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Prescrizione borse di studio: decennale, non quinquennale

Una specializzanda in medicina ha citato in giudizio lo Stato per ottenere l’adeguamento triennale della sua borsa di studio. I tribunali di merito avevano respinto la domanda, applicando una prescrizione quinquennale. La Corte di Cassazione ha ribaltato la decisione, stabilendo che la prescrizione borse di studio per crediti non liquidi, come gli adeguamenti che richiedono un atto amministrativo, è decennale. Il diritto sorge da un inadempimento dello Stato agli obblighi comunitari, configurando una responsabilità contrattuale.

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Pubblicato il 2 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione Borse di Studio: la Cassazione sceglie il Termine Decennale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha portato chiarezza su una questione cruciale per molti medici specializzandi: qual è il termine di prescrizione per le borse di studio e i relativi adeguamenti economici? Con la decisione n. 4736/2024, la Suprema Corte ha stabilito che si applica il termine ordinario di dieci anni, e non quello breve di cinque. Questa sentenza rappresenta una vittoria importante per i professionisti in formazione, garantendo loro una tutela più ampia per i propri diritti economici.

I Fatti del Caso: La Richiesta di una Specializzanda

Il caso riguarda una dottoressa che, durante la sua specializzazione in psichiatria, aveva ricevuto una borsa di studio secondo la normativa vigente all’epoca (d.lgs. n. 257 del 1991). La legge prevedeva non solo un importo base, ma anche degli adeguamenti triennali legati agli incrementi retributivi del personale medico del Servizio Sanitario Nazionale.

Tuttavia, questi adeguamenti non le erano mai stati corrisposti. La dottoressa si era quindi rivolta al Tribunale per ottenere il pagamento delle differenze, ma la sua domanda era stata respinta. Sia il Tribunale che, successivamente, la Corte d’Appello avevano ritenuto che il suo diritto fosse caduto in prescrizione, applicando il termine breve di cinque anni previsto per le prestazioni periodiche.

La Controversia sulla Prescrizione Borse di Studio

Il cuore della disputa legale risiedeva nell’interpretazione dell’articolo 2948, n. 4, del codice civile. Questa norma stabilisce una prescrizione di cinque anni per “tutto ciò che deve pagarsi periodicamente ad anno o in termini più brevi”. I giudici di merito avevano considerato gli adeguamenti della borsa di studio come una di queste prestazioni.

La ricorrente, invece, sosteneva che la borsa di studio non fosse una retribuzione per un’attività lavorativa, ma un’erogazione una tantum finalizzata a sostenere la formazione, sebbene pagata in rate. Pertanto, a suo avviso, doveva applicarsi il termine di prescrizione ordinario decennale.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della dottoressa, ma basandosi su un’argomentazione diversa e più raffinata. I giudici hanno chiarito due punti fondamentali.

1. La Mancanza di Liquidità del Credito: Il termine di prescrizione di cinque anni si applica solo alle prestazioni pecuniarie liquide, cioè già determinate nel loro ammontare e messe a disposizione del creditore. Nel caso in esame, gli adeguamenti triennali non erano liquidi. Essi richiedevano un apposito provvedimento della pubblica amministrazione per essere quantificati, provvedimento che non era mai stato emesso. Poiché il credito non era né quantificato né esigibile nella sua interezza, non poteva essere soggetto alla prescrizione breve. Per questi crediti “illiquidi” si applica la prescrizione ordinaria decennale.

2. L’Inadempimento dello Stato agli Obblighi Europei: La Corte ha inoltre inquadrato la vicenda in un contesto più ampio: quello del tardivo e incompleto recepimento delle direttive dell’Unione Europea in materia di remunerazione dei medici specializzandi. Il mancato pagamento degli adeguamenti rappresenta una forma di inadempimento da parte dello Stato a un’obbligazione ex lege (derivante dalla legge). Questo inadempimento genera una responsabilità di natura contrattuale, anche se non esiste un contratto di lavoro vero e proprio. Il diritto al risarcimento del danno che ne deriva è, per costante giurisprudenza, soggetto alla prescrizione decennale.

La Corte ha specificato che l’attività degli specializzandi non è un lavoro subordinato, ma un’attività di formazione, e la borsa serve a sopperire alle esigenze materiali dello studente, non a retribuire una prestazione lavorativa a vantaggio dell’università.

Conclusioni

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza d’appello e ha rinviato la causa alla Corte d’Appello di Genova, che dovrà decidere nuovamente la questione attenendosi al seguente principio di diritto: “Il credito concernente la rideterminazione triennale dell’importo della borsa di studio spettante ai medici specializzandi ex art. 6 della legge n. 257 del 1991 è soggetto a prescrizione decennale e non quinquennale“.

Questa ordinanza ha implicazioni pratiche significative. Rafforza la posizione dei medici specializzandi, concedendo loro un arco temporale molto più lungo (dieci anni) per agire in giudizio e rivendicare gli adeguamenti economici previsti dalla legge ma non corrisposti dalle amministrazioni. La decisione sottolinea il principio secondo cui i diritti non possono essere prescritti se l’ente debitore non ha prima adempiuto al proprio obbligo di quantificare e rendere esigibile la somma dovuta.

Perché la prescrizione per gli adeguamenti delle borse di studio è decennale e non quinquennale?
La prescrizione è decennale perché il credito relativo agli adeguamenti non è considerato “liquido”. La sua quantificazione dipende da un provvedimento specifico della pubblica amministrazione che, nel caso in esame, non era stato emesso. La prescrizione breve di cinque anni si applica solo a crediti periodici già liquidi ed esigibili.

Cosa significa che un credito non è ‘liquido’?
Un credito non è liquido quando il suo esatto ammontare non è determinato o facilmente determinabile. In questo caso, gli adeguamenti triennali dovevano essere calcolati e formalizzati tramite un atto amministrativo; in assenza di tale atto, l’importo esatto non era definito, rendendo il credito “illiquido” e quindi soggetto a prescrizione decennale.

La borsa di studio dello specializzando è considerata una retribuzione da lavoro?
No. La Corte di Cassazione ribadisce che l’attività svolta dai medici specializzandi non è un rapporto di lavoro subordinato o autonomo. La borsa di studio non è un corrispettivo per una prestazione, ma un sostegno economico destinato a consentire al medico di dedicarsi a tempo pieno alla propria formazione teorica e pratica.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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