LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prescrizione crediti INPS: 5 o 10 anni?

Una società si opponeva a un’iscrizione ipotecaria per crediti previdenziali, sostenendone l’avvenuta prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione, pur rigettando il ricorso dell’Agente di riscossione per motivi specifici, ha ribadito un principio fondamentale sulla prescrizione crediti INPS: se la cartella di pagamento non viene impugnata nei termini, il diritto alla riscossione si prescrive nel termine ordinario di dieci anni e non più in quello breve di cinque.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Crediti INPS: Quando Diventa Decennale? La Cassazione Spiega

La questione della prescrizione crediti INPS è un tema di grande rilevanza per imprese e cittadini. Il dubbio principale riguarda la durata del termine: cinque o dieci anni? Con la recente ordinanza n. 7584/2024, la Corte di Cassazione è tornata sull’argomento, offrendo chiarimenti cruciali e ribadendo un principio ormai consolidato, derivante da una precedente pronuncia delle Sezioni Unite.

Il Caso: Dalla Notifica di Ipoteca all’Appello in Cassazione

La vicenda trae origine dalla comunicazione di iscrizione ipotecaria notificata da un Agente della riscossione a una società. L’ipoteca era stata iscritta a garanzia di numerose cartelle di pagamento relative a contributi previdenziali non versati all’INPS, risalenti agli anni ’90 e 2000.

La società si è opposta, eccependo l’illegittimità della comunicazione a causa della mancata notifica delle cartelle di pagamento sottostanti e, soprattutto, dell’avvenuta estinzione dei crediti per prescrizione quinquennale. La Corte d’Appello ha dato ragione alla società, dichiarando prescritti i crediti.

Contro questa decisione, l’Agente della riscossione ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che, una volta notificata la cartella e in assenza di opposizione, il termine di prescrizione si converta da quinquennale a decennale.

La Questione Giuridica sulla Prescrizione dei Crediti INPS

Il cuore del dibattito legale ruota attorno all’articolo 2953 del Codice Civile. Questa norma stabilisce che i diritti per i quali la legge prevede una prescrizione più breve di dieci anni, se accertati con sentenza passata in giudicato, si prescrivono con il decorso di dieci anni. La domanda è: una cartella di pagamento non opposta può essere equiparata a una sentenza passata in giudicato?

L’Agente della riscossione ha sostenuto di sì, basandosi sull’orientamento delle Sezioni Unite della Cassazione (sentenza n. 23397/2016). Secondo questa interpretazione, la definitività della cartella non opposta trasforma il termine di prescrizione dei crediti INPS da breve (5 anni) a ordinario (10 anni).

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte, pur rigettando il ricorso dell’Agente per motivi procedurali specifici, ha colto l’occasione per riaffermare con forza il principio di diritto che governa la materia.

Il Principio delle Sezioni Unite

I giudici hanno richiamato la fondamentale sentenza delle Sezioni Unite del 2016, la quale ha stabilito che la scadenza del termine per opporsi a una cartella di pagamento produce un effetto sostanziale. Rende inoppugnabile il credito, ma non lo trasforma in un ‘giudicato’ in senso stretto. Tuttavia, a questa cartella definitiva si applica il termine di prescrizione decennale previsto dall’art. 2953 c.c. per l’azione esecutiva (actio iudicati).

La Trasformazione del Termine Prescrizionale

La Corte ha chiarito che esiste una distinzione netta tra due fasi:
1. La pretesa contributiva originaria: Finché non viene formalizzata in una cartella, il diritto dell’INPS di richiedere i contributi si prescrive in cinque anni (secondo la L. 335/1995).
2. L’azione esecutiva: Una volta che la pretesa è contenuta in una cartella di pagamento, notificata e non opposta nei termini di legge, il titolo diventa definitivo. Da quel momento, l’azione per riscuotere coattivamente quel credito si prescrive in dieci anni.

In pratica, la mancata opposizione alla cartella ‘cristallizza’ il debito e converte il termine di prescrizione applicabile per l’azione di riscossione.

Le Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione conferma un punto cruciale per i contribuenti: l’inerzia di fronte a una cartella di pagamento può avere conseguenze molto gravi, estendendo notevolmente i tempi entro cui l’Agente della riscossione può agire. Sebbene nel caso specifico il ricorso sia stato respinto, il principio sulla prescrizione crediti INPS ne esce rafforzato. Per cittadini e imprese, la lezione è chiara: è fondamentale esaminare attentamente ogni cartella di pagamento ricevuta e, se si ritiene che la pretesa sia infondata o prescritta, agire tempestivamente con un’opposizione legale. In caso contrario, il debito si consolida e il termine per la sua riscossione si raddoppia, passando da cinque a dieci anni.

Qual è il termine di prescrizione standard per i crediti contributivi INPS?
Il termine di prescrizione ordinario per la pretesa contributiva dell’INPS, prima che sia formalizzata in un atto esecutivo, è di cinque anni, come stabilito dalla L. n. 335/1995.

In quali circostanze la prescrizione dei crediti INPS passa da cinque a dieci anni?
La prescrizione si trasforma da quinquennale a decennale quando il credito è contenuto in una cartella di pagamento che è stata regolarmente notificata al debitore e quest’ultimo non l’ha impugnata nei termini di legge. La mancata opposizione rende il titolo definitivo e l’azione per riscuoterlo si prescrive in dieci anni.

Cosa succede se un contribuente non si oppone a una cartella di pagamento per crediti INPS?
Se una cartella di pagamento non viene opposta, il credito in essa contenuto diventa definitivo e inoppugnabile. Di conseguenza, l’Agente della riscossione avrà dieci anni, e non più cinque, per avviare azioni esecutive (come pignoramenti o ipoteche) per recuperare la somma dovuta.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati