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Prescrizione cartella: stop del Giudice per COVID

Un cittadino ha contestato una cartella di pagamento per sanzioni amministrative, sostenendo l’avvenuta prescrizione del credito. Il Tribunale ha accolto parzialmente la sua opposizione, stabilendo un principio chiave: i debiti il cui termine di prescrizione quinquennale è scaduto prima dell’inizio della sospensione per l’emergenza COVID (8 marzo 2020) sono da considerarsi estinti. Per i debiti la cui prescrizione sarebbe maturata dopo tale data, le normative emergenziali hanno validamente prorogato i termini, rendendo legittima la riscossione. La sentenza chiarisce l’impatto della legislazione pandemica sulla prescrizione cartella.

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Pubblicato il 31 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Cartella e Sospensione COVID: Quando il Debito è Annullato

La legislazione emergenziale legata alla pandemia di Covid-19 ha introdotto numerose sospensioni e proroghe dei termini legali, generando incertezza in molti settori, inclusa la riscossione dei crediti. Una recente sentenza del Tribunale di Venezia fa luce su un aspetto cruciale: l’impatto di tali sospensioni sulla prescrizione cartella per sanzioni amministrative. Il caso analizzato riguarda un cittadino che si è opposto al pagamento di quasi 50.000 euro, sostenendo che il diritto di credito fosse ormai estinto per il decorso del tempo. La decisione del giudice offre un’importante distinzione tra i debiti già prescritti prima dell’emergenza e quelli la cui scadenza è stata effettivamente prorogata.

I Fatti: L’Opposizione alla Cartella Esattoriale

Un cittadino si è visto notificare una cartella di pagamento per un importo di 47.539,58 euro, relativo a diverse sanzioni amministrative comminate da un ente territoriale. L’interessato ha immediatamente proposto opposizione, eccependo l’intervenuta prescrizione quinquennale del credito, prevista dalla Legge 689/1981. Secondo la sua difesa, le ordinanze-ingiunzione originarie risalivano al 2015 e, da quella data, non erano stati notificati altri atti idonei a interrompere il decorso della prescrizione. La notifica della cartella, avvenuta nel 2022, sarebbe quindi tardiva.

L’ente creditore e l’Agente della Riscossione si sono difesi sostenendo, tra le altre cose, che le normative emergenziali per il Covid-19 avessero sospeso e prorogato i termini di prescrizione, rendendo l’azione di riscossione pienamente legittima.

La Questione della Legittimazione Passiva

Prima di entrare nel merito della prescrizione, il Tribunale ha affrontato un’eccezione preliminare sollevata dall’ente creditore, il quale sosteneva di non essere il soggetto corretto da citare in giudizio (difetto di legittimazione passiva). Secondo l’ente, l’azione doveva essere diretta esclusivamente contro l’Agente della Riscossione.

Il giudice ha respinto questa tesi, richiamando l’orientamento consolidato della Corte di Cassazione. Sebbene la legge attribuisca all’Agente della Riscossione la legittimazione all’esercizio delle azioni di recupero, l’ente creditore rimane il titolare del credito e ha un interesse diretto nell’esito del giudizio. Pertanto, il debitore può legittimamente convenire in giudizio sia l’uno che l’altro, o anche solo l’ente creditore, compiendo una scelta che, come nel caso di specie, può risultare vantaggiosa per l’economia processuale.

Impatto della Pandemia sulla Prescrizione Cartella

Il cuore della controversia riguardava il calcolo del termine di prescrizione quinquennale alla luce delle sospensioni introdotte dalla normativa Covid. L’Agente della Riscossione sosteneva che il periodo compreso tra l’8 marzo 2020 e il 31 agosto 2021 (pari a 542 giorni) dovesse essere neutralizzato ai fini del calcolo, con una conseguente proroga dei termini.

Il Tribunale ha accolto solo parzialmente questa ricostruzione, operando una distinzione fondamentale basata sulla data di maturazione della prescrizione.

Debiti Prescritti Prima della Pandemia

Per alcune delle ordinanze-ingiunzione, notificate nei primi mesi del 2015, il termine di cinque anni era già scaduto prima dell’8 marzo 2020, data di inizio del periodo di sospensione. Ad esempio, per una notifica del 14 febbraio 2015, la prescrizione si era compiuta il 14 febbraio 2020. In questi casi, il giudice ha stabilito che la normativa emergenziale non poteva avere alcun effetto retroattivo su un diritto già estinto. Di conseguenza, per questi crediti, l’opposizione è stata accolta e il diritto di procedere all’esecuzione forzata è stato dichiarato insussistente.

Debiti Salvati dalla Sospensione dei Termini

Per altre ordinanze, invece, il termine di prescrizione sarebbe scaduto dopo l’8 marzo 2020. Per esempio, per una notifica del 12 marzo 2015, la scadenza sarebbe caduta il 12 marzo 2020. Per questi crediti, il Tribunale ha ritenuto che la normativa emergenziale fosse pienamente applicabile. Il combinato disposto delle varie leggi emanate durante la pandemia ha effettivamente prorogato i termini di prescrizione e decadenza fino al 31 dicembre 2022. Poiché la cartella di pagamento era stata notificata prima di questa data, la prescrizione era stata validamente interrotta e il credito rimaneva esigibile.

Le Motivazioni

La sentenza si fonda su un’interpretazione rigorosa del principio secondo cui le norme sulla sospensione dei termini non possono ‘resuscitare’ un diritto già estinto. La legislazione emergenziale COVID è intervenuta per congelare situazioni giuridiche pendenti, non per modificare retroattivamente quelle già definite. Il Tribunale ha chiarito che la definitività di un atto amministrativo non impugnato (come le ordinanze-ingiunzione) non trasforma il termine di prescrizione breve (quinquennale) in quello ordinario (decennale). Inoltre, l’opposizione non contestava la validità originaria del debito, ma un fatto sopravvenuto – la prescrizione – che è un valido motivo di contestazione dell’esecuzione forzata ai sensi dell’art. 615 c.p.c.

Conclusioni

Questa decisione offre un’importante guida pratica per i contribuenti e i professionisti. Dimostra che, per verificare la prescrizione cartella, non è sufficiente considerare in blocco il periodo di sospensione Covid. È necessario calcolare con precisione la data di scadenza del termine di prescrizione per ogni singolo credito. Se tale data cade prima dell’8 marzo 2020, il debito è da considerarsi estinto e qualsiasi successiva richiesta di pagamento è illegittima. Se, invece, la scadenza cadeva all’interno o dopo il periodo di sospensione, è molto probabile che le proroghe legislative abbiano salvato il credito, rendendo vana l’eccezione di prescrizione.

È possibile contestare una cartella di pagamento per prescrizione anche se gli atti originali (es. ordinanze-ingiunzione) non sono stati impugnati?
Sì. La sentenza chiarisce che l’opposizione non contesta la validità dell’atto originario (divenuto definitivo), ma un fatto successivo, ovvero l’estinzione del diritto per il decorso del tempo. Questa è una contestazione ammissibile ai sensi dell’art. 615 c.p.c.

La sospensione dei termini per l’emergenza COVID ha salvato tutti i crediti dalla prescrizione?
No. La sentenza stabilisce che la sospensione e le proroghe si applicano solo ai crediti il cui termine di prescrizione non era ancora scaduto alla data dell’8 marzo 2020. Se un credito era già prescritto prima di tale data, la normativa emergenziale non può ‘resuscitarlo’.

In una causa di opposizione a una cartella, chi è il soggetto corretto da citare in giudizio: l’ente creditore o l’Agente della Riscossione?
Secondo la sentenza, il debitore può legittimamente citare in giudizio l’ente creditore (titolare del credito). Sebbene anche l’Agente della Riscossione sia un legittimato passivo, citare l’ente creditore non rende la domanda inammissibile e, anzi, può essere una scelta di economia processuale.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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