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Prelazione agraria: diritto esteso all’intero fondo

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto di prelazione agraria di un coltivatore confinante sull’intero fondo venduto, anche sulle parti non boschive. La Corte ha stabilito che il taglio della legna è coltivazione e che, in caso di complesso unitario, la prelazione non può essere frazionata per non pregiudicare la gestione aziendale.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Prelazione Agraria: il Diritto si Estende all’Intero Complesso Fondiario

L’istituto della prelazione agraria è fondamentale per favorire la formazione di proprietà agricole efficienti e ben dimensionate. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto importanti chiarimenti su due aspetti cruciali: la qualificazione dell’attività di silvicoltura e l’estensione del diritto di prelazione a fondi con destinazioni d’uso miste. La decisione sottolinea come l’obiettivo della legge sia quello di accorpare i terreni per migliorare la redditività, anche quando ciò implica l’acquisizione di un complesso unitario composto sia da boschi che da prati e fabbricati.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine dalla vendita di un vasto appezzamento di terreno in montagna, costituito da bosco, prati e fabbricati rurali (un cosiddetto “alpeggio”). Un coltivatore diretto, proprietario di terreni boschivi confinanti, manifestava l’intenzione di esercitare il proprio diritto di prelazione sull’intera proprietà.

La parte venditrice, tuttavia, sosteneva che la prelazione dovesse limitarsi alle sole particelle boschive, escludendo prati e fabbricati. Nonostante l’opposizione del confinante, la vendita veniva conclusa con terzi acquirenti. Di conseguenza, il coltivatore adiva le vie legali per esercitare il riscatto agrario, chiedendo il trasferimento dell’intera proprietà a suo nome.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello davano ragione al coltivatore, riconoscendogli il diritto di riscattare l’intero complesso immobiliare. Gli acquirenti, soccombenti in entrambi i gradi di giudizio, proponevano quindi ricorso per Cassazione.

Le Questioni Giuridiche e la Prelazione Agraria

I motivi di ricorso presentati alla Suprema Corte vertevano su tre punti principali:

1. Qualifica di coltivatore diretto: Gli acquirenti contestavano che il vicino avesse diritto alla prelazione, sostenendo che la sua attività principale fosse l’allevamento e il commercio di bestiame, e non la coltivazione della terra.
2. Nozione di silvicoltura: Si argomentava che la semplice attività di taglio della legna, svolta dal confinante, non potesse essere qualificata come “coltivazione” del bosco, requisito necessario per la prelazione.
3. Estensione del diritto: In subordine, si chiedeva di limitare il riscatto alle sole particelle boschive, omogenee a quelle già di proprietà del coltivatore, escludendo il resto dell’alpeggio.

Le Motivazioni della Corte di Cassazione

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, confermando la decisione dei giudici di merito. Analizziamo le motivazioni per ciascun punto.

Il Taglio del Legname è “Coltivazione”

Sul secondo motivo, la Corte ha chiarito che l’attività di silvicoltura è a tutti gli effetti equiparata alla coltivazione. Citando un precedente delle Sezioni Unite, i giudici hanno ribadito che il bosco è un fondo destinato a produrre “frutti” di natura agricola, come il legname. Pertanto, l’attività di taglio degli alberi non è un mero prelievo di frutti spontanei, ma rientra a pieno titolo nella “cura del bene bosco” e, di conseguenza, nella nozione di coltivazione rilevante ai fini della prelazione agraria.

Prelazione sull’Intero Complesso Fondiario Unitario

Il punto più significativo della decisione riguarda il terzo motivo. La Corte ha confermato la valutazione dei giudici di merito, secondo cui il terreno venduto (prato, bosco e fabbricati) costituiva un “complesso fondiario oggettivamente unitario”, tipico degli alpeggi montani, gestito in modo uniforme.

La finalità della prelazione agraria è quella di favorire l’accorpamento dei fondi per migliorare la redditività e l’efficienza gestionale dell’azienda agricola. Frazionare il complesso, consentendo la prelazione solo sulla parte boschiva, avrebbe significato smembrare un’unità produttiva, andando contro la ratio stessa della legge.

I giudici hanno specificato che il limite di estendere la prelazione solo a fondi omogenei (bosco su bosco) si applica solo al silvicoltore che svolge esclusivamente o principalmente tale attività. Nel caso di specie, il coltivatore svolgeva anche altre attività agricole, come la cura dei terreni d’alpeggio. Di conseguenza, il suo diritto si estendeva legittimamente all’intero complesso unitario acquistato dai ricorrenti.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida principi fondamentali in materia di prelazione agraria. In primo luogo, riafferma un’interpretazione ampia del concetto di “coltivazione”, includendovi anche la silvicoltura intesa come taglio del legname. In secondo luogo, e con maggiore impatto pratico, stabilisce che quando un fondo venduto, seppur composto da particelle con destinazioni diverse, costituisce un’unità gestionale ed economica, il diritto di prelazione del confinante si estende all’intero complesso. La logica prevalente è quella di non smembrare le aziende agricole, ma di favorirne l’ampliamento e la gestione razionale, in linea con gli obiettivi perseguiti dal legislatore.

Il semplice taglio di legna in un bosco è sufficiente per essere considerata ‘coltivazione’ ai fini della prelazione agraria?
Sì. La Corte di Cassazione ha confermato che la silvicoltura, inclusa l’attività di taglio del legname, è una forma di coltivazione, poiché il bosco è un fondo destinato a produrre frutti agricoli. Questa attività è quindi un presupposto valido per esercitare il diritto di prelazione.

Se un fondo in vendita è composto sia da bosco che da prati, il proprietario di un terreno boschivo confinante può esercitare la prelazione sull’intera proprietà?
Sì, a condizione che il fondo in vendita sia considerato un ‘complesso fondiario oggettivamente unitario’. Se le diverse parti (bosco, prato, fabbricati) sono gestite come un’unica azienda, la prelazione si estende all’intero complesso per non smembrare l’unità produttiva e per favorire un accorpamento funzionale dei terreni.

Il diritto di prelazione del proprietario di un bosco è sempre limitato all’acquisto di altri terreni boschivi?
No. Secondo la Corte, questo limite si applica solo quando il prelazionante svolge in via esclusiva o principale l’attività di silvicoltura. Se, come nel caso di specie, il coltivatore svolge anche altre attività agricole (es. gestione di pascoli), il suo diritto di prelazione può estendersi anche a terreni non boschivi facenti parte di un complesso unitario.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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