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Polizze unit linked: la guida della Cassazione

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 9418/2024, chiarisce la natura giuridica delle polizze unit linked. Il caso riguardava una polizza che, al decesso dell’assicurato, garantiva la restituzione del capitale versato o del maggior valore delle quote, con un incremento. La Corte ha stabilito che tale garanzia trasferisce il rischio demografico all’assicuratore, qualificando il contratto come assicurativo e non come prodotto finanziario. Di conseguenza, non si applicano le norme sull’intermediazione finanziaria, come l’obbligo del contratto quadro.

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Pubblicato il 12 novembre 2025 in Diritto Bancario, Diritto Commerciale, Giurisprudenza Civile

Polizze Unit Linked: Quando sono Assicurazione e non Investimento?

La Corte di Cassazione, con una recente ordinanza, ha fornito un criterio fondamentale per distinguere la natura giuridica delle polizze unit linked. Questi prodotti, a metà strada tra assicurazione e finanza, creano spesso dubbi interpretativi: si applica la disciplina assicurativa o quella, più stringente, sui servizi di investimento? La sentenza in esame chiarisce che l’elemento decisivo è la presenza di una garanzia sul capitale che trasferisce il cosiddetto ‘rischio demografico’ alla compagnia assicurativa.

I Fatti di Causa

Il caso nasce dalla stipula, nel 2000, di una polizza vita di tipo unit linked. L’assicurata sulla vita era una persona, mentre i beneficiari erano la stessa e un’altra persona. Alla morte dello stipulante originario, l’erede, subentrata nel contratto, notava che il controvalore della polizza era significativamente inferiore ai premi versati. Decideva quindi di riscattare la polizza e, successivamente, di agire in giudizio per farne dichiarare la nullità.

La tesi dell’attrice era duplice: da un lato, sosteneva un difetto di volontà dello stipulante; dall’altro, affermava che la polizza fosse in realtà uno strumento finanziario, nullo perché non preceduto dalla stipulazione di un contratto quadro scritto, come richiesto dalla normativa sull’intermediazione finanziaria.

Il Tribunale di primo grado aveva dato parzialmente ragione all’attrice, riconoscendo un inadempimento informativo da parte dell’intermediario, ma la Corte d’Appello aveva ribaltato la decisione, accogliendo l’appello della banca e della compagnia assicurativa. Secondo i giudici di secondo grado, la polizza aveva natura assicurativa e non finanziaria.

La Decisione della Cassazione sulle Polizze Unit Linked

La Corte di Cassazione ha confermato la decisione della Corte d’Appello, rigettando il ricorso. Il punto centrale dell’analisi dei giudici è stato l’esame della struttura contrattuale della polizza.

Il contratto prevedeva che, in caso di decesso dell’assicurata, ai beneficiari sarebbe stato garantito il rimborso del capitale versato o il valore delle quote del fondo, se superiore, con un ulteriore incremento dell’1%. Questa clausola, secondo la Corte, è stata determinante.

Le Motivazioni

La Suprema Corte ha spiegato che il tratto qualificante di un contratto di assicurazione sulla vita è l’assunzione del rischio demografico da parte dell’assicuratore. Questo significa che la compagnia si impegna a pagare una prestazione al verificarsi di un evento legato alla vita umana (morte o sopravvivenza), assumendosi il rischio che tale evento si verifichi.

Nel caso delle polizze unit linked, bisogna distinguere:

1. Polizze guaranteed o partial guaranteed: Sono quelle in cui l’assicuratore garantisce la restituzione totale o parziale del capitale investito. In questi casi, anche se la performance è legata a fondi di investimento, la garanzia fa sì che il rischio demografico sia effettivamente trasferito all’assicuratore. L’assicurato o i suoi beneficiari hanno la certezza di ricevere una somma minima non legata all’andamento dei mercati.

2. Polizze pure: In queste polizze, il valore della prestazione dipende esclusivamente dall’andamento del valore delle quote del fondo. Il rischio di performance è totalmente a carico del contraente, che potrebbe anche perdere l’intero capitale. In questi casi, l’evento vita diventa un mero parametro temporale per la liquidazione, e la natura finanziaria prevale su quella assicurativa.

La polizza in esame rientrava chiaramente nella prima categoria. La garanzia di restituzione del capitale (con un minimo incremento) eliminava per i beneficiari il rischio di perdita in caso di decesso dell’assicurata. Pertanto, la Corte ha concluso che la componente assicurativa e previdenziale era prevalente, escludendo la necessità di applicare la normativa finanziaria e, di conseguenza, l’obbligo del contratto quadro.

Le Conclusioni

Questa ordinanza consolida un principio fondamentale per la qualificazione delle polizze unit linked. La discriminante non è il nomen iuris dato al contratto, ma l’effettiva allocazione del rischio. Se il contratto include clausole che garantiscono la restituzione, anche solo parziale, del capitale al verificarsi dell’evento assicurato (morte), esso mantiene la sua natura assicurativa. Al contrario, se il rischio di investimento grava interamente sul cliente, il prodotto deve essere trattato come uno strumento finanziario, con tutte le tutele e gli obblighi formali che ne conseguono. Per investitori e intermediari, è quindi cruciale analizzare attentamente le clausole di garanzia per comprendere la vera natura del prodotto e la disciplina applicabile.

Quando una polizza unit linked è considerata un contratto di assicurazione e non un prodotto finanziario?
Una polizza unit linked è considerata un contratto di assicurazione quando l’assicuratore si assume il cosiddetto ‘rischio demografico’, garantendo una prestazione minima al verificarsi di un evento legato alla vita umana (come il decesso), a prescindere dall’andamento degli investimenti sottostanti.

Qual è l’elemento chiave che distingue un’assicurazione sulla vita da un investimento finanziario secondo questa ordinanza?
L’elemento chiave è l’allocazione del rischio. Se il contratto garantisce la restituzione del capitale versato o di una somma minima apprezzabile, il rischio è a carico dell’assicuratore e il contratto è assicurativo. Se, invece, il rischio della performance dell’investimento è interamente a carico del cliente, il prodotto ha natura finanziaria.

Perché la polizza specifica in questo caso è stata classificata come assicurativa?
È stata classificata come assicurativa perché il contratto garantiva espressamente che, al momento del decesso dell’assicurata, sarebbe stato liquidato il capitale versato o il valore delle quote se maggiore, con un incremento dell’1%. Questa clausola eliminava il rischio di perdita del capitale per i beneficiari, confermando la prevalenza della componente assicurativa.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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