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Prescrizione crediti INPS: stop alla sospensione

Un contribuente ha contestato un avviso di fermo amministrativo per contributi previdenziali non pagati, sostenendo che il credito fosse prescritto. La Corte d’Appello aveva respinto la sua richiesta, applicando una sospensione della prescrizione legata a una definizione agevolata. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, chiarendo che la sospensione della prescrizione crediti INPS non è applicabile se tali crediti sono esclusi dalla definizione agevolata stessa, accogliendo così il ricorso del contribuente.

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Pubblicato il 7 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Crediti INPS non si Sospende: L’Ordinanza della Cassazione

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un chiarimento fondamentale in materia di prescrizione crediti INPS. Il caso riguardava la possibilità di sospendere i termini di prescrizione per i contributi previdenziali in virtù di una normativa sulla definizione agevolata dei debiti. La Suprema Corte ha stabilito un principio cruciale: se i crediti previdenziali sono esclusi dalla sanatoria, non si può applicare nemmeno la relativa sospensione della prescrizione. Analizziamo insieme i dettagli di questa importante decisione.

I Fatti di Causa

La vicenda trae origine dall’opposizione di un contribuente contro un preavviso di fermo amministrativo notificato da un Agente della Riscossione. Il fermo era basato su una cartella esattoriale emessa dall’Ente Previdenziale per il mancato pagamento di contributi e somme aggiuntive. Il contribuente sosteneva che il credito fosse ormai estinto per prescrizione, essendo trascorso il tempo utile per la riscossione dopo la notifica della cartella.

La Corte d’Appello, in riforma della sentenza di primo grado, aveva rigettato l’opposizione. Secondo i giudici di merito, il credito non era prescritto perché il termine era stato sospeso in applicazione dell’art. 1, comma 623, della Legge n. 147/2013, che prevedeva appunto una sospensione dei termini in relazione a una procedura di definizione agevolata. Contro questa decisione, il contribuente ha proposto ricorso in Cassazione.

La Questione della Sospensione della Prescrizione Crediti INPS

Il nucleo del ricorso si concentrava su un unico, decisivo motivo: la violazione e l’errata applicazione della Legge n. 147/2013. Il ricorrente ha argomentato che la Corte d’Appello aveva commesso un errore nel ritenere applicabile la sospensione della prescrizione. La tesi difensiva era semplice e lineare: la definizione agevolata introdotta da quella normativa non riguardava i crediti previdenziali. Di conseguenza, se il beneficio principale (la sanatoria) non era applicabile, non poteva esserlo nemmeno la misura accessoria, ovvero la sospensione dei termini di prescrizione.

Questo argomento metteva in discussione l’automatismo con cui la Corte territoriale aveva esteso una norma, nata in un contesto fiscale, all’ambito dei crediti contributivi, senza verificare la compatibilità e l’effettiva inclusione di questi ultimi nel perimetro della legge.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha ritenuto il motivo fondato, accogliendo il ricorso del contribuente. I giudici hanno chiarito che, sebbene il comma 623 della legge in questione menzioni una sospensione dei termini di prescrizione per tutti i ruoli affidati alla riscossione fino a una certa data, tale sospensione è funzionalmente collegata alla procedura di definizione agevolata descritta nel precedente comma 618.

Il punto centrale, sottolineato dalla Corte, è che occorre sempre verificare se la tipologia di credito in esame rientri nell’ambito di applicazione della sanatoria. Nel caso specifico, la definizione agevolata prevista dalla Legge n. 147/2013 non si applicava ai crediti previdenziali. Pertanto, è logicamente e giuridicamente scorretto applicare la sospensione della prescrizione a crediti che, fin dall’inizio, erano esclusi dalla possibilità di essere definiti in via agevolata. La Corte ha richiamato anche un suo precedente (Cass. 1893/2020) per rafforzare questo principio interpretativo.

Le Conclusioni

La Suprema Corte ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello per una nuova valutazione, che dovrà attenersi al principio di diritto enunciato. La decisione ha importanti implicazioni pratiche: non si può estendere in modo automatico una norma sulla sospensione della prescrizione a categorie di crediti che sono esplicitamente escluse dalla misura principale a cui la sospensione è collegata. Questo principio tutela il contribuente da un’ingiustificata estensione dei tempi a disposizione dell’ente per la riscossione, garantendo certezza del diritto e il corretto decorso dei termini di prescrizione. In sintesi, per i crediti previdenziali esclusi da una sanatoria, il tempo continua a scorrere senza interruzioni.

La sospensione della prescrizione prevista da una legge di ‘definizione agevolata’ si applica sempre ai crediti dell’Ente Previdenziale?
No. Secondo l’ordinanza, è necessario verificare se i crediti previdenziali rientrano specificamente nell’ambito di applicazione della definizione agevolata. Se sono esclusi, come nel caso esaminato, anche la relativa sospensione della prescrizione non opera.

Qual era il motivo principale del ricorso in Cassazione?
Il ricorrente ha sostenuto che la Corte d’Appello aveva errato nell’applicare la sospensione della prescrizione, poiché la normativa sulla definizione agevolata (L. n. 147/2013) non era applicabile ai crediti dell’Ente Previdenziale.

Qual è stata la decisione finale della Corte di Cassazione?
La Corte ha accolto il ricorso, ha cassato la sentenza della Corte d’Appello e ha rinviato la causa a quest’ultima per una nuova decisione, affermando che il motivo del ricorso era fondato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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