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Prescrizione contributi: no alla rinuncia tacita

Una società si opponeva a diverse intimazioni di pagamento per contributi previdenziali, sostenendo l’avvenuta prescrizione. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11690/2025, ha stabilito un principio cruciale in materia di prescrizione contributi previdenziali. Sebbene una richiesta di rateizzazione interrompa la prescrizione per i crediti non ancora scaduti, non può essere considerata una rinuncia alla prescrizione per i debiti già estinti per decorso del tempo. In materia previdenziale, infatti, la prescrizione non è nella disponibilità delle parti e il suo maturare estingue il diritto di credito, effetto che non può essere annullato da un successivo riconoscimento del debito.

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Pubblicato il 22 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione contributi previdenziali: la rateizzazione non resuscita il debito

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione affronta un tema di grande rilevanza per aziende e professionisti: il rapporto tra la richiesta di rateizzazione di un debito e la prescrizione contributi previdenziali. La Suprema Corte ha chiarito che, sebbene la domanda di pagamento a rate interrompa il decorso della prescrizione, non può avere l’effetto di ‘sanare’ o far rivivere un debito per il quale la prescrizione si sia già compiuta. Questo principio si basa sulla natura particolare della prescrizione in ambito previdenziale, considerata non rinunciabile dalle parti.

I fatti del caso

Una società in liquidazione aveva impugnato diverse intimazioni di pagamento relative a crediti contributivi, sostenendo che le cartelle di pagamento originarie fossero ormai prescritte. La società aveva, in un momento successivo, presentato delle istanze per rateizzare il debito complessivo. Nei primi gradi di giudizio, i giudici avevano interpretato tali istanze non solo come un atto interruttivo della prescrizione per i debiti ancora ‘vivi’, ma anche come una rinuncia a far valere la prescrizione già maturata per altri.

Il problema della prescrizione contributi previdenziali in appello

La Corte d’Appello aveva ritenuto che la richiesta di rateizzazione avesse un duplice effetto: interrompere la prescrizione per i crediti non ancora estinti e, allo stesso tempo, costituire una rinuncia implicita a eccepire la prescrizione per quelli già maturati. Di conseguenza, aveva parzialmente accolto le ragioni della società solo per una minima parte dei crediti, confermando per il resto la validità delle pretese dell’Agente della Riscossione e dell’Ente Previdenziale.

Le motivazioni della Cassazione: la differenza tra interruzione e rinuncia

La Corte di Cassazione ha ribaltato questa interpretazione, accogliendo i motivi di ricorso della società su questo punto cruciale. I giudici hanno tracciato una netta distinzione tra l’interruzione della prescrizione e la rinuncia a una prescrizione già compiuta. Mentre un’istanza di rateizzazione è un chiaro riconoscimento del debito e, come tale, interrompe il termine di prescrizione che sta ancora correndo (ai sensi dell’art. 2944 c.c.), essa non può avere alcun effetto su un termine già spirato.

Il cuore della decisione risiede nella natura della prescrizione contributi previdenziali. A differenza del diritto civile, dove il debitore può rinunciare a una prescrizione già maturata, in materia previdenziale vige il principio di indisponibilità. La prescrizione, in questo ambito, non è una semplice difesa processuale a disposizione del debitore, ma un istituto che persegue finalità di interesse pubblico, come la certezza dei rapporti giuridici. Una volta che il termine è decorso, il diritto di credito dell’ente si estingue, e tale effetto è definitivo e non può essere annullato da un successivo comportamento del debitore, come una richiesta di rateizzazione. Pertanto, la Corte d’Appello ha errato nel non rilevare d’ufficio che per alcuni crediti la prescrizione era già maturata, a prescindere dall’istanza di pagamento a rate.

Le conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

Questa ordinanza offre un importantissimo chiarimento per tutti i contribuenti. Le aziende che si trovano a gestire debiti previdenziali devono essere consapevoli che:
1. Richiedere la rateizzazione interrompe la prescrizione solo per i debiti non ancora prescritti.
2. Un debito previdenziale già prescritto è estinto e non può essere ‘resuscitato’ da una successiva richiesta di pagamento a rate.
3. La prescrizione contributi previdenziali è un istituto che il giudice può e deve rilevare d’ufficio, data la sua indisponibilità per le parti.
La Corte ha quindi cassato la sentenza e rinviato la causa alla Corte d’Appello, che dovrà riesaminare il caso applicando questo fondamentale principio di diritto.

Una richiesta di rateizzazione interrompe sempre la prescrizione dei contributi previdenziali?
Sì, una richiesta di rateizzazione vale come riconoscimento del debito e, di conseguenza, interrompe il decorso della prescrizione per tutti i crediti per i quali il termine non è ancora scaduto.

Se un debito per contributi è già prescritto, una successiva richiesta di rateizzazione lo fa ‘rivivere’?
No. La Corte di Cassazione ha stabilito che, in materia previdenziale, la prescrizione estingue il diritto di credito. Pertanto, una richiesta di rateizzazione presentata dopo la maturazione della prescrizione non ha alcun effetto e non può far ‘rivivere’ un debito già estinto.

Il giudice può dichiarare d’ufficio la prescrizione dei contributi previdenziali anche se l’eccezione è sollevata tardi?
Sì. Secondo la sentenza, la prescrizione in materia previdenziale è una questione di diritto e non è nella disponibilità delle parti. Per questo motivo, il giudice territoriale avrebbe dovuto rilevarla d’ufficio, anche se l’eccezione specifica era stata proposta per la prima volta in appello.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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