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Prelazione agraria: tutti i requisiti per il confinante

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 8338/2024, ha stabilito un principio fondamentale in materia di prelazione agraria. Il caso riguardava la richiesta di riscatto di un fondo agricolo da parte del proprietario confinante. La Corte ha chiarito che, per esercitare validamente il diritto di prelazione, il proprietario del fondo confinante non solo deve essere un coltivatore diretto, ma deve anche soddisfare tutte le altre condizioni previste dall’art. 8 della legge n. 590 del 1965, originariamente dettate per l’affittuario. La sentenza di merito, che aveva erroneamente escluso la necessità di tali requisiti, è stata cassata con rinvio.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Prelazione agraria: la Cassazione conferma tutti i requisiti per il confinante

Il diritto di prelazione agraria è uno strumento cruciale per favorire l’accorpamento dei fondi e la creazione di imprese agricole più efficienti. Ma quali sono esattamente i requisiti che un proprietario confinante deve possedere per poter esercitare questo diritto? Con la recente ordinanza n. 8338 del 27 marzo 2024, la Corte di Cassazione ha fornito un chiarimento definitivo, affermando che le condizioni previste per l’affittuario si applicano integralmente anche al confinante. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Una Vendita Contestata

La vicenda trae origine dalla vendita di un fondo agricolo. I venditori, prima di cedere il terreno a un terzo acquirente, avevano correttamente notificato la proposta di vendita all’unico proprietario del fondo confinante a loro noto, il quale aveva rinunciato alla prelazione. Tuttavia, dopo la vendita, si faceva avanti un’altra persona, comproprietaria dello stesso fondo confinante, la quale non era stata avvisata. Questa agiva in giudizio contro il nuovo acquirente esercitando il diritto di riscatto (o retratto) agrario, lo strumento che la legge le concede per ‘recuperare’ il bene.

L’acquirente, vistosi citato in giudizio, chiamava in causa i suoi venditori per essere garantito contro l’evizione, ovvero la perdita del bene acquistato. Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione alla confinante, riconoscendo il suo diritto di riscatto e condannando i venditori a risarcire il danno all’acquirente evitto. La Corte d’Appello, in particolare, aveva sostenuto che al proprietario confinante bastasse la qualifica di coltivatore diretto e la proprietà del fondo, senza dover dimostrare gli ulteriori requisiti richiesti dalla legge all’affittuario.

La Decisione della Cassazione sulla prelazione agraria del confinante

I venditori, ritenendo errata la decisione dei giudici di merito, hanno presentato ricorso in Cassazione. Il loro principale argomento era che la Corte d’Appello avesse sbagliato a non applicare tutte le condizioni previste dall’art. 8 della Legge n. 590 del 1965, anche al caso della prelazione agraria del confinante, disciplinata dall’art. 7 della Legge n. 817 del 1971.

La Suprema Corte ha accolto questo motivo di ricorso, cassando la sentenza e rinviando la causa ad un’altra sezione della Corte d’Appello per una nuova valutazione.

L’Errore della Corte d’Appello

I giudici di secondo grado avevano affermato che la legge del 1971 riconoscesse la prelazione al confinante coltivatore diretto per il solo fatto di essere proprietario di terreni confinanti, senza che fosse necessario verificare le ulteriori condizioni previste dalla legge del 1965. Questa interpretazione è stata giudicata errata dalla Cassazione.

Le Motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha ribadito un principio consolidato nella sua giurisprudenza: il diritto del confinante non è un diritto nuovo e distinto, ma un’estensione di quello già previsto per l’affittuario. La finalità della legge è quella di promuovere la formazione di imprese agricole di proprietà di coltivatori diretti e di migliorare la redditività dei terreni attraverso l’accorpamento. Questo obiettivo deve però essere bilanciato con il diritto di proprietà e la libertà contrattuale.

Pertanto, per evitare di comprimere eccessivamente i diritti del venditore, l’esercizio della prelazione deve essere subordinato alle medesime, rigorose condizioni, sia per l’affittuario che per il confinante. L’art. 7 della legge del 1971, infatti, rinvia integralmente all’art. 8 della legge del 1965. Di conseguenza, il proprietario confinante deve dimostrare di possedere tutti i seguenti requisiti:

1. La qualifica di coltivatore diretto.
2. La coltivazione biennale dei terreni confinanti.
3. Il possesso di una forza lavorativa adeguata.
4. Il non aver venduto fondi rustici nel biennio precedente.
5. La superficie totale dei fondi posseduti, sommata a quella del fondo da acquistare, non deve superare il triplo della capacità lavorativa della propria famiglia.

L’assenza di anche una sola di queste condizioni impedisce l’esercizio del diritto di prelazione e del conseguente riscatto.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza della Cassazione ha un’importante valenza pratica. Ribadisce con forza che la prelazione agraria è un istituto eccezionale, le cui condizioni devono essere interpretate in modo rigoroso. Chi intende vendere un fondo agricolo deve prestare attenzione a notificare la proposta a tutti i confinanti che potrebbero avere i requisiti di legge. D’altro canto, il confinante che intende esercitare la prelazione deve essere consapevole di dover provare in giudizio la sussistenza di tutte le condizioni previste dalla legge, non essendo sufficiente la sola qualifica di coltivatore diretto e la proprietà del terreno adiacente. La decisione rafforza la certezza del diritto e fornisce un quadro normativo chiaro per le transazioni immobiliari in ambito agricolo.

Quali sono i requisiti che un proprietario confinante deve soddisfare per esercitare la prelazione agraria?
Il proprietario di un fondo agrario confinante, per esercitare il diritto di prelazione, deve soddisfare tutte le condizioni previste dall’art. 8 della legge n. 590 del 1965, tra cui la qualifica di coltivatore diretto, la coltivazione dei propri fondi da almeno due anni, il non aver venduto altri fondi nel biennio precedente e il rispetto dei limiti dimensionali legati alla capacità lavorativa del proprio nucleo familiare.

È sufficiente essere proprietario di un terreno confinante per avere diritto alla prelazione agraria?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha chiarito che il diritto di prelazione del confinante è un’estensione di quello previsto per l’affittuario e, pertanto, è subordinato al possesso di tutte le condizioni soggettive e oggettive stabilite dalla legge, non solo alla mera proprietà del terreno adiacente.

Cosa succede se il confinante che agisce in riscatto non dimostra di avere tutti i requisiti di legge?
Se il confinante non prova la sussistenza di anche una sola delle condizioni richieste dalla legge (ad esempio, la forza lavorativa adeguata o il non aver venduto fondi nel biennio precedente), la sua domanda di riscatto viene rigettata e la vendita originaria al terzo acquirente rimane valida ed efficace.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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