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Prescrizione appalti pubblici: quando decorre?

Una società di costruzioni ha agito contro un Ministero per ritardi nel collaudo di opere pubbliche. La Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando che la prescrizione dei crediti dell’appaltatore decorre dalla scadenza del termine previsto per il collaudo. L’inerzia della P.A. costituisce un inadempimento istantaneo e non un illecito permanente, fissando un chiaro ‘dies a quo’ per la decorrenza della prescrizione appalti pubblici.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Appalti Pubblici: Il Termine per il Collaudo è Decisivo

L’ordinanza in esame offre un importante chiarimento sulla prescrizione appalti pubblici, un tema cruciale per le imprese che operano nel settore. La Corte di Cassazione ha stabilito con fermezza che il termine per far valere i propri diritti, inclusi quelli risarcitori, inizia a decorrere dalla data in cui il collaudo delle opere avrebbe dovuto essere completato. Questo principio consolida un orientamento giurisprudenziale volto a dare certezza ai rapporti tra stazione appaltante e appaltatore, definendo l’inerzia della Pubblica Amministrazione come un inadempimento con effetti immediati.

I Fatti di Causa

Una società edile, successore di un’altra impresa ormai estinta, aveva citato in giudizio il Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. La richiesta verteva sull’accertamento del ritardo del Ministero nel completare le operazioni di collaudo di un appalto, con conseguente domanda di pagamento della rata di saldo, del risarcimento dei danni e degli interessi per ritardati pagamenti.
Il Tribunale di primo grado aveva accolto solo la domanda relativa al pagamento del saldo, dichiarando prescritti gli altri crediti. La Corte d’Appello, successivamente, ha confermato la decisione, respingendo il gravame dell’impresa. Secondo i giudici d’appello, il dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il calcolo della prescrizione, coincideva con la data in cui il collaudo avrebbe dovuto essere effettuato, nel lontano 1988. L’impresa, invece, sosteneva che tale data rappresentasse solo l’inizio dell’inadempimento, configurando un illecito permanente. Insoddisfatta, la società ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la Prescrizione negli Appalti Pubblici

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso inammissibile, mettendo un punto fermo sulla questione. Gli Ermellini hanno ribadito un principio consolidato: l’articolo 5 della legge n. 741 del 1981, applicabile a tutte le procedure di esecuzione di opere pubbliche, stabilisce termini precisi per il compimento del collaudo. Una volta superato tale termine, l’ente committente è da considerarsi inadempiente.
Questa inadempienza ha una duplice conseguenza:
1. L’appaltatore può agire per ottenere il pagamento senza necessità di una formale messa in mora.
2. Dalla scadenza del termine per il collaudo inizia a decorrere la prescrizione del credito.
La Cassazione ha chiarito che l’inerzia della Pubblica Amministrazione non configura un illecito permanente, ma un inadempimento ben localizzato nel tempo, dal quale scaturiscono immediatamente gli effetti giuridici, compresa la decorrenza della prescrizione.

L’Inammissibilità per ‘Doppia Conforme’

Un altro aspetto cruciale della decisione riguarda l’applicazione del principio della cosiddetta ‘doppia conforme’. Poiché sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano deciso nello stesso senso, il ricorso in Cassazione era soggetto a limiti più severi. L’impresa ricorrente avrebbe dovuto dimostrare che le due decisioni si basavano su presupposti di fatto diversi, cosa che non è avvenuta. La Corte ha inoltre respinto il tentativo di introdurre nuovi elementi probatori, come alcune note del Ministero, poiché la loro rilevanza e il loro ingresso nel processo di merito non erano stati adeguatamente specificati, rappresentando di fatto una richiesta di riesame del merito, inammissibile in sede di legittimità.

Le Motivazioni

La motivazione della Corte si fonda su un’interpretazione rigorosa delle norme che regolano gli appalti pubblici e la prescrizione. L’obiettivo è evitare che l’inerzia della P.A. possa ritardare ‘sine die’ l’accettazione dell’opera, paralizzando i diritti del contraente. Scaduti i termini contrattuali, la legge presume un’accettazione tacita o, comunque, pone l’amministrazione in una posizione di inadempimento.
La tesi dell’illecito permanente sostenuta dalla ricorrente è stata respinta perché, se accolta, renderebbe incerto e potenzialmente illimitato il tempo per far valere i propri diritti, contravvenendo al principio di certezza del diritto che governa l’istituto della prescrizione. La Corte ha sottolineato che la mancata esecuzione del collaudo entro i termini è un fatto istantaneo con effetti permanenti, ma l’illecito si consuma nel momento in cui scade il termine. Da quel momento, il diritto al risarcimento può essere esercitato e, di conseguenza, inizia a decorrere la prescrizione.

Le Conclusioni

Questa ordinanza della Cassazione rafforza un importante principio a tutela della certezza nei rapporti contrattuali con la Pubblica Amministrazione. Per le imprese del settore, il messaggio è chiaro: la vigilanza sui termini contrattuali, specialmente quelli relativi al collaudo, è fondamentale. Attendere oltre la scadenza del termine per agire in giudizio espone al concreto rischio di vedere i propri crediti, compresi quelli per danni da ritardo, estinti per prescrizione. La decisione serve da monito per non fare affidamento su una presunta natura ‘permanente’ dell’inadempimento della P.A., ma ad attivarsi tempestivamente per la tutela dei propri diritti.

Da quale momento inizia a decorrere la prescrizione per i crediti dell’appaltatore se la stazione appaltante non esegue il collaudo?
La prescrizione inizia a decorrere dalla data in cui il collaudo avrebbe dovuto essere effettuato secondo i termini previsti dal contratto o dalla legge. Superato tale termine, l’appaltatore può agire per il pagamento e da quel momento inizia il conto alla rovescia per la prescrizione.

Il mancato collaudo da parte della Pubblica Amministrazione è considerato un illecito permanente?
No. La Corte di Cassazione ha chiarito che l’inerzia della P.A. nel compiere il collaudo entro i termini stabiliti è un inadempimento ben localizzato nel tempo (istantaneo), non un illecito permanente. Pertanto, la prescrizione decorre dalla scadenza del termine e non si protrae nel tempo.

Cosa significa ‘doppia conforme’ e quali conseguenze ha sul ricorso in Cassazione?
‘Doppia conforme’ si verifica quando le sentenze di primo grado e di appello giungono alla stessa conclusione sui fatti della causa. In questo caso, la legge limita la possibilità di ricorrere in Cassazione per vizi di motivazione, rendendo il ricorso inammissibile a meno che non si dimostri che le decisioni dei giudici di merito si basano su ricostruzioni dei fatti tra loro divergenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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