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Prescrizione cassa integrazione: quando decorre?

La Corte d’Appello di Genova ha stabilito che la prescrizione cassa integrazione, se il rapporto di lavoro è contestato, decorre non dall’accertamento ispettivo, ma dalla sentenza definitiva che riconosce tale rapporto. Un gruppo di lavoratori, il cui status di dipendenti di una cooperativa era stato negato, ha potuto così legittimamente richiedere l’indennità previdenziale anche a distanza di molti anni, poiché il loro diritto è sorto solo con la pronuncia giudiziale passata in giudicato.

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Pubblicato il 27 novembre 2024 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Cassa Integrazione: Quando Inizia a Decorrere se il Lavoro è Contesato?

La questione della prescrizione cassa integrazione è un tema cruciale nel diritto del lavoro, specialmente in situazioni complesse dove lo stesso rapporto di lavoro è oggetto di contestazione. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Genova ha fornito un chiarimento fondamentale, stabilendo che il termine per richiedere l’indennità non decorre finché il rapporto di lavoro non viene accertato con una sentenza definitiva. Analizziamo questo importante caso.

I Fatti di Causa

Un gruppo di lavoratori si è trovato in una situazione giuridica complessa. Sebbene formalmente dipendenti di un’azienda, un accertamento ispettivo del 1995 aveva stabilito che, di fatto, erano impiegati presso una Cooperativa. Quest’ultima, tuttavia, negava l’esistenza di un rapporto di lavoro subordinato.

Successivamente, la Cooperativa è stata posta in liquidazione coatta amministrativa. I lavoratori, per vedere riconosciuti i propri diritti e insinuarsi nel passivo della procedura, hanno dovuto intraprendere un lungo percorso giudiziario per ottenere il riconoscimento formale del loro rapporto di lavoro. Questo riconoscimento è divenuto definitivo solo nel 2013, con una sentenza della Corte d’Appello.

Solo a seguito di questa pronuncia, nel 2021, i lavoratori hanno richiesto all’ente previdenziale il pagamento della Cassa Integrazione Guadagni (CIGS) per un periodo risalente agli anni ’90. L’ente si è opposto, sostenendo che il diritto fosse ormai prescritto, calcolando la decorrenza dal verbale ispettivo del 1995. Il Tribunale di primo grado aveva dato ragione all’ente, ma i lavoratori hanno proposto appello.

La Decisione della Corte d’Appello sulla Prescrizione Cassa Integrazione

La Corte d’Appello di Genova ha ribaltato la decisione di primo grado, accogliendo le ragioni dei lavoratori. Il collegio ha affermato che il ragionamento del Tribunale era errato perché non teneva conto di un principio fondamentale: un diritto non può estinguersi per prescrizione se il titolare non è in condizione di farlo valere.

Finché la Cooperativa contestava l’esistenza stessa del rapporto di lavoro, i lavoratori non avevano la legittimazione per chiedere all’ente previdenziale il pagamento della CIGS. Il semplice verbale ispettivo, per quanto autorevole, non era sufficiente a costituire un diritto certo ed esigibile, specialmente di fronte alla ferma opposizione del datore di lavoro.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha motivato la sua decisione sottolineando la distinzione tra l’accertamento di fatto (il verbale ispettivo) e l’accertamento giudiziale definitivo. Il dies a quo, ovvero il giorno da cui inizia a decorrere il termine di prescrizione decennale, non poteva essere la data del verbale del 1995. I lavoratori, infatti, non avrebbero potuto agire con successo nei confronti dell’ente previdenziale finché un giudice non avesse messo un punto fermo sulla questione, dichiarando l’esistenza del rapporto di lavoro subordinato con la Cooperativa.

Questo punto fermo è arrivato solo con la sentenza del 2013, passata in giudicato. È da quel momento che il diritto alla CIGS è diventato concretamente esigibile. Di conseguenza, la richiesta avanzata nel 2021 è stata considerata tempestiva, in quanto presentata entro il termine decennale decorrente dalla data in cui la sentenza è divenuta definitiva.

La Corte ha inoltre confermato che il termine di prescrizione applicabile è quello decennale, trattandosi di una prestazione di natura previdenziale e non retributiva, destinata a sostenere il lavoratore in un periodo di inattività involontaria.

Le Conclusioni

Questa sentenza rappresenta un’importante tutela per i lavoratori coinvolti in lunghe e complesse controversie sulla natura del proprio rapporto di lavoro. Stabilisce un principio di equità e certezza del diritto: la prescrizione cassa integrazione non può iniziare a decorrere a danno del lavoratore quando il suo status di dipendente è ancora sub iudice. Il diritto a richiedere prestazioni previdenziali sorge e può essere esercitato solo quando il presupposto fondamentale, ovvero il rapporto di lavoro, è stato incontrovertibilmente accertato in sede giudiziale. In questo modo, si evita che il decorso del tempo, spesso dovuto alla durata dei processi, possa vanificare i diritti dei lavoratori.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per il diritto alla cassa integrazione se il rapporto di lavoro è contestato?
La prescrizione decennale inizia a decorrere solo dal momento in cui la sentenza che accerta l’esistenza del rapporto di lavoro diventa definitiva (passa in giudicato), e non da precedenti accertamenti ispettivi.

Perché il verbale ispettivo che accertava il rapporto di lavoro non è stato considerato sufficiente a far decorrere la prescrizione?
Perché, nonostante il verbale, il datore di lavoro continuava a negare il rapporto. Di conseguenza, i lavoratori non erano ancora legalmente legittimati a richiedere la prestazione all’ente previdenziale, condizione che si è verificata solo con la sentenza definitiva.

Qual è il termine di prescrizione per richiedere l’indennità di cassa integrazione?
Il termine di prescrizione è decennale, poiché il credito ha natura previdenziale e non retributiva, essendo finalizzato a garantire mezzi di sostentamento al lavoratore temporaneamente disoccupato.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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