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Prelazione statutaria: sequestro quote per violazione

Un socio di maggioranza ha ottenuto il sequestro giudiziario di una quota societaria venduta da un altro socio a un terzo, in presunta violazione del diritto di prelazione statutaria. Il Tribunale ha concesso la misura cautelare, ritenendo che la comunicazione di vendita (denuntiatio) fosse incompleta e che il venditore non avesse agito in buona fede. La decisione sottolinea l’efficacia reale della prelazione statutaria, che la rende opponibile anche all’acquirente terzo, giustificando il sequestro per tutelare i diritti del socio pretermesso in attesa della decisione di merito.

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Pubblicato il 28 febbraio 2025 in Diritto Societario, Giurisprudenza Civile

La Prelazione Statutaria e la Tutela del Socio: Analisi di un Sequestro Giudiziario

L’esercizio del diritto di prelazione statutaria rappresenta uno dei meccanismi fondamentali per la gestione degli equilibri interni a una società. Quando un socio decide di cedere la propria partecipazione, gli altri soci hanno spesso il diritto di essere preferiti a terzi acquirenti. Ma cosa succede se questa procedura non viene rispettata? Un’interessante ordinanza del Tribunale di Torino fa luce sulla tutela accordata al socio pretermesso, confermando la possibilità di ottenere il sequestro giudiziario delle quote contese.

I Fatti del Caso: Una Cessione di Quote Contestata

La vicenda vede protagonista il socio di maggioranza di una società (detentore del 66,7% delle quote), che si oppone alla cessione della restante parte del capitale (33,3%) da parte di un altro socio a un terzo. Il socio di maggioranza (il ‘Ricorrente’) aveva ricevuto la comunicazione di vendita (‘denuntiatio’) e aveva manifestato la volontà di esercitare la prelazione, sollevando però dubbi sul prezzo e sulla serietà dell’operazione.

Nonostante i chiarimenti richiesti, il socio venditore procedeva comunque alla cessione delle quote al terzo acquirente. Il Ricorrente si è quindi rivolto al Tribunale chiedendo il sequestro giudiziario della partecipazione, sostenendo che la vendita fosse illegittima per violazione del suo diritto di prelazione.

Le Posizioni delle Parti in Causa

Il Socio Ricorrente: Sosteneva di aver legittimamente esercitato la prelazione e che, di conseguenza, la vendita al terzo fosse un acquisto a non domino (da chi non è proprietario). In subordine, denunciava la violazione delle norme statutarie sulla prelazione e la natura simulata dell’atto.
Il Socio Venditore e l’Acquirente: Contestavano l’effettivo esercizio della prelazione da parte del Ricorrente e difendevano la legittimità della cessione.
La Società: Aderiva alla posizione del Socio Ricorrente, supportando la tesi della violazione statutaria.

La Violazione della Prelazione Statutaria

Il cuore della decisione del Tribunale risiede nell’analisi della prelazione statutaria. Il giudice, pur non ritenendo perfezionato l’acquisto da parte del Ricorrente (poiché la sua risposta alla denuntiatio non era una piena accettazione ma conteneva obiezioni), ha ravvisato una palese violazione delle regole di correttezza e buona fede da parte del socio venditore.

Il Tribunale ha evidenziato come la comunicazione di vendita fosse incompleta, mancando di informazioni essenziali richieste dallo statuto, come le modalità di pagamento. Questa omissione, secondo il giudice, rendeva l’offerta inidonea a far decorrere i termini per l’esercizio della prelazione. L’atteggiamento del socio venditore, che si è rifiutato di fornire i chiarimenti richiesti per poi procedere ugualmente con la vendita, è stato giudicato contrario ai principi di buona fede.

Le Motivazioni della Decisione

Il Tribunale ha accolto la richiesta di sequestro basandosi su due pilastri fondamentali: il fumus boni iuris e il periculum in mora.

Il fumus boni iuris (la parvenza del buon diritto) è stato ravvisato non tanto in un acquisto già perfezionato, quanto nella chiara violazione delle norme statutarie che regolano la prelazione. Il giudice ha affermato che il Socio Ricorrente non è stato messo nelle condizioni di esercitare efficacemente il proprio diritto. La decisione richiama una giurisprudenza consolidata secondo cui la prelazione statutaria ha ‘efficacia reale’, cioè è opponibile non solo al socio venditore ma anche al terzo acquirente. La sua violazione, quindi, non genera solo un diritto al risarcimento, ma rende l’acquisto inefficace nei confronti del socio pretermesso e della società.

Il periculum in mora (il pericolo nel ritardo) è stato identificato nel rischio concreto che, nelle more del giudizio di merito, le quote potessero essere nuovamente trasferite o che l’acquirente potesse compiere atti di gestione dannosi per la società, data la situazione di forte conflittualità tra i due unici soci rimasti.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Soci e Società

Questa ordinanza offre importanti spunti pratici. In primo luogo, ribadisce la serietà e la natura vincolante delle clausole di prelazione inserite negli statuti societari. Una denuntiatio incompleta o reticente non è sufficiente a far scattare i termini per l’esercizio del diritto e può costituire un atto contrario a buona fede.

In secondo luogo, conferma che la tutela del socio pretermesso non si limita a una richiesta di risarcimento danni, ma può estendersi a misure cautelari reali come il sequestro giudiziario, volte a ‘congelare’ la situazione e a preservare il bene conteso. La decisione sottolinea che l’efficacia reale della clausola protegge l’assetto proprietario voluto dai soci e la stabilità stessa della compagine sociale, garantendo che l’ingresso di nuovi soci avvenga nel pieno rispetto delle regole condivise.

La clausola di prelazione statutaria ha solo un valore tra i soci o è opponibile anche a chi acquista le quote?
Sì, è opponibile anche al terzo acquirente. Il Tribunale, richiamando la giurisprudenza della Cassazione, ha affermato che la prelazione statutaria ha ‘efficacia reale’, il che significa che la sua violazione rende l’atto di cessione inefficace non solo verso la società e il socio pretermesso, ma anche nei confronti del terzo che ha acquistato le quote.
Cosa succede se la comunicazione di vendita (denuntiatio) al socio con diritto di prelazione è incompleta?
Se la denuntiatio è incompleta perché manca di elementi essenziali richiesti dallo statuto (nel caso di specie, le modalità di pagamento), non è considerata una valida offerta. Di conseguenza, il socio destinatario non è tenuto a esercitare il suo diritto entro i termini, e il venditore, agendo in violazione della buona fede, non può procedere legittimamente alla vendita a terzi.È possibile ottenere il sequestro delle quote anche se non si è ancora certi di vincere la causa sul diritto di proprietà?
Sì. Il sequestro giudiziario è una misura cautelare che viene concessa sulla base di una valutazione sommaria, non di una certezza. Nel caso esaminato, il Tribunale ha ritenuto sufficiente la ‘parvenza di un buon diritto’ (fumus boni iuris), derivante dalla palese violazione delle norme statutarie sulla prelazione, e il ‘pericolo nel ritardo’ (periculum in mora) per concedere il sequestro e proteggere le quote fino alla decisione definitiva.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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