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Potere disciplinare: No al ne bis in idem per assenze

Una lavoratrice, già sospesa per assenza ingiustificata, è stata licenziata per ulteriori e successive assenze. Ha impugnato il licenziamento invocando il principio del ‘ne bis in idem’, secondo cui non si può essere puniti due volte per lo stesso fatto. La Corte di Cassazione ha respinto il ricorso, affermando che il potere disciplinare del datore non si esaurisce se le nuove condotte, pur essendo della stessa natura (assenze), costituiscono fatti materialmente diversi e distinti, poiché avvenuti in giorni differenti.

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Potere disciplinare e assenze ripetute: quando è possibile un nuovo provvedimento?

Il potere disciplinare del datore di lavoro è uno strumento fondamentale per garantire il corretto svolgimento dell’attività aziendale, ma incontra limiti precisi, tra cui il principio del ne bis in idem. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un importante chiarimento su come questo principio si applichi in caso di assenze ingiustificate ripetute nel tempo. La Corte ha stabilito che sanzionare un lavoratore per un primo periodo di assenza non preclude la possibilità di irrogare una sanzione più grave, incluso il licenziamento, per assenze successive, in quanto si tratta di fatti distinti.

I fatti di causa

Il caso esaminato riguarda una lavoratrice che, dopo essere stata trasferita presso una nuova sede lavorativa al rientro dalle ferie, si era assentata ingiustificatamente per un primo periodo, dal 7 al 15 settembre. Per questa condotta, l’azienda le aveva inflitto una sanzione conservativa, consistente in 10 giorni di sospensione dal lavoro e dalla retribuzione.

Nonostante la sanzione, la dipendente si era nuovamente assentata in diversi giorni del mese successivo (ottobre). A seguito di questo secondo blocco di assenze, l’azienda ha avviato un nuovo procedimento disciplinare che si è concluso con il licenziamento per giusta causa. La lavoratrice ha impugnato il licenziamento, sostenendo che l’azienda avesse violato il principio del ne bis in idem, avendo già ‘consumato’ il proprio potere sanzionatorio con la precedente sospensione.

L’esercizio del potere disciplinare e il principio del ne bis in idem

Il principio del ne bis in idem stabilisce che nessuno può essere punito due volte per lo stesso fatto. Nel diritto del lavoro, questo significa che una volta che il datore di lavoro ha esercitato il suo potere disciplinare per una determinata infrazione, non può sanzionare nuovamente il dipendente per quella medesima condotta.

La questione centrale del caso era quindi stabilire se le assenze di ottobre costituissero lo ‘stesso fatto’ delle assenze di settembre. Secondo la tesi della lavoratrice, l’assenza ingiustificata era un’unica condotta continuata, e la prima sanzione avrebbe dovuto coprire l’intero comportamento. La Corte di Cassazione, confermando la decisione della Corte d’Appello, ha però seguito un ragionamento diverso.

Le motivazioni della Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, chiarendo che il criterio per applicare il principio del ne bis in idem è quello dell’identità sostanziale dei fatti. Nel caso di specie, i fatti contestati nei due procedimenti disciplinari erano palesemente diversi:

1. Primo procedimento: riguardava le assenze ingiustificate nei giorni dal 7 al 15 settembre.
2. Secondo procedimento: riguardava le assenze ingiustificate nei giorni 3, 5, 6, 7, 8 e 9 ottobre.

Si tratta, secondo la Corte, di condotte distinte, commesse in periodi temporali diversi. Ogni giorno di assenza ingiustificata costituisce un inadempimento contrattuale autonomo. Pertanto, l’aver sanzionato il primo gruppo di assenze non impediva all’azienda di sanzionare, anche più gravemente, il secondo. La Corte ha sottolineato che, se si accogliesse la tesi della lavoratrice, un dipendente sanzionato con una misura conservativa per un’assenza potrebbe continuare ad assentarsi sine die senza poter subire ulteriori conseguenze disciplinari, il che sarebbe palesemente irragionevole.

Conclusioni

La decisione della Cassazione ribadisce un punto fondamentale nella gestione del potere disciplinare: la reiterazione di un comportamento illecito non crea un’unica infrazione, ma una serie di infrazioni distinte, ciascuna autonomamente valutabile e sanzionabile. Per i datori di lavoro, ciò significa che è possibile procedere con sanzioni progressive di fronte a comportamenti recidivi, fino ad arrivare al licenziamento, senza violare il principio del ne bis in idem. Per i lavoratori, invece, questa ordinanza serve da monito: una prima sanzione non crea una sorta di ‘immunità’ per comportamenti futuri della stessa natura. Ogni nuova violazione dei doveri contrattuali può dare origine a un nuovo e autonomo procedimento disciplinare.

Un datore di lavoro può licenziare un dipendente per assenze ingiustificate se lo aveva già sanzionato in precedenza per lo stesso motivo?
Sì, può farlo a condizione che le nuove assenze costituiscano un fatto diverso e distinto da quelle già sanzionate. Secondo la Cassazione, assenze avvenute in giorni e periodi differenti sono considerate fatti distinti e possono essere oggetto di un nuovo e autonomo procedimento disciplinare, che può concludersi anche con il licenziamento.

Cosa si intende per ‘stesso fatto’ ai fini del principio del ne bis in idem nel diritto del lavoro?
Per ‘stesso fatto’ si intende una condotta che presenta un’identità sostanziale. Non basta che la natura dell’infrazione sia la stessa (es. assenza ingiustificata), ma è necessario che ci sia una coincidenza materiale degli eventi. Assenze in giorni diversi non costituiscono lo ‘stesso fatto’, ma una pluralità di fatti illeciti distinti.

Il potere disciplinare del datore di lavoro si esaurisce dopo la prima sanzione?
No, il potere disciplinare si esaurisce solo in relazione al singolo e specifico fatto per cui è stato esercitato. Se il lavoratore commette una nuova infrazione, anche se della stessa tipologia della precedente, il datore di lavoro ha il pieno diritto di avviare un nuovo procedimento disciplinare e applicare una nuova sanzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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