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Premi appalti pubblici: il limite del 10% è inderogabile

La Corte di Cassazione ha stabilito un principio fondamentale sui premi negli appalti pubblici. Analizzando un caso in cui un’impresa richiedeva un doppio incentivo per la conclusione anticipata dei lavori, la Corte ha chiarito che tutti i premi e gli incentivi per l’accelerazione sono soggetti a un limite massimo inderogabile del 10% del valore netto del contratto. La Corte d’Appello, in sede di rinvio, ha applicato tale principio, rigettando la richiesta dell’impresa di ottenere somme superiori a tale soglia e condannandola alla restituzione di quanto percepito in eccesso.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Premi Appalti Pubblici: la Cassazione Conferma il Limite Inderogabile del 10%

Una recente e fondamentale pronuncia della Corte di Cassazione, seguita da una decisione della Corte d’Appello di Trento in sede di rinvio, ha ribadito un principio cruciale in materia di premi negli appalti pubblici: esiste un limite massimo inderogabile, fissato al 10% dell’importo netto contrattuale, che si applica a qualsiasi forma di incentivo per l’accelerazione dei lavori. Questa sentenza chiarisce che la sostanza del premio prevale sulla forma, impedendo di aggirare la normativa attraverso diverse denominazioni contrattuali.

I Fatti di Causa: una Doppia Richiesta di Premio

La vicenda trae origine da un contratto di appalto per lavori di adeguamento delle barriere di sicurezza stradale. L’impresa appaltatrice concludeva i lavori con un notevole anticipo di 171 giorni rispetto al termine contrattuale. Forte di questo risultato, l’impresa formulava delle riserve chiedendo il pagamento di due distinti incentivi previsti dal contratto:

1. Un “premio di accelerazione”, calcolato come una percentuale sull’importo contrattuale per ogni giorno di anticipo.
2. Un “incentivo per l’interferenza con il traffico”, un importo fisso giornaliero per il mancato disagio arrecato alla circolazione stradale.

La stazione appaltante riconosceva all’impresa un importo, ma lo limitava al 10% del valore netto dei lavori, sostenendo che tale soglia rappresentasse il massimo erogabile per legge. L’impresa, ritenendo di aver diritto a una somma ben maggiore, avviava un’azione legale per ottenere l’intero importo richiesto.

Il Percorso Giudiziario e i Premi negli Appalti Pubblici

Il Tribunale di primo grado rigettava la domanda dell’impresa, confermando la correttezza dell’operato della stazione appaltante e l’applicazione del limite del 10%. Tuttavia, la Corte d’Appello riformava parzialmente la decisione, condannando la stazione appaltante al pagamento di una somma superiore. La Corte territoriale aveva distinto la natura dei due incentivi, ritenendo che quello per la riduzione del disagio al traffico non rientrasse nel limite legale del 10% previsto per i premi di accelerazione.

Contro questa decisione, la stazione appaltante proponeva ricorso in Cassazione, sostenendo che la Corte d’Appello avesse violato la normativa di settore (D.M. 145/2000 e D.P.R. 554/1999) che impone un tetto massimo a ogni forma di incentivo volto a premiare la rapida esecuzione dei lavori.

Il Principio di Diritto della Suprema Corte

La Corte di Cassazione accoglieva il ricorso, stabilendo un principio di diritto vincolante. I giudici supremi hanno chiarito che, indipendentemente dalla loro denominazione (“premio”, “incentivo”, “rimborso per maggiori danni”), tutte le clausole contrattuali che hanno lo scopo di incentivare la conclusione anticipata dei lavori rientrano nella medesima categoria e sono, pertanto, soggette al limite normativo del 10% dell’importo netto contrattuale.

La Cassazione ha sottolineato che questa soglia è una norma imperativa, posta a tutela dell’interesse pubblico per garantire una corretta gestione delle risorse economiche, e non può essere derogata dalla volontà delle parti. Di conseguenza, la distinzione operata dalla Corte d’Appello era errata, poiché entrambe le clausole premiali, avendo la stessa finalità, dovevano essere ricondotte sotto il medesimo limite legale. La sentenza è stata quindi cassata con rinvio alla Corte d’Appello di Trento in diversa composizione.

La Decisione Finale in Sede di Rinvio

Attenendosi scrupolosamente al principio di diritto enunciato dalla Cassazione, la Corte d’Appello in sede di rinvio ha riformato la precedente sentenza. Ha accertato che l’importo già corrisposto dalla stazione appaltante (pari al 10% del valore dell’appalto) era il massimo dovuto. Di conseguenza, ha rigettato tutte le domande dell’impresa e l’ha condannata a restituire le somme che aveva percepito in eccesso in esecuzione della sentenza d’appello poi annullata, oltre agli interessi e a tutte le spese legali dei vari gradi di giudizio.

Le Motivazioni

La motivazione centrale della decisione si fonda sull’interpretazione della normativa sugli appalti pubblici, che stabilisce un limite invalicabile per i premi appalti pubblici. La Suprema Corte ha chiarito che l’errore della prima sentenza d’appello era stato quello di considerare i due incentivi come ontologicamente diversi, mentre entrambi servivano allo stesso scopo: premiare la celerità dell’appaltatore. La ratio della legge è quella di evitare esborsi eccessivi da parte della pubblica amministrazione. Pertanto, qualsiasi patto che preveda un premio per l’anticipata ultimazione, a prescindere dal nomen iuris utilizzato, deve sottostare al limite del 10%. Il giudice del rinvio, vincolato da questo thema decidendum, non ha potuto fare altro che applicarlo al caso concreto, constatando che la pretesa dell’impresa superava tale soglia inderogabile.

Le Conclusioni

Questa sentenza consolida un principio di estrema importanza per il settore degli appalti pubblici. Le stazioni appaltanti hanno la certezza che il limite del 10% funge da scudo contro pretese economiche eccessive, anche se basate su clausole contrattuali apparentemente distinte. Per le imprese, d’altra parte, emerge la chiara indicazione che non è possibile cumulare o sommare diversi incentivi per superare la soglia massima prevista dalla legge. La decisione promuove la trasparenza e la corretta gestione delle finanze pubbliche, assicurando che i premi per l’efficienza rimangano entro limiti ragionevoli e normativamente stabiliti.

I premi per l’accelerazione dei lavori e gli incentivi per la riduzione del disagio al traffico in un appalto pubblico sono cumulabili?
No, la sentenza chiarisce che i due tipi di incentivi non sono cumulabili. L’impresa ha diritto a vedersi riconosciuto l’incentivo di importo maggiore tra quelli previsti, ma non la loro somma, e sempre nel rispetto del limite massimo di legge.

Esiste un limite massimo per i premi di accelerazione negli appalti pubblici?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che qualsiasi forma di premio, incentivo o rimborso per l’anticipata conclusione dei lavori è soggetta a un limite massimo inderogabile pari al 10% dell’ammontare netto del contratto.

Il nome dato a un incentivo (es. “premio” o “rimborso”) può escluderlo dal limite di legge del 10%?
No, la decisione stabilisce che è la finalità dell’incentivo a essere determinante, non la sua denominazione. Se una clausola ha lo scopo di premiare la celerità nell’esecuzione, essa rientra nel campo di applicazione del limite del 10%, a prescindere da come venga definita nel contratto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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