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Prescrizione compenso avvocato: quando inizia a decorrere

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 2618/2024, ha stabilito un principio chiave sulla prescrizione del compenso dell’avvocato. In un caso riguardante il recupero di onorari per una procedura esecutiva, la Corte ha chiarito che il termine di prescrizione presuntiva di tre anni decorre dalla conclusione dell’incarico, che coincide con il deposito del provvedimento di assegnazione del credito, e non da successive attività di sollecito. Questa decisione annulla la sentenza di merito che aveva posticipato l’inizio della decorrenza, riaffermando l’esigenza di certezza nei rapporti legali.

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Pubblicato il 27 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Compenso Avvocato: La Cassazione fissa il ‘Dies a Quo’

La questione della prescrizione del compenso dell’avvocato è un tema cruciale che tocca sia i professionisti legali sia i loro clienti. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento fondamentale, specificando il momento esatto da cui inizia a decorrere il termine triennale per richiedere il pagamento degli onorari, soprattutto nel contesto delle procedure esecutive. Vediamo nel dettaglio il caso e il principio di diritto affermato.

I Fatti di Causa

Una cliente si opponeva alla richiesta di pagamento del suo ex avvocato per l’assistenza legale fornita in una procedura esecutiva di pignoramento presso terzi. La cliente sosteneva che il diritto di credito del legale fosse estinto per prescrizione.

Il Tribunale, in secondo grado, aveva dato ragione all’avvocato, stabilendo che il termine di prescrizione triennale non decorresse dalla fine della procedura esecutiva (conclusa con un’ordinanza di assegnazione nel luglio 2011), ma da un momento successivo. In particolare, il giudice di merito aveva individuato il dies a quo in una data di dicembre 2012, in cui l’avvocato aveva inviato una mail per sollecitare il pagamento delle somme recuperate. Di conseguenza, la richiesta di pagamento, notificata nel giugno 2015, era stata considerata tempestiva.

La cliente, non condividendo questa interpretazione, ha presentato ricorso in Cassazione.

Il Ricorso in Cassazione e la Prescrizione del Compenso dell’Avvocato

La ricorrente ha basato il suo appello su due motivi principali, entrambi incentrati sull’errata applicazione delle norme sulla prescrizione.

Primo Motivo: Violazione dell’art. 2957 c.c.

La difesa della cliente ha sostenuto che il Tribunale avesse sbagliato nell’individuare il dies a quo della prescrizione. Secondo la legge, il termine per la prescrizione del compenso dell’avvocato decorre dalla conclusione dell’incarico. In una procedura esecutiva, tale momento coincide con l’emissione del provvedimento finale, ovvero l’ordinanza di assegnazione del credito. Facendo decorrere il termine da quella data (luglio 2011), l’azione del legale, avviata quasi quattro anni dopo, sarebbe risultata prescritta.

Secondo Motivo: Omesso esame di un fatto decisivo

In subordine, la ricorrente ha evidenziato come il giudice avesse travisato il contenuto della mail del dicembre 2012. Tale comunicazione non rappresentava un’ulteriore attività professionale svolta nell’interesse della cliente, ma una semplice richiesta di pagamento a proprio favore di una piccola somma, e non poteva quindi spostare in avanti l’inizio del termine di prescrizione.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha accolto il primo motivo di ricorso, ritenendolo fondato e assorbente rispetto al secondo. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato in materia di prescrizione del compenso dell’avvocato.

L’articolo 2957, comma 2, del codice civile stabilisce che il termine di prescrizione per le competenze degli avvocati decorre dalla decisione della lite, dalla conciliazione o dalla revoca del mandato. Questo momento è identificato nell'”esaurimento dell’affare” per cui è stato conferito l’incarico.

Nel caso specifico di una procedura di espropriazione presso terzi, l’affare si conclude con il deposito dell’ordinanza di assegnazione. Questo atto rappresenta il provvedimento decisorio definitivo che esaurisce la prestazione professionale richiesta al legale.

La Corte ha specificato che eventuali iniziative successive intraprese dall’avvocato, anche se connesse alla decisione finale (come un sollecito di pagamento inviato via mail), costituiscono una nuova e distinta attività. Come tali, sono soggette a un autonomo termine di prescrizione e non possono posticipare il dies a quo relativo all’incarico principale già concluso.

La ratio della normativa sulla prescrizione presuntiva, sottolinea la Corte, risiede nell’esigenza di certezza dei rapporti giuridici. La legge presume che, trascorso un certo periodo, il corrispettivo sia stato pagato. Di conseguenza, il termine triennale decorre automaticamente dalla conclusione della prestazione, momento in cui si presume l’immediata esigibilità del compenso.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa al Tribunale di Bergamo, in diversa composizione, affinché decida nuovamente la controversia applicando il corretto principio di diritto. La decisione riafferma con forza che, per la prescrizione del compenso dell’avvocato in una procedura esecutiva, il termine di tre anni inizia a decorrere dalla data di pubblicazione dell’ordinanza di assegnazione. Le attività successive, non rientrando nell’incarico originario, non hanno l’effetto di spostare tale termine. Questo principio garantisce certezza e chiarezza, tutelando sia il professionista, che sa quando il suo diritto diventa esigibile, sia il cliente, che sa quando può considerare estinta l’obbligazione.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione triennale per il compenso di un avvocato in una procedura esecutiva?
Secondo la Corte di Cassazione, il termine di prescrizione decorre dal momento in cui l’incarico professionale si esaurisce, che in una procedura di espropriazione presso terzi coincide con il deposito dell’ordinanza di assegnazione del credito.

Le attività successive alla conclusione della procedura, come un sollecito di pagamento, possono spostare l’inizio della prescrizione?
No. Le iniziative intraprese dall’avvocato dopo la conclusione dell’incarico, anche se ad esso connesse, sono considerate nuove prestazioni e non possono posticipare il termine di prescrizione relativo all’incarico principale già esaurito.

Qual è la finalità della norma sulla prescrizione presuntiva dei crediti professionali?
La finalità (ratio) è garantire la certezza nei rapporti patrimoniali di origine negoziale. La legge presume che, decorso un determinato periodo, il debito sia stato pagato, e fa decorrere automaticamente il termine di prescrizione dalla conclusione della prestazione, momento dal quale il credito si presume esigibile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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