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Prescrizione appalti: l’obbligo di denuncia scade

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 11893/2024, ha stabilito che l’obbligo di un’impresa costruttrice di depositare la denuncia delle opere in cemento armato, sebbene previsto a tutela di interessi pubblici, è soggetto all’ordinaria prescrizione nei rapporti con la stazione appaltante. Il caso riguardava un Comune che aveva citato in giudizio un’impresa per l’omessa denuncia. La Corte ha rigettato il ricorso del Comune, confermando la decisione d’appello che aveva dichiarato estinto il diritto per intervenuta prescrizione appalti, sottolineando che le richieste generiche di documenti non sono idonee a interrompere i termini.

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Pubblicato il 14 novembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione Appalti: la Cassazione sui Termini per gli Obblighi del Costruttore

L’obbligo di un’impresa di denunciare le opere in cemento armato all’Ufficio del Genio Civile, pur tutelando la sicurezza pubblica, si inserisce in un rapporto contrattuale e, come tale, è soggetto a un limite di tempo. Affrontare la questione della prescrizione appalti è fondamentale per stazioni appaltanti e imprese. Con la recente ordinanza n. 11893 del 3 maggio 2024, la Corte di Cassazione ha fornito chiarimenti decisivi, stabilendo che tale obbligo non è imprescrittibile e che gli atti interruttivi devono essere specifici e inequivocabili.

I Fatti di Causa: Un Appalto Pubblico e una Denuncia Mancante

La vicenda trae origine da un contratto d’appalto del 1989 tra un Comune siciliano e un’impresa di costruzioni per la sistemazione di un campo sportivo. I lavori, successivamente ampliati, prevedevano la realizzazione di una struttura in cemento armato e ferro. Una volta completate le opere, in fase di collaudo, il direttore dei lavori si accorgeva di una grave omissione: l’impresa non aveva mai effettuato la denuncia preventiva delle opere strutturali all’Ufficio del Genio Civile, un adempimento obbligatorio previsto dall’art. 4 della legge n. 1086/1971.

Il Comune decideva quindi di agire in giudizio per obbligare l’impresa a regolarizzare la propria posizione, depositando la documentazione richiesta.

Il Percorso Giudiziario e la questione della Prescrizione negli appalti

In primo grado, il Tribunale dava ragione al Comune. Tuttavia, la situazione si ribaltava in appello. La Corte d’Appello di Messina accoglieva l’eccezione di prescrizione sollevata dall’impresa costruttrice. I giudici di secondo grado ritenevano che il diritto del Comune di pretendere l’adempimento fosse estinto per il decorso del termine decennale. Secondo la Corte territoriale, le comunicazioni inviate dal Comune all’impresa negli anni non erano state sufficientemente specifiche da interrompere validamente il corso della prescrizione.

Il Comune, non arrendendosi, proponeva ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: la natura imprescrittibile dell’obbligo, l’errata individuazione del momento iniziale della prescrizione (dies a quo) e l’inefficacia attribuita a una missiva del 1995 come atto interruttivo.

L’Analisi della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha respinto il ricorso del Comune, confermando la sentenza d’appello e delineando principi chiari in materia di prescrizione appalti.

L’Obbligo di Denuncia non è Imprescrittibile

Il primo, e forse più importante, punto chiarito dalla Cassazione è che l’obbligo di denuncia delle opere, pur derivando da norme inderogabili poste a tutela di interessi pubblici, si inquadra all’interno del rapporto contrattuale tra stazione appaltante e appaltatore. Di conseguenza, il diritto della stazione appaltante di esigerne l’adempimento è un diritto patrimoniale disponibile e, come tale, soggetto all’ordinaria prescrizione decennale. L’interesse pubblico alla sicurezza non rende il diritto del committente imprescrittibile.

Il Dies a Quo e l’Onere della Prova

Sul secondo motivo, relativo al momento da cui far decorrere la prescrizione, la Corte ha dichiarato l’argomento inammissibile. La determinazione del dies a quo, cioè del giorno in cui il diritto può essere fatto valere (in questo caso, quando il Comune è venuto a conoscenza dell’inadempimento), costituisce un accertamento di fatto. Tale valutazione è di competenza esclusiva dei giudici di merito e non può essere rimessa in discussione in sede di legittimità, a meno che non si dimostri che la questione era stata specificamente sollevata e provata nei gradi precedenti, cosa che nel caso di specie non era avvenuta in modo adeguato.

L’Interruzione della Prescrizione: un Atto Specifico è Necessario

Infine, la Corte ha confermato la valutazione dei giudici d’appello riguardo all’inidoneità della missiva del 1995 a interrompere la prescrizione. La lettera, con cui il Comune richiedeva all’impresa i “certificati di schiacciamento dei provini dei conglomerati cementizi”, è stata ritenuta troppo generica. Per interrompere la prescrizione, è necessario un atto che manifesti in modo chiaro e inequivocabile la volontà di far valere uno specifico diritto. La richiesta di certificati non equivale a una formale messa in mora per il mancato deposito della denuncia preventiva delle opere strutturali.

Le Motivazioni della Decisione

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: la valutazione sull’idoneità di un atto a interrompere la prescrizione è un apprezzamento di fatto, riservato al giudice di merito e non sindacabile in sede di legittimità se non per vizi logici o giuridici manifesti. Nel caso esaminato, la Corte d’Appello aveva compiutamente argomentato le ragioni per cui la comunicazione del Comune non poteva essere considerata un valido atto interruttivo, e tale motivazione è stata ritenuta esente da censure.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza offre spunti di riflessione cruciali per gli operatori del settore degli appalti pubblici. Per le stazioni appaltanti, emerge la necessità di un monitoraggio attento e tempestivo degli adempimenti burocratici a carico delle imprese. In caso di inadempienza, è fondamentale agire prontamente con atti di costituzione in mora chiari e specifici, che non lascino dubbi sul diritto che si intende far valere, al fine di interrompere efficacemente i termini di prescrizione. Per le imprese, la sentenza conferma che anche gli obblighi di natura pubblicistica, se inseriti in un contesto contrattuale, sono soggetti a scadenze temporali per la loro pretesa in giudizio.

L’obbligo di un’impresa appaltatrice di depositare la denuncia delle opere in cemento armato è soggetto a prescrizione?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, sebbene l’obbligo derivi da una legge a tutela di interessi pubblici, nell’ambito del rapporto contrattuale con la stazione appaltante, il diritto di quest’ultima a pretenderne l’adempimento è soggetto all’ordinaria prescrizione decennale.

Una semplice richiesta di documenti generici è sufficiente a interrompere la prescrizione per un obbligo specifico?
No. La Corte ha chiarito che un atto, per interrompere la prescrizione, deve manifestare in modo specifico e inequivocabile l’intenzione di far valere il diritto violato. Una richiesta generica di certificati relativi al calcestruzzo non è stata ritenuta idonea a interrompere la prescrizione per il mancato deposito della denuncia preventiva delle opere.

È possibile contestare per la prima volta in Cassazione da quando decorre il termine di prescrizione?
No. La determinazione del giorno iniziale da cui decorre la prescrizione (dies a quo) è considerata un accertamento di fatto, di competenza dei giudici di primo e secondo grado. Non può essere introdotta come nuova questione nel giudizio di Cassazione, che si occupa di sole questioni di diritto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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