LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Prescrizione azione responsabilità: il dies a quo

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8651/2024, ha dichiarato inammissibile il ricorso di un ex sindaco di una società fallita, confermando un principio chiave sulla prescrizione dell’azione di responsabilità. Il ricorrente sosteneva che il termine di prescrizione quinquennale fosse decorso prima della notifica dell’atto di citazione, individuando il ‘dies a quo’ nel momento in cui si erano deteriorati i rapporti con il principale creditore. La Suprema Corte ha ribadito che esiste una presunzione ‘iuris tantum’ secondo cui il termine di prescrizione decorre dalla data della dichiarazione di fallimento, momento in cui l’insufficienza patrimoniale diventa oggettivamente percepibile dalla generalità dei creditori. Spetta al sindaco o all’amministratore fornire la prova contraria, dimostrando con fatti di assoluta evidenza una diversa e anteriore data di percepibilità, prova che nel caso di specie non è stata fornita.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Prescrizione Azione di Responsabilità: Quando Inizia a Correre il Termine?

La determinazione del momento esatto in cui inizia a decorrere la prescrizione dell’azione di responsabilità contro amministratori e sindaci è una questione cruciale nel diritto fallimentare e societario. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale, offrendo importanti chiarimenti sul cosiddetto dies a quo, ovvero il giorno di partenza del termine quinquennale. La decisione sottolinea come, in assenza di prove contrarie, questo momento coincida con la data della dichiarazione di fallimento.

I Fatti di Causa

Il caso esaminato dalla Suprema Corte nasce dall’azione legale intentata dalla curatela di una società di telecomunicazioni fallita nei confronti dei membri dei collegi sindacali che si erano succeduti nel tempo. La curatela chiedeva il risarcimento dei danni derivanti da condotte omissive e commissive che avrebbero contribuito al dissesto della società.

Uno dei sindaci convenuti si è difeso eccependo l’intervenuta prescrizione dell’azione. Secondo la sua tesi, il termine di cinque anni non doveva essere calcolato dalla data della dichiarazione di fallimento, bensì da un momento antecedente in cui la grave crisi finanziaria della società era già diventata manifesta, in particolare a seguito della rottura dei rapporti con il principale creditore.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello hanno respinto questa eccezione, ritenendo che il termine di prescrizione decorresse dalla sentenza dichiarativa di fallimento. Il sindaco ha quindi proposto ricorso per cassazione.

La Questione Giuridica: Il Dies a Quo della Prescrizione Azione di Responsabilità

Il nodo centrale della controversia riguarda l’individuazione del dies a quo per la prescrizione dell’azione di responsabilità esercitata dal curatore fallimentare per conto dei creditori sociali, ai sensi degli artt. 2394 c.c. e 146 Legge Fallimentare. La legge stabilisce che questo termine inizia a decorrere dal momento in cui l’insufficienza del patrimonio sociale a soddisfare i creditori diviene ‘oggettivamente percepibile’.

Il ricorrente sosteneva che tale percepibilità si fosse manifestata ben prima del fallimento, quando la società aveva irrimediabilmente compromesso i rapporti con il suo più importante partner commerciale e creditore. Questo evento, a suo dire, avrebbe reso palese lo stato di squilibrio patrimoniale a terzi qualificati, anticipando così la decorrenza della prescrizione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando le decisioni dei giudici di merito e consolidando il proprio orientamento giurisprudenziale in materia. I giudici di legittimità hanno ritenuto che gli argomenti del ricorrente non fossero idonei a superare i principi di diritto consolidati.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un pilastro fondamentale: la presunzione iuris tantum (cioè, valida fino a prova contraria) che il dies a quo della prescrizione coincida con la data della dichiarazione di fallimento. Le ragioni di questo principio sono le seguenti:

1. Oggettiva Percepibilità Generale: La Corte ha chiarito che l’insufficienza patrimoniale deve essere percepibile non da un singolo creditore, anche se principale, ma dalla generalità dei creditori. Il deterioramento di un singolo rapporto commerciale, per quanto significativo, è considerato un fatto ‘interno’ e non necessariamente indicativo di un’incapienza patrimoniale manifesta all’esterno, verso l’intero ceto creditorio.

2. Onere della Prova: In virtù di tale presunzione, l’onere di dimostrare una data anteriore di decorrenza della prescrizione grava su chi la eccepisce (in questo caso, il sindaco). Quest’ultimo deve fornire la prova rigorosa di fatti sintomatici di ‘assoluta evidenza’ che rendessero lo stato di dissesto percepibile dalla collettività dei creditori prima del fallimento. Nel caso di specie, il ricorrente non ha fornito tale prova.

3. Conformità alla Giurisprudenza: La decisione è in linea con la giurisprudenza costante della Cassazione (richiamata nell’ordinanza), che richiede, per superare la presunzione, una prova certa e oggettiva della conoscibilità esterna dello squilibrio finanziario. Il ricorso è stato quindi ritenuto inammissibile anche ai sensi dell’art. 360-bis c.p.c., in quanto la decisione impugnata aveva deciso le questioni di diritto in modo conforme alla giurisprudenza della Corte e l’esame dei motivi non offriva elementi per confermare o mutare l’orientamento della stessa.

Le Conclusioni

L’ordinanza in esame rafforza un principio di certezza del diritto fondamentale per la tutela dei creditori nelle procedure concorsuali. Stabilire la data della dichiarazione di fallimento come momento standard per la decorrenza della prescrizione dell’azione di responsabilità impedisce che amministratori e sindaci possano sottrarsi alle proprie responsabilità attraverso eccezioni basate su eventi ambigui o difficilmente collocabili nel tempo. Per anticipare tale decorrenza, è necessaria una prova solida e inequivocabile che l’insolvenza fosse già un fatto notorio per la generalità dei creditori, un onere probatorio che si conferma essere particolarmente gravoso.

Da quale momento decorre la prescrizione per l’azione di responsabilità dei creditori sociali contro i sindaci?
Di regola, il termine di prescrizione quinquennale decorre dalla data della dichiarazione di fallimento, perché si presume che solo da quel momento l’insufficienza del patrimonio sociale diventi oggettivamente percepibile dalla generalità dei creditori.

Chi deve provare che l’insufficienza patrimoniale della società era conoscibile prima della dichiarazione di fallimento?
L’onere della prova spetta all’amministratore o al sindaco che eccepisce la prescrizione. Deve dimostrare, con fatti di assoluta evidenza, che lo stato di incapienza patrimoniale era percepibile dai creditori in una data anteriore a quella del fallimento.

La rottura dei rapporti con il creditore principale è sufficiente a far decorrere il termine di prescrizione?
No, secondo la Corte di Cassazione, il deterioramento dei rapporti anche con il creditore più importante non è di per sé sufficiente. È considerato un fatto ‘interno’ che non dimostra necessariamente una percepibilità esterna dello stato di dissesto da parte della generalità dei creditori.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati