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Prededucibilità crediti concordato: la Cassazione riesamina

Un ente fiscale ha impugnato la decisione di un tribunale che negava la prededucibilità ai crediti sorti dopo l’omologazione di un concordato preventivo, poi sfociato in fallimento. La Corte di Cassazione, con ordinanza interlocutoria, ha ritenuto la questione di tale rilevanza da rimetterla alla pubblica udienza. L’obiettivo è riesaminare l’orientamento consolidato sulla prededucibilità crediti concordato alla luce dei più recenti principi, in particolare quelli sulla ‘funzionalità’ del credito rispetto alla procedura concorsuale.

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Prededucibilità Crediti Concordato: la Cassazione Apre a una Revisione

La questione della prededucibilità crediti concordato, specialmente per quelli sorti nella fase successiva all’omologazione del piano, rappresenta un nodo cruciale nel diritto fallimentare. Un’ordinanza interlocutoria della Corte di Cassazione segnala ora la volontà di approfondire questo tema complesso, mettendo potenzialmente in discussione un orientamento finora consolidato. La decisione di rimettere la causa a una pubblica udienza apre a scenari di grande interesse per imprese, creditori e professionisti del settore.

Il Contesto del Ricorso

La vicenda trae origine dalla decisione di un Tribunale di merito che, nell’ambito di un fallimento seguito a un concordato preventivo in continuità aziendale, aveva rigettato l’opposizione di un ente fiscale. Quest’ultimo chiedeva il riconoscimento della prededucibilità per i propri crediti, maturati durante la fase di esecuzione del concordato, ovvero dopo l’approvazione (omologazione) del piano da parte del tribunale.

Il giudice di merito, pur consapevole di discostarsi dalla giurisprudenza di legittimità prevalente, aveva negato tale privilegio. La motivazione era netta: ammettere la prededucibilità di questi nuovi debiti avrebbe comportato una ‘conseguenza paradossale’, ossia l’erosione dell’attivo destinato ai creditori originari del concordato, i quali si sarebbero trovati ingiustamente pregiudicati dalle scelte gestionali dell’imprenditore, ormai tornato ‘in bonis’ (cioè nel pieno possesso della sua capacità di agire).

La Questione sulla Prededucibilità Crediti Concordatari dopo l’Omologa

Il cuore del problema risiede nell’interpretazione dell’articolo 111 della legge fallimentare. La giurisprudenza ha progressivamente esteso il concetto di crediti ‘sorti in funzione’ della procedura, includendo anche quelli nati dopo l’omologa, se strumentali all’attuazione del piano. Questa interpretazione mirava a favorire il risanamento aziendale, incoraggiando terzi a contrattare con l’impresa in concordato.

Tuttavia, l’ordinanza interlocutoria evidenzia come questa visione debba essere riconsiderata. La Corte si interroga sulla tenuta di tale orientamento, soprattutto dopo l’intervento delle Sezioni Unite che, con una pronuncia del 2021, hanno definito con maggior rigore i confini della prededuzione ‘funzionale’. La questione è se sia corretto estendere automaticamente un privilegio nato in una procedura (il concordato) a una successiva e diversa procedura (il fallimento), specialmente quando l’impresa, nel periodo intermedio, ha riacquistato la propria autonomia gestionale.

La Decisione della Corte di Cassazione

Con questa ordinanza, la Suprema Corte non fornisce una soluzione, ma sceglie la via della prudenza e dell’approfondimento. Riconoscendo la ‘rilevanza delle questioni implicate’, ha disposto la trattazione del ricorso in una pubblica udienza. Questa scelta indica la volontà di analizzare a fondo diversi aspetti critici:

1. La chiusura della procedura concordataria: Con l’omologa, la procedura di concordato si chiude formalmente, e l’imprenditore ritorna ‘in bonis’, seppur sotto la vigilanza degli organi della procedura.
2. Il criterio di ‘funzionalità’: È necessario definire se i debiti contratti in questa fase siano ancora ‘funzionali’ alla procedura originaria o se rispondano a ordinarie logiche di mercato.
3. La coerenza con i nuovi principi: L’interpretazione deve essere allineata ai principi più restrittivi sulla prededuzione fissati dalle Sezioni Unite, che richiedono un nesso diretto e specifico con gli interessi della massa dei creditori della procedura in cui il credito sorge.

le motivazioni

La Corte ritiene che l’orientamento consolidato debba essere attentamente scrutinato. Le Sezioni Unite hanno chiarito che la prededucibilità è una nozione ‘relazionale’, legata alla singola procedura concorsuale. Un credito non può essere considerato prededucibile solo perché si inserisce in una sequenza di procedure. Il riconoscimento di tale privilegio richiede un apprezzamento concreto del rapporto di inerenza tra il credito e le finalità della procedura a vantaggio della quale è sorto. Pertanto, estendere automaticamente la prededucibilità dai crediti del concordato al successivo fallimento potrebbe non avere un solido fondamento normativo e rischiare di alterare l’ordine delle cause di prelazione a danno dei creditori originari.

le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione sospende il giudizio e rinvia la causa a nuovo ruolo per la trattazione in pubblica udienza. Questa mossa preannuncia una riflessione approfondita che potrebbe portare a una significativa evoluzione della giurisprudenza sulla prededucibilità dei crediti sorti dopo l’omologa del concordato. L’esito finale avrà un impatto determinante sulla tutela dei creditori e sulla gestione delle imprese che affrontano un percorso di risanamento, definendo con maggiore chiarezza il perimetro di rischio per chi fornisce credito e servizi in questa delicata fase.

I crediti sorti dopo l’omologazione di un concordato preventivo sono sempre prededucibili in caso di successivo fallimento?
L’ordinanza non fornisce una risposta definitiva, ma solleva forti dubbi su questo automatismo. La Corte di Cassazione ha rimesso la questione a una pubblica udienza proprio per riesaminare se e a quali condizioni tali crediti possano essere considerati prededucibili, alla luce del più rigoroso criterio di ‘funzionalità’.

Perché il Tribunale di merito aveva negato la prededucibilità a questi crediti?
Il Tribunale riteneva che concedere la prededucibilità avrebbe causato una ‘conseguenza paradossale’: l’esaurimento dell’attivo disponibile a danno dei creditori originari del concordato, i quali, dopo l’omologazione, non avrebbero più un’effettiva protezione dalle scelte, anche controproducenti, dell’imprenditore tornato ad operare autonomamente.

Qual è il ruolo della sentenza delle Sezioni Unite n. 42093/2021 in questa vicenda?
Quella sentenza ha tracciato un nuovo e più severo perimetro per la prededuzione, stabilendo che la ‘funzionalità’ di un credito deve essere valutata in relazione alla specifica procedura in cui sorge e non può essere automaticamente trasferita a una procedura successiva. L’ordinanza in esame ritiene necessario riesaminare l’orientamento precedente alla luce di questi nuovi e più stringenti principi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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