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Prescrizione Avvocati: il termine massimo di 7.5 anni

Un avvocato, sanzionato con la censura per non aver adempiuto a un mandato difensivo, ha presentato ricorso in Cassazione. Le Sezioni Unite hanno annullato la sanzione dichiarando l’estinzione dell’azione per intervenuta prescrizione. Il caso chiarisce l’applicazione del termine massimo di 7.5 anni per la prescrizione avvocati, decorrente dal giorno della consumazione dell’illecito, come previsto dalla nuova legge professionale.

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Pubblicato il 8 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Avvocati: Cassazione Annulla Sanzione per Decorrenza Termini

Le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 20867/2024, hanno fornito un’importante chiarificazione in materia di prescrizione avvocati. La Corte ha annullato una sanzione disciplinare irrogata a un legale, stabilendo che l’azione era ormai prescritta in base al termine massimo di sette anni e mezzo introdotto dalla nuova legge professionale. Questa decisione sottolinea l’importanza del rispetto dei termini per la procedibilità delle azioni disciplinari.

I Fatti: Un Mandato Difensivo non Eseguito

Il caso ha origine dalla denuncia di alcuni genitori che si erano rivolti a un avvocato per assistere i propri figli, posti in stato di fermo in Francia per possesso di sostanze stupefacenti. I genitori avevano conferito il mandato e versato un acconto di 2.500,00 euro come fondo spese. Secondo l’accusa, il legale aveva assicurato la sua presenza, insieme a un collega francese, all’udienza di convalida del fermo.

Tuttavia, l’udienza si era svolta con la sola assistenza di un difensore d’ufficio. Il legale non si era presentato né aveva inviato un sostituto. Successivamente, i clienti, sentendosi truffati, avevano revocato il mandato. Ne era scaturita una denuncia che ha dato il via al procedimento disciplinare.

Il Percorso Disciplinare

Il Consiglio Distrettuale di Disciplina (CDD) aveva inizialmente sanzionato l’avvocato con la sospensione dall’esercizio della professione per dodici mesi. In seguito a un ricorso, il Consiglio Nazionale Forense (CNF) aveva parzialmente riformato la decisione. Il CNF aveva escluso la responsabilità del professionista per uno dei capi di incolpazione ma aveva confermato la sua colpa per il mancato assolvimento del mandato difensivo. La sanzione era stata quindi ridotta alla meno afflittiva censura.

La Prescrizione Avvocati: Il Ricorso in Cassazione

L’avvocato ha impugnato la decisione del CNF dinanzi alla Corte di Cassazione, sollevando come motivo principale l’intervenuta prescrizione avvocati. Egli ha sostenuto che l’illecito disciplinare si era consumato nel novembre 2015 e che, applicando la normativa introdotta dalla legge 247/2012, il termine massimo di sette anni e mezzo per l’azione disciplinare era ormai spirato prima della decisione del CNF.

La Nuova Disciplina della Prescrizione

La Corte ha preliminarmente confermato che al caso in esame si applicava il regime di prescrizione introdotto dall’art. 56 della legge n. 247 del 2012, poiché l’illecito era stato commesso dopo la sua entrata in vigore (2 febbraio 2013). Questa nuova disciplina, a differenza della precedente di natura civilistica, segue criteri di tipo penalistico. Prevede un termine di prescrizione di sei anni, che non può essere prolungato per più di un quarto (un anno e mezzo) a seguito di interruzioni. Di conseguenza, il termine finale e inderogabile per la conclusione del procedimento è di sette anni e mezzo dalla consumazione dell’illecito.

Le Motivazioni della Suprema Corte

Le Sezioni Unite hanno accolto il motivo di ricorso. La Corte ha individuato il dies a quo, ovvero il giorno da cui far decorrere la prescrizione, nell’11 novembre 2015. In tale data si era tenuta l’udienza di convalida del fermo senza la partecipazione del legale incaricato, concretizzando così la condotta omissiva contestata e la consumazione dell’illecito.

Partendo da questa data, il termine massimo di prescrizione di sette anni e mezzo è spirato nel maggio 2023. La Corte ha rilevato che tale data era anteriore a quella del deposito della sentenza del CNF (ottobre 2023). Di conseguenza, al momento della decisione del CNF, l’azione disciplinare era già estinta per prescrizione.

La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata senza rinvio, dichiarando l’intervenuta prescrizione dell’azione disciplinare.

Le Conclusioni

Questa sentenza ribadisce un principio fondamentale nel diritto disciplinare forense: l’azione disciplinare è soggetta a un termine di prescrizione massimo e invalicabile di sette anni e mezzo per gli illeciti commessi sotto la vigenza della nuova legge professionale. La decisione evidenzia come il decorso del tempo estingua la potestà punitiva degli organi disciplinari, garantendo la certezza del diritto anche per i professionisti sottoposti a procedimento. L’individuazione corretta del dies a quo è cruciale per il calcolo di tale termine, che per le condotte omissive coincide con il momento in cui l’obbligo di agire non è stato adempiuto.

Qual è il termine massimo di prescrizione per un illecito disciplinare di un avvocato commesso dopo il 2 febbraio 2013?
Secondo la legge professionale n. 247/2012, il termine massimo di prescrizione dell’azione disciplinare è di sette anni e mezzo dalla data di consumazione dell’illecito. Questo termine è inderogabile e comprende eventuali periodi di interruzione o sospensione.

Da quando inizia a decorrere il termine di prescrizione per un illecito disciplinare omissivo?
Il termine di prescrizione (dies a quo) per un illecito omissivo, come il mancato compimento di un atto difensivo, decorre dal giorno in cui la condotta doveva essere tenuta e non lo è stata. Nel caso di specie, la data in cui si è tenuta l’udienza senza la partecipazione del legale.

La prescrizione dell’azione disciplinare può essere eccepita per la prima volta in Cassazione?
Sì, la sentenza conferma che la prescrizione dell’azione disciplinare è rilevabile anche d’ufficio in ogni stato e grado del giudizio, e quindi può essere dedotta per la prima volta anche dinanzi alla Corte di Cassazione, a condizione che la sua verifica non richieda nuove indagini di fatto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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