dei lavoratori), attività preclusa nel giudizio di legittimità. Dall’altro, la sua tesi sulla mancata incidenza della Legge Fornero sulla prescrizione si scontrava con un orientamento ormai consolidato della stessa Cassazione.
Anche il ricorso dei lavoratori è stato giudicato inammissibile, in quanto mirava a ottenere un riesame nel merito delle stesse lettere per estenderne l’effetto interruttivo, operazione non consentita in sede di legittimità.

Le motivazioni sulla prescrizione crediti lavoro e l’interpretazione degli atti

La Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: l’interpretazione di un atto, come una lettera di richiesta di pagamento, al fine di valutarne l’efficacia interruttiva della prescrizione, costituisce un’indagine di fatto. Questa indagine è riservata al giudice di merito (Tribunale e Corte d’Appello).
Nel giudizio di legittimità, la Corte non può sostituire la propria interpretazione a quella del giudice precedente, a meno che non siano stati violati i canoni legali di interpretazione (art. 1362 e ss. c.c.) e la parte ricorrente non specifichi esattamente come e perché tale violazione sia avvenuta. Limitarsi a proporre una lettura alternativa dei documenti, come fatto dal consorzio, rende il motivo di ricorso inammissibile.

Le motivazioni sulla decorrenza della prescrizione dopo la Legge Fornero

Il punto più rilevante della decisione riguarda l’impatto della Legge n. 92/2012 sulla prescrizione crediti lavoro. La Corte ha confermato il proprio orientamento, espresso in particolare a partire dalla sentenza n. 26246/2022.
Secondo tale giurisprudenza, le riforme del lavoro (Legge Fornero del 2012 e Jobs Act del 2015) hanno indebolito il regime di stabilità del posto di lavoro. Il lavoratore, non più protetto dalla reintegrazione come sanzione principale per il licenziamento illegittimo, si trova in una condizione di ‘metus’ (timore) nei confronti del datore di lavoro, che potrebbe indurlo a non far valere i propri diritti per paura di ritorsioni.
Per questa ragione, il termine di prescrizione dei crediti di lavoro non decorre più in costanza di rapporto, ma solo dalla sua cessazione. Questo principio si applica a tutti i rapporti di lavoro non più assistiti da un regime di stabilità ‘reale’ e per tutti i diritti non ancora prescritti alla data di entrata in vigore della Legge Fornero (18 luglio 2012).

Conclusioni

L’ordinanza in esame consolida due importanti principi in materia di prescrizione crediti lavoro. In primo luogo, l’efficacia di un atto interruttivo è una questione di fatto la cui valutazione è demandata ai giudici di merito e non può essere messa in discussione in Cassazione con una semplice interpretazione alternativa. In secondo luogo, viene riaffermato con forza che, per i rapporti di lavoro soggetti alla disciplina post-Fornero, la mancanza di una robusta tutela contro i licenziamenti illegittimi giustifica la decorrenza della prescrizione solo dal momento della cessazione del rapporto, a maggiore tutela del lavoratore.

Qualsiasi lettera inviata dal lavoratore interrompe la prescrizione dei crediti di lavoro?
No. Per interrompere la prescrizione, un atto deve contenere la chiara indicazione del soggetto obbligato, l’esplicitazione di una pretesa e un’intimazione o richiesta scritta di adempimento, idonea a manifestare l’inequivocabile volontà del creditore di far valere il proprio diritto. La valutazione di questa idoneità spetta al giudice di merito e non è sindacabile in Cassazione se non per violazione dei canoni interpretativi.

La Legge Fornero ha modificato la decorrenza della prescrizione dei crediti di lavoro?
Sì. Secondo la giurisprudenza consolidata della Corte di Cassazione, le riforme introdotte dalla Legge n. 92/2012 hanno indebolito la stabilità del posto di lavoro. Di conseguenza, per i rapporti non più assistiti da un regime di stabilità reale, il termine di prescrizione dei crediti retributivi decorre dalla data di cessazione del rapporto di lavoro e non durante il suo svolgimento.

È possibile chiedere alla Corte di Cassazione di riesaminare le prove documentali, come le lettere di intimazione?
No. La Corte di Cassazione è un giudice di legittimità, il che significa che il suo compito è verificare la corretta applicazione delle norme di diritto, non riesaminare i fatti o le prove del caso. Proporre una semplice lettura alternativa delle prove documentali rispetto a quella fornita dal giudice di merito rende il ricorso inammissibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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