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Prescrizione accessione invertita: la Cassazione decide

La Corte di Cassazione si pronuncia sulla prescrizione accessione invertita, stabilendo che l’occupazione di una porzione di fondo altrui con una costruzione costituisce un illecito istantaneo ad effetti permanenti. Di conseguenza, il termine di prescrizione decennale per richiedere l’indennità decorre dal momento in cui l’opera è stata ultimata, e non dall’inizio dell’occupazione. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva erroneamente qualificato l’illecito come permanente, rinviando la causa per un nuovo esame sulla data di completamento della costruzione.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Prescrizione accessione invertita: quando scade il diritto al risarcimento?

Cosa succede se un vicino, costruendo, occupa in buona fede una piccola parte del nostro terreno? Il Codice Civile prevede un meccanismo, noto come ‘accessione invertita’, che può trasferire la proprietà del suolo occupato al costruttore, a fronte di un indennizzo. Ma entro quanto tempo il proprietario del terreno può far valere questo diritto? Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha fatto chiarezza su un punto fondamentale: la prescrizione accessione invertita, definendo con precisione il momento dal quale inizia a decorrere il termine per agire.

I Fatti di Causa: una Disputa di Confine

La vicenda nasce dalla costruzione di un immobile che sconfina sul terreno adiacente. I proprietari del fondo occupato citano in giudizio i vicini costruttori, chiedendo l’arretramento dell’opera o, in subordine, l’applicazione dell’istituto dell’accessione invertita, con la condanna al pagamento del doppio del valore del suolo e al risarcimento del danno.

I costruttori si difendono sostenendo di aver usucapito l’area e, in ogni caso, che il diritto a ricevere l’indennizzo si era ormai estinto per prescrizione.

Il Tribunale di primo grado rigetta gran parte delle domande. La Corte di Appello, invece, riforma la decisione, accoglie la domanda di accessione invertita e condanna i costruttori al pagamento di una somma. Secondo i giudici d’appello, l’occupazione del suolo altrui costituiva un ‘illecito permanente’, dal quale consegue che il diritto al risarcimento non si prescrive finché dura l’occupazione. Contro questa decisione, i costruttori propongono ricorso in Cassazione.

La decisione della Cassazione sulla prescrizione accessione invertita

La Suprema Corte accoglie il motivo di ricorso relativo alla prescrizione, ribaltando l’interpretazione della Corte di Appello. Il punto centrale della decisione risiede nella qualificazione giuridica dell’occupazione del suolo altrui. Non si tratta di un ‘illecito permanente’, bensì di un ‘illecito istantaneo ad effetti permanenti’.

Questo significa che l’azione illecita si consuma e si esaurisce nel momento in cui la costruzione viene portata a termine. Da quel preciso istante, iniziano a decorrere i termini per esercitare i diritti che ne derivano. Le conseguenze dannose (la perdita di una porzione di proprietà) sono permanenti, ma l’atto che le ha causate è istantaneo.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione spiega che il diritto a ricevere l’indennità prevista dall’art. 938 c.c. (doppio del valore del suolo più risarcimento) ha natura patrimoniale e funzione riequilibratrice. Come tale, è soggetto al termine di prescrizione ordinario di dieci anni. Far decorrere questo termine dal completamento dell’edificio che insiste sul suolo altrui risponde a un’esigenza di certezza del diritto.

L’approccio della Corte d’Appello, che qualificava l’illecito come permanente, avrebbe portato alla conseguenza inaccettabile che il diritto all’indennità non si sarebbe mai prescritto, potendo essere esercitato anche a distanza di decenni. La Cassazione, estendendo un principio già affermato per le occupazioni da parte della Pubblica Amministrazione, stabilisce che anche nei rapporti tra privati l’occupazione del suolo altrui si consolida con l’ultimazione dell’opera. È da quella data che il proprietario danneggiato ha dieci anni di tempo per far valere le proprie pretese economiche.

Le Conclusioni

L’ordinanza ha un’importante implicazione pratica: chi subisce un’occupazione parziale del proprio terreno da parte di un vicino costruttore deve agire tempestivamente. Il diritto a ottenere il doppio del valore del terreno occupato non è eterno, ma si estingue se non viene esercitato entro dieci anni dal momento in cui la costruzione illecita è stata ultimata. La Corte ha quindi cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Appello, che dovrà ora accertare la data esatta di completamento dell’opera per calcolare correttamente i termini di prescrizione.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per il diritto all’indennità in caso di accessione invertita?
La prescrizione, della durata di dieci anni, inizia a decorrere dal momento in cui l’edificio che occupa il suolo altrui è stato ultimato.

L’occupazione di suolo altrui con una costruzione è un illecito permanente?
No, secondo la Corte di Cassazione si tratta di un ‘illecito istantaneo ad effetti permanenti’. L’azione illecita si esaurisce con il completamento della costruzione.

Per far valere i diritti derivanti dall’accessione invertita, è necessario avere la disponibilità materiale del terreno occupato?
No, non è necessaria la disponibilità materiale del suolo. È sufficiente che sia accertata la titolarità del diritto di proprietà sull’area occupata per poter agire ai sensi dell’art. 938 c.c.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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