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Prescrizione assegno vitalizio: Cassazione chiarisce

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 17448/2025, ha stabilito che per l’assegno vitalizio dovuto alle vittime del dovere, la prescrizione decennale non estingue il diritto in sé, ma solo i singoli ratei maturati oltre dieci anni prima della domanda. La Corte d’Appello aveva erroneamente dichiarato l’intero diritto prescritto. La sentenza è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 3 settembre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Prescrizione Assegno Vitalizio: la Cassazione fa chiarezza sulla tutela delle vittime

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è intervenuta su un tema di grande rilevanza sociale e giuridica: la prescrizione assegno vitalizio per le vittime del dovere e i loro superstiti. La decisione chiarisce in modo definitivo che il diritto a tale beneficio non si perde mai del tutto, anche se la domanda viene presentata dopo molti anni, ma subisce una limitazione per quanto riguarda gli arretrati. Analizziamo insieme i contorni di questa importante pronuncia.

I fatti di causa

Il caso trae origine dalla richiesta avanzata dalle eredi di una guardia di pubblica sicurezza, deceduto nel 1973 a seguito di atti di eversione dell’ordinamento democratico. Le richiedenti avevano adito il Tribunale per ottenere il riconoscimento dell’assegno vitalizio previsto dalla legge n. 407 del 1998, una misura di sostegno per le vittime di tali eventi.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Napoli avevano respinto la domanda. Secondo i giudici di merito, il diritto all’assegno era interamente caduto in prescrizione, poiché la richiesta amministrativa era stata presentata nel 2017, ben oltre il termine di dieci anni dall’entrata in vigore della legge istitutiva del beneficio (11 dicembre 1998). Di conseguenza, secondo le corti territoriali, le eredi avevano perso integralmente il diritto alla prestazione economica.

Il ricorso in Cassazione e la questione della prescrizione

Contro la sentenza d’appello, le eredi hanno proposto ricorso per cassazione, sostenendo che i giudici avessero errato nell’applicare le norme sulla prescrizione. La loro tesi era che la prescrizione decennale non potesse estinguere l’intero diritto, ma dovesse applicarsi solo ai singoli ratei dell’assegno maturati più di dieci anni prima della domanda, salvando così il diritto a percepire l’assegno per il futuro e gli arretrati del decennio precedente.

La decisione della Corte di Cassazione sul tema della prescrizione assegno vitalizio

La Suprema Corte ha accolto il ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte d’Appello per un nuovo esame. I giudici di legittimità hanno ribadito un principio fondamentale, già consolidato nella loro giurisprudenza.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che bisogna distinguere due piani: lo status di vittima del dovere e i benefici economici che ne derivano.

1. L’imprescrittibilità dello Status: L’azione per ottenere il riconoscimento dello status di vittima è imprescrittibile. Questa posizione giuridica, una volta accertata, non può essere cancellata dal tempo.
2. La Prescrizione dei Benefici Economici: I benefici economici correlati, come l’assegno vitalizio, sono invece soggetti alla prescrizione decennale. Tuttavia, essendo prestazioni di durata, erogate periodicamente (mensilmente), la prescrizione non opera sull’intero diritto, ma sui singoli ratei. In altre parole, ogni rata dell’assegno ha un proprio termine di prescrizione che inizia a decorrere dal momento in cui matura.

Di conseguenza, la Corte d’Appello ha commesso un errore nel dichiarare estinto l’intero diritto. Avrebbe dovuto, invece, affermare che la prescrizione aveva colpito unicamente i ratei maturati in epoca anteriore al decennio calcolato a ritroso dalla data della domanda amministrativa. Il diritto a percepire l’assegno da quel momento in poi, e per tutti i ratei maturati nel decennio precedente, rimaneva invece intatto.

Le conclusioni

Questa ordinanza consolida un orientamento di civiltà giuridica a tutela delle vittime del dovere e dei loro familiari. La decisione afferma che l’inerzia nel richiedere il beneficio non comporta la perdita totale del diritto, ma solo una limitazione economica sugli arretrati. In questo modo, si bilancia l’esigenza di certezza dei rapporti giuridici, alla base dell’istituto della prescrizione, con la necessità di garantire un sostegno duraturo a chi ha subito gravi conseguenze al servizio dello Stato. La causa torna ora alla Corte d’Appello di Napoli, che dovrà decidere nuovamente applicando questo principio di diritto.

Il diritto all’assegno vitalizio per le vittime del dovere si prescrive?
No, il diritto in sé, legato allo status di vittima che è imprescrittibile, non si prescrive. Tuttavia, si prescrive il diritto a riscuotere le singole somme, o ratei, dell’assegno.

Qual è il termine di prescrizione per i ratei dell’assegno vitalizio?
Il termine di prescrizione è di dieci anni. Questo significa che, al momento della domanda, si possono richiedere solo i ratei maturati nei dieci anni precedenti, mentre quelli più vecchi sono prescritti.

Cosa succede se la domanda per l’assegno vitalizio viene presentata dopo più di dieci anni dalla nascita del diritto?
La domanda è pienamente valida. Il richiedente avrà diritto a percepire l’assegno per il futuro e a ricevere i ratei arretrati degli ultimi dieci anni, ma perderà il diritto a riscuotere i ratei maturati in epoca anteriore al decennio.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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