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Premio di collaborazione: prevale il contratto individuale

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 774/2024, ha stabilito che un accordo sindacale peggiorativo non può modificare un trattamento più favorevole, come un premio di collaborazione, previsto nel contratto individuale di lavoro. Inoltre, ha confermato che la prescrizione dei crediti di lavoro decorre dalla fine del rapporto a seguito delle riforme sulla stabilità.

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Premio di Collaborazione: perché il contratto individuale batte l’accordo collettivo

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale nel diritto del lavoro: le condizioni più favorevoli pattuite nel contratto individuale prevalgono su quelle peggiorative introdotte da un successivo accordo collettivo. Il caso analizzato riguarda la legittimità della sospensione di un premio di collaborazione, originariamente garantito al lavoratore e poi subordinato al raggiungimento di obiettivi aziendali da un accordo sindacale. La Suprema Corte ha dato ragione al dipendente, fornendo chiarimenti importanti anche sulla decorrenza della prescrizione dei crediti di lavoro.

I Fatti di Causa

Un lavoratore si è opposto alla decisione di una società in amministrazione straordinaria che aveva escluso dallo stato passivo il suo credito per un premio di collaborazione relativo agli anni dal 2013 al 2019. Tale premio era previsto nel suo contratto di assunzione come un’attribuzione patrimoniale incondizionata, aggiuntiva alla normale retribuzione.

Successivamente, un accordo sindacale aziendale aveva modificato le regole, legando l’erogazione del premio al raggiungimento di un specifico “risultato ordinario” nel bilancio di esercizio. Poiché tale obiettivo non era stato raggiunto, l’azienda aveva smesso di corrispondere il premio. Il Tribunale di primo grado aveva accolto la domanda del lavoratore, ritenendo inderogabile la previsione più favorevole del contratto individuale. Contro questa decisione, la società ha proposto ricorso in Cassazione.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso della società, confermando la decisione del Tribunale. I giudici hanno chiarito due punti fondamentali: la gerarchia delle fonti tra contratto individuale e collettivo e la decorrenza della prescrizione dei crediti retributivi.

Le Motivazioni della Sentenza

Il Contratto Individuale più Favorevole e il Premio di Collaborazione

La Corte ha ribadito che, ai sensi dell’art. 2077 del codice civile, le clausole di un contratto collettivo non possono prevalere su quelle di un contratto individuale, a meno che non siano più favorevoli per il lavoratore. Il divieto di “deroga in pejus” si applica specificamente al rapporto tra contratto collettivo e contratto individuale.

Nel caso di specie, il contratto individuale prevedeva un premio come componente stabile e incondizionata della retribuzione. L’accordo collettivo successivo, subordinando lo stesso premio a un risultato aziendale, ha introdotto una condizione peggiorativa. Pertanto, la clausola individuale continua a produrre i suoi effetti. La Corte ha precisato che la semplice mancata contestazione dell’accordo collettivo da parte dei lavoratori non equivale a un’accettazione per fatti concludenti di una modifica peggiorativa dei propri diritti individuali.

La Decorrenza della Prescrizione dopo le Riforme

Il secondo motivo di ricorso riguardava la prescrizione. La società sosteneva che il termine per richiedere il pagamento del premio fosse già decorso durante il rapporto di lavoro. La Cassazione ha respinto anche questa tesi, allineandosi al suo consolidato orientamento.

A seguito delle riforme introdotte dalla Legge n. 92/2012 e dal D.Lgs. n. 23/2015 (Jobs Act), il rapporto di lavoro a tempo indeterminato non è più assistito da un regime di “stabilità reale”. La mancanza di una tutela reintegratoria certa in caso di licenziamento illegittimo pone il lavoratore in una condizione di potenziale timore reverenziale verso il datore di lavoro. Per questa ragione, il termine di prescrizione quinquennale per i crediti di lavoro (art. 2948 c.c.) non decorre in costanza di rapporto, ma solo dalla sua cessazione.

Le Conclusioni

L’ordinanza in commento rafforza due importanti tutele per i lavoratori. In primo luogo, cristallizza il principio del “favor prestatoris”, secondo cui i diritti acquisiti tramite contratto individuale non possono essere erosi da accordi collettivi peggiorativi. Le aziende devono quindi prestare massima attenzione a non violare le condizioni pattuite individualmente, anche in presenza di accordi sindacali. In secondo luogo, la pronuncia conferma che, nell’attuale quadro normativo, la prescrizione dei crediti retributivi rimane “congelata” fino alla fine del rapporto di lavoro, garantendo al dipendente la possibilità di far valere i propri diritti senza temere ritorsioni.

Un accordo sindacale può peggiorare le condizioni previste dal mio contratto di lavoro individuale?
No. Secondo la Corte di Cassazione e l’art. 2077 c.c., le clausole del contratto individuale, se più favorevoli per il lavoratore, prevalgono su quelle di un successivo accordo collettivo. Un accordo sindacale non può quindi ridurre diritti già acquisiti individualmente, come un premio retributivo incondizionato.

Quando inizia a decorrere la prescrizione per i crediti di lavoro come stipendi o premi non pagati?
Alla luce delle riforme del mercato del lavoro (come la Legge 92/2012 e il Jobs Act), la Corte ha stabilito che il termine di prescrizione di cinque anni per i crediti retributivi decorre dalla data di cessazione del rapporto di lavoro, e non durante il suo svolgimento. Questo perché il lavoratore non gode più di una tutela pienamente “stabile” contro il licenziamento.

La mia mancata opposizione a un nuovo accordo collettivo peggiorativo significa che l’ho accettato?
No. La Corte ha chiarito che il silenzio o la mancata impugnazione di un accordo collettivo da parte del lavoratore non costituisce un’accettazione tacita di una modifica peggiorativa dei diritti già sanciti nel suo contratto individuale. I diritti individuali possono essere modificati solo con un accordo esplicito tra lavoratore e datore di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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