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Posizione organizzativa: non è un diritto al rinnovo

La Corte di Cassazione ha stabilito che un dipendente pubblico non ha un diritto soggettivo al rinnovo di un incarico di posizione organizzativa alla sua naturale scadenza. La decisione di rinnovare o meno tale incarico rientra nel potere discrezionale dell’amministrazione. Nel caso esaminato, un dipendente comunale si era visto negare il rinnovo dell’incarico dopo l’insediamento di un nuovo sindaco. La Corte ha confermato le sentenze dei gradi precedenti, rigettando il ricorso del dipendente e chiarendo che l’ente non è tenuto a fornire una motivazione per la mancata proroga, a differenza di quanto richiesto per una revoca anticipata.

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Posizione Organizzativa: Rinnovo non Automatico, lo Conferma la Cassazione

Un dipendente pubblico ha diritto al rinnovo del proprio incarico di posizione organizzativa alla sua scadenza? A questa domanda ha risposto con chiarezza la Corte di Cassazione, Sezione Lavoro, con una recente ordinanza. La Corte ha stabilito che l’amministrazione pubblica ha piena facoltà, e non un obbligo, di rinnovare tali incarichi, i quali sono per loro natura temporanei. La decisione di non procedere al rinnovo rientra nella discrezionalità dell’ente e non necessita di una motivazione specifica, a differenza della revoca anticipata.

I Fatti di Causa

Il caso trae origine dal ricorso di un dipendente di un ente locale che, dopo aver ricoperto per un certo periodo un incarico di posizione organizzativa, non si è visto rinnovare tale ruolo alla sua naturale scadenza. Questo evento è coinciso con l’insediamento di un nuovo Sindaco. Ritenendo illegittima la mancata riconferma, il dipendente ha adito le vie legali per ottenere l’accertamento del proprio diritto all’incarico e alle relative differenze retributive.

Sia il Tribunale in primo grado che la Corte d’Appello hanno respinto le sue domande, sostenendo l’insussistenza di un diritto del lavoratore al conferimento o al rinnovo dell’incarico. La questione è quindi giunta all’esame della Corte di Cassazione a seguito del ricorso del dipendente.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte ha rigettato il ricorso, confermando la legittimità dell’operato dell’amministrazione comunale. I giudici hanno ribadito un principio fondamentale del pubblico impiego contrattualizzato: l’istituzione e il conferimento di una posizione organizzativa sono espressione di un potere discrezionale del datore di lavoro pubblico, finalizzato a soddisfare esigenze di efficienza, economicità e organizzazione interna.

Le Motivazioni della Decisione: Facoltà e non Obbligo

Le motivazioni della Corte si basano sull’analisi della contrattazione collettiva di settore (CCNL Comparto Regioni e Autonomie Locali). Da questa normativa emerge chiaramente che:

1. Carattere discrezionale: L’istituzione delle posizioni organizzative è una facoltà, non un obbligo per l’ente.
2. Natura temporanea: Gli incarichi sono conferiti a tempo determinato, per un periodo massimo stabilito.
3. Rinnovo non automatico: Anche il rinnovo dell’incarico è una facoltà discrezionale e deve essere disposto con un atto scritto e motivato, esattamente come il primo conferimento.
4. Distinzione tra scadenza e revoca: La Corte ha sottolineato la differenza cruciale tra la cessazione dell’incarico per naturale scadenza e la sua revoca prima del termine. Solo la revoca anticipata richiede una motivazione legata a mutamenti organizzativi o a risultati negativi. La mancata proroga alla scadenza, invece, non necessita di alcuna giustificazione, poiché l’incarico cessa semplicemente di esistere.

Di conseguenza, il dipendente non poteva vantare alcun diritto soggettivo a essere riconfermato nella posizione organizzativa. Il fatto che l’amministrazione avesse prorogato altri incarichi simili non era rilevante, poiché ogni decisione rientrava nella sua autonoma e discrezionale valutazione organizzativa.

Conclusioni

Questa ordinanza rafforza il principio della discrezionalità gestionale della Pubblica Amministrazione nell’organizzazione dei propri uffici. Per i dipendenti pubblici, ciò significa che un incarico di posizione organizzativa deve essere considerato intrinsecamente temporaneo e non consolidabile nel tempo. La sua cessazione alla scadenza naturale è un evento fisiologico del rapporto di lavoro, che non dà diritto a una riconferma né richiede una motivazione da parte dell’ente. La tutela del lavoratore è invece prevista in caso di revoca ingiustificata prima della scadenza, ma si tratta di un’ipotesi differente da quella analizzata nel caso di specie.

Un dipendente pubblico ha diritto al rinnovo del suo incarico di posizione organizzativa alla scadenza?
No. L’ordinanza chiarisce che il rinnovo di una posizione organizzativa è una facoltà discrezionale del datore di lavoro pubblico, non un obbligo. Il dipendente non vanta un diritto soggettivo al rinnovo dell’incarico.

L’amministrazione deve motivare la decisione di non rinnovare una posizione organizzativa scaduta?
No. La cessazione dell’incarico alla sua naturale scadenza non richiede una specifica motivazione. La motivazione è invece necessaria solo in caso di revoca dell’incarico prima della scadenza prevista.

Cosa succede se un’amministrazione proroga alcuni incarichi di posizione organizzativa ma non altri?
Secondo la Corte, il fatto che l’amministrazione abbia prorogato altre posizioni organizzative non crea un obbligo di prorogare anche l’incarico del ricorrente. La decisione rientra sempre nella valutazione discrezionale dell’ente, finalizzata a contemperare esigenze di efficienza, economicità e organizzazione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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