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Prescrizione bollette idriche: la Cassazione decide

Un utente ha contestato alcune bollette per consumi idrici risalenti agli anni 2015-2017, invocando la prescrizione biennale introdotta dalla Legge n. 205/2017. I giudici di primo e secondo grado hanno dato ragione al consumatore, ritenendo che la nuova norma si applichi a tutte le fatture con scadenza successiva al 1° gennaio 2020, anche se riferite a consumi precedenti. La società fornitrice ha presentato ricorso in Cassazione. La Suprema Corte, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione di particolare importanza e meritevole di un approfondimento, rinviando il caso alla pubblica udienza per definire l’ambito di applicazione della prescrizione bollette idriche.

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Pubblicato il 22 agosto 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Bollette Idriche: la Cassazione Chiamata a Fare Chiarezza sui Consumi Passati

Una recente ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione ha riacceso i riflettori su un tema di grande interesse per i consumatori: la prescrizione bollette idriche. La questione verte sull’applicabilità del nuovo termine di prescrizione biennale, introdotto dalla Legge di Bilancio 2018 (L. 205/2017), anche ai consumi avvenuti prima della sua entrata in vigore. La Suprema Corte ha ritenuto la questione così rilevante da meritare un rinvio alla pubblica udienza per una decisione che avrà valore di principio.

I Fatti di Causa: Bollette Datate e la Contestazione del Consumatore

Il caso ha origine dalla citazione in giudizio di una società fornitrice del servizio idrico da parte di un’utente. La consumatrice si era vista recapitare tre fatture, emesse tra il 2019 e il 2020, relative a consumi idrici degli anni 2015, 2016 e 2017. L’utente ha contestato la pretesa di pagamento, sostenendo che il diritto di credito della società fosse estinto per intervenuta prescrizione biennale, come previsto dalla Legge n. 205 del 2017.

La Decisione dei Giudici di Merito e la Retroattività della Norma

Sia il Giudice di Pace che, in sede di appello, il Tribunale hanno accolto la domanda della consumatrice. Secondo i giudici di merito, la nuova disciplina sulla prescrizione biennale si applica a tutte le fatture la cui scadenza è successiva al 1° gennaio 2020. Questa interpretazione, di fatto, conferisce un’applicazione retroattiva alla norma, estendendone gli effetti a consumi pregressi, purché fatturati dopo tale data. Il Tribunale ha specificato che la legge ha introdotto un regime speciale che deroga alla precedente prescrizione quinquennale, disponendo implicitamente un’applicazione retroattiva del nuovo e più breve termine.

Le Ragioni del Ricorso e la questione della prescrizione bollette idriche

La società fornitrice, posta in liquidazione coatta amministrativa, ha impugnato la decisione del Tribunale dinanzi alla Corte di Cassazione, articolando tre motivi di ricorso. In sintesi, la ricorrente ha sostenuto che:

1. Il Tribunale avrebbe errato nel ritenere che la data di scadenza della fattura potesse determinare l’applicazione retroattiva della prescrizione biennale. Il termine di prescrizione dovrebbe decorrere dal momento in cui il diritto può essere fatto valere, non dalla data della fatturazione.
2. La nuova prescrizione dovrebbe applicarsi solo ai consumi successivi al 1° gennaio 2020.
3. La sentenza d’appello sarebbe carente di motivazione riguardo alla mancata prescrizione dei canoni di depurazione e fognatura, anch’essi inclusi nelle bollette.

Le Motivazioni dell’Ordinanza Interlocutoria

La Corte di Cassazione, con la sua ordinanza, non ha deciso nel merito la controversia. Ha invece riconosciuto che il ricorso solleva questioni di diritto di particolare importanza, con un potenziale impatto su un vasto numero di casi simili. Questi profili, definiti ‘nomofilattici’, richiedono una pronuncia che possa fungere da guida per l’interpretazione uniforme della legge. I punti chiave che la Corte intende chiarire in pubblica udienza sono tre:

1. Applicabilità ai consumi pregressi: Stabilire se il termine di prescrizione ridotto a due anni si applichi anche ai consumi idrici avvenuti negli anni precedenti all’entrata in vigore della legge (come nel caso di specie, per gli anni 2015, 2016 e 2017).
2. Individuazione del ‘dies a quo’: Definire con esattezza il giorno da cui inizia a decorrere il termine di prescrizione in queste circostanze.
3. Coordinamento normativo: Chiarire i rapporti tra la norma sulla prescrizione (comma 10) e quella (comma 4) che affida all’Autorità di settore il compito di definire le tempistiche di fatturazione.

Le Conclusioni

In conclusione, la Suprema Corte ha sospeso il giudizio e rinviato la causa alla pubblica udienza. Questa scelta sottolinea la delicatezza e la rilevanza della questione sulla prescrizione bollette idriche. La futura sentenza fornirà un principio di diritto fondamentale per risolvere le numerose controversie tra utenti e fornitori, chiarendo definitivamente se e come la prescrizione biennale possa essere applicata ai consumi del passato. La decisione è attesa con grande interesse da consumatori e operatori del settore, poiché stabilirà un punto fermo sull’interpretazione di una norma di vasto impatto sociale ed economico.

La nuova prescrizione biennale per le bollette dell’acqua si applica anche ai consumi avvenuti prima dell’entrata in vigore della legge?
L’ordinanza non fornisce una risposta definitiva, ma identifica questa come una delle questioni centrali da risolvere. I giudici di merito hanno risposto affermativamente, ma la Corte di Cassazione ha ritenuto la questione meritevole di un approfondimento in pubblica udienza per stabilire un principio di diritto vincolante.

Da quando inizia a decorrere il termine di prescrizione di due anni per i consumi idrici passati?
Secondo la tesi accolta dal Tribunale, il termine decorre dalla data di scadenza della fattura. Se tale data è successiva al 1° gennaio 2020, si applica la prescrizione biennale. La Corte di Cassazione dovrà confermare o modificare questa interpretazione, definendo con precisione il ‘dies a quo’ (giorno di inizio).

Perché la Corte di Cassazione non ha deciso subito il caso?
La Corte ha rinviato la decisione alla pubblica udienza perché il caso solleva ‘profili nomofilattici’, ovvero questioni di diritto di massima importanza la cui soluzione è necessaria per assicurare un’interpretazione corretta e uniforme della legge su tutto il territorio nazionale. La complessità e le implicazioni della materia richiedono una trattazione più approfondita.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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