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Preliminare vendita immobile e vendita a terzi

Una sentenza della Corte d’Appello di Salerno stabilisce un principio fondamentale in materia di preliminare vendita immobile. Anche se il promittente venditore vende l’immobile a un terzo prima della data del rogito, non si configura un inadempimento automatico. Il promissario acquirente, per far valere i propri diritti, ha sempre l’onere di convocare formalmente la controparte davanti al notaio per la stipula del contratto definitivo. In assenza di tale convocazione, la richiesta di risarcimento o di restituzione del doppio della caparra viene respinta.

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Pubblicato il 21 novembre 2024 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Preliminare Vendita Immobile: Cosa Succede se il Venditore Vende a un Altro?

La stipula di un contratto preliminare vendita immobile rappresenta un momento cruciale nell’acquisto di una proprietà. Tuttavia, una delle maggiori preoccupazioni per il promissario acquirente è la possibilità che il venditore, prima del rogito definitivo, decida di vendere lo stesso bene a un terzo. Una recente sentenza della Corte d’Appello di Salerno ha affrontato proprio questa complessa situazione, giungendo a una conclusione che sottolinea l’importanza di specifici oneri formali a carico dell’acquirente, anche di fronte a un comportamento apparentemente sleale del venditore.

I Fatti di Causa

Il caso ha origine da un contratto preliminare per l’acquisto di un locale commerciale. Il promissario acquirente, dopo aver versato una cospicua caparra confirmatoria, scopriva che la promittente venditrice aveva alienato l’immobile a una società terza prima della scadenza del termine pattuito per la stipula del contratto definitivo. Ritenendo questo atto un grave inadempimento, l’acquirente citava in giudizio la venditrice per ottenere la risoluzione del contratto e la restituzione del doppio della caparra versata.

Il tribunale di primo grado, tuttavia, rigettava la domanda. La motivazione? Il promissario acquirente non aveva mai formalmente invitato la venditrice a presentarsi davanti a un notaio per il rogito, un onere che, secondo il contratto, spettava a lui.

La Decisione della Corte d’Appello sul Preliminare Vendita Immobile

La Corte d’Appello, chiamata a decidere sull’impugnazione, ha confermato la decisione di primo grado, rigettando l’appello. Il punto centrale della sentenza è un principio controintuitivo ma giuridicamente rigoroso: la vendita dell’immobile a un terzo, di per sé, non costituisce un inadempimento definitivo e irreparabile da parte del promittente venditore.

L’Onere della Convocazione Formale

I giudici hanno spiegato che, fino alla scadenza del termine per il rogito, il promittente venditore ha teoricamente ancora la possibilità di adempiere alla propria obbligazione. Potrebbe, ad esempio, riacquistare l’immobile dal terzo o convincere quest’ultimo a trasferire la proprietà direttamente al promissario acquirente.

Di conseguenza, affinché l’inadempimento diventi giuridicamente rilevante, spetta al promissario acquirente compiere l’atto formale che mette la controparte in condizione di adempiere o di manifestare il suo definitivo rifiuto: la convocazione davanti al notaio. Poiché il contratto prevedeva che la scelta del notaio spettasse all’acquirente, era suo preciso onere attivarsi, comunicando formalmente alla venditrice il giorno, l’ora e lo studio notarile per la stipula. Non avendolo fatto, l’acquirente non ha mai messo la venditrice in una posizione di mora, ovvero di ritardo colpevole.

Le Motivazioni

La Corte ha basato la sua decisione su un’attenta analisi dei principi che regolano il contratto preliminare e l’inadempimento. Ha chiarito che l’obbligazione principale del promittente venditore è quella di far acquistare la proprietà al promissario acquirente entro il termine pattuito. La vendita a un terzo complica questo percorso, ma non lo rende a priori impossibile. Il momento che cristallizza l’inadempimento è la mancata comparizione al rogito dopo una formale convocazione.

La Corte ha inoltre ritenuto irrilevanti le affermazioni dell’acquirente di aver invitato “verbalmente” la venditrice. Un invito, per avere efficacia giuridica in questo contesto, deve essere specifico e provabile, preferibilmente in forma scritta, e non un generico sollecito. La mancanza di questa prova formale ha reso impossibile dimostrare che l’impossibilità di stipulare il definitivo fosse imputabile esclusivamente alla condotta della venditrice. L’azione dell’acquirente, intentata molto tempo dopo la scadenza del termine, è stata vista come un’ulteriore prova del suo disinteresse originario all’esecuzione del contratto, rafforzando la posizione della venditrice.

Conclusioni

La sentenza offre una lezione fondamentale per chiunque si appresti a firmare un contratto preliminare vendita immobile. Per il promissario acquirente, la massima tutela si ottiene non solo vigilando sulla condotta del venditore, ma soprattutto adempiendo scrupolosamente ai propri oneri formali. Anche di fronte alla notizia di una vendita a terzi, è imperativo inviare una convocazione formale per il rogito (tramite raccomandata A/R o PEC) per costituire in mora il venditore e precostituire la prova del suo inadempimento. Per i promittenti venditori, la decisione ricorda che, sebbene la vendita a terzi non sia un inadempimento automatico, essa espone a rischi legali significativi qualora l’acquirente si attivi correttamente.

La vendita a un terzo dell’immobile promesso in vendita, prima della scadenza del termine per il rogito, costituisce di per sé un inadempimento del venditore?
No. Secondo la Corte d’Appello, la vendita a un terzo non costituisce automaticamente un inadempimento, poiché il venditore potrebbe teoricamente ancora adempiere alla sua obbligazione, ad esempio riacquistando il bene o facendolo trasferire dal terzo acquirente entro la data del rogito.

Cosa deve fare il promissario acquirente per poter contestare l’inadempimento del promittente venditore, anche se quest’ultimo ha già venduto l’immobile ad altri?
Il promissario acquirente ha l’onere di invitare formalmente il promittente venditore a comparire davanti al notaio da lui scelto, in una data e ora precise, per la stipula del contratto definitivo. Senza questa convocazione formale, il venditore non può essere considerato legalmente inadempiente.

Un invito verbale a recarsi dal notaio è sufficiente per mettere in mora il promittente venditore?
No. La sentenza chiarisce che un invito generico o verbale non è sufficiente. La convocazione deve essere formale, specifica e provabile (ad esempio, tramite raccomandata o PEC), indicando il giorno, l’ora e il notaio, al fine di poter validamente fondare un’ipotesi di inadempimento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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