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Prescrizione appalti pubblici: decorrenza e collaudo

La Corte di Cassazione chiarisce un punto cruciale sulla prescrizione negli appalti pubblici. Con l’ordinanza in esame, ha stabilito che il termine di prescrizione decennale per il diritto al saldo dell’appaltatore decorre dallo scadere dell’ottavo mese successivo alla data di ultimazione dei lavori, termine fissato per legge per il collaudo. Secondo la Corte, il mancato rispetto di questo termine da parte della stazione appaltante equivale a un rifiuto legale, rendendo il diritto esigibile. Un collaudo effettuato tardivamente è irrilevante ai fini dell’interruzione della prescrizione, poiché il potere della P.A. di effettuarlo si è consumato. Di conseguenza, il ricorso della società appaltatrice è stato respinto in quanto le sue pretese erano ormai prescritte.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Appalti Pubblici: la Cassazione fissa il termine in caso di ritardo nel collaudo

La gestione dei tempi nei contratti pubblici è fondamentale per tutelare i diritti delle imprese. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale in materia di prescrizione negli appalti pubblici, chiarendo definitivamente da quando inizia a decorrere il termine per richiedere il saldo dei lavori qualora la stazione appaltante ritardi o ometta il collaudo. Questa decisione offre importanti spunti sia per le imprese che per le amministrazioni pubbliche.

I Fatti di Causa

Il caso riguarda una società di costruzioni che aveva eseguito importanti lavori per un ministero, relativi a un noto sistema museale. Ultimati i lavori in data 11 agosto 2000, la società si trovava di fronte a un’inerzia da parte dell’amministrazione, che non procedeva al collaudo nei termini di legge. Solo il 14 marzo 2002 veniva effettuato un collaudo parziale, peraltro mai formalmente approvato.

Di fronte a questa situazione, la società avviava un procedimento arbitrale nel 2012 per ottenere il pagamento del saldo, il risarcimento per il ritardato collaudo e altri crediti. Il collegio arbitrale accoglieva le richieste dell’impresa, ma la decisione veniva impugnata dal Ministero dinanzi alla Corte d’Appello. Quest’ultima ribaltava la decisione, annullando il lodo arbitrale e dichiarando le pretese dell’impresa estinte per prescrizione. La società, quindi, ricorreva in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione e la questione della prescrizione negli appalti pubblici

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso dell’impresa, confermando la sentenza d’appello e consolidando un orientamento giurisprudenziale di grande rilevanza. Il nodo centrale della questione era stabilire il dies a quo, ovvero il giorno da cui far partire il calcolo della prescrizione decennale per i crediti dell’appaltatore.

L’impresa sosteneva che la prescrizione dovesse decorrere dall’effettivo, seppur tardivo, collaudo, interpretandolo come un riconoscimento del diritto. La Cassazione, al contrario, ha dato un’interpretazione rigorosa dell’art. 5 della legge n. 741 del 1981.

Le Motivazioni della Sentenza

La Corte ha fondato la sua decisione su alcuni pilastri giuridici chiari e inequivocabili.

1. Il Termine Legale per il Collaudo: La legge prevede che il collaudo debba essere concluso entro sei mesi dall’ultimazione dei lavori, e l’approvazione deve avvenire nei due mesi successivi. In totale, la procedura deve esaurirsi in otto mesi. Questo termine non è nella disponibilità delle parti.

2. La Finzione Giuridica del Rifiuto: Lo scadere infruttuoso di questo termine di otto mesi viene equiparato dalla legge a un rifiuto di procedere al collaudo. Questo momento segna l’insorgere del diritto dell’appaltatore di agire in giudizio per tutelare tutte le sue pretese economiche (saldo, svincolo cauzioni, interessi), senza dover attendere oltre o mettere in mora l’amministrazione. Di conseguenza, è da questo preciso momento che inizia a decorrere la prescrizione decennale.

3. Irrilevanza del Collaudo Tardivo: Un collaudo eseguito oltre il termine di otto mesi è, ai fini della prescrizione, un atto inefficace. La Corte ha specificato che, una volta scaduto il termine, il potere della stazione appaltante di effettuare il collaudo si è “consumato”. Pertanto, l’atto tardivo non può avere l’effetto di interrompere la prescrizione, che ha già iniziato il suo corso. Nel caso di specie, essendo i lavori ultimati l’11/8/2000, la prescrizione ha iniziato a decorrere l’11/4/2001. La richiesta di arbitrato del 2012 era, quindi, ampiamente tardiva.

4. Onere della Prova per i Danni: Per quanto riguarda la richiesta di risarcimento per i maggiori oneri sostenuti a causa del ritardo (es. vigilanza del cantiere), la Cassazione ha confermato che l’impresa ha l’onere di fornire una prova concreta e specifica dei costi sostenuti. Non è ammissibile una liquidazione equitativa o basata su percentuali astratte delle spese generali se non viene prima dimostrata l’effettiva esistenza del danno.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

L’ordinanza della Cassazione lancia un messaggio inequivocabile agli operatori del settore degli appalti pubblici. Le imprese devono essere estremamente diligenti nel monitorare le scadenze legali. Allo scadere dell’ottavo mese dall’ultimazione dei lavori, senza che sia intervenuta l’approvazione del collaudo, il loro diritto al saldo diventa pienamente esigibile e, contestualmente, inizia a correre il tempo per non perderlo. Attendere un collaudo tardivo o confidare in accordi informali può rivelarsi fatale.

Per le stazioni appaltanti, la sentenza ribadisce l’importanza del rispetto dei termini procedurali, la cui violazione non solo espone l’ente a responsabilità ma cristallizza i diritti dell’appaltatore, rendendo inefficaci atti successivi volti a sanare l’inerzia.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per il pagamento del saldo in un appalto pubblico se la stazione appaltante ritarda il collaudo?
La prescrizione decennale inizia a decorrere una volta trascorsi otto mesi (sei per il collaudo più due per l’approvazione) dalla data di ultimazione dei lavori, poiché la legge equipara tale scadenza a un rifiuto che rende il diritto dell’appaltatore immediatamente esigibile.

Un collaudo eseguito in ritardo dalla Pubblica Amministrazione può interrompere la prescrizione già iniziata?
No. Secondo la Corte di Cassazione, un collaudo eseguito dopo la scadenza del termine legale di otto mesi è irrilevante ai fini dell’interruzione della prescrizione, in quanto il potere della P.A. di compiere tale atto si considera consumato.

Per chiedere il risarcimento dei danni dovuti al ritardo nel collaudo, è sufficiente calcolare una percentuale sulle spese generali?
No. La Corte ha stabilito che l’appaltatore deve fornire una prova specifica e documentata dei maggiori oneri e dei costi effettivamente sostenuti. In assenza di tale prova, non è possibile procedere a una liquidazione del danno, neppure in via equitativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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