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Polizza all risks TAEG: quando è esclusa dal calcolo

La Corte di Cassazione ha dichiarato inammissibile un ricorso riguardante l’inclusione di una polizza all risks nel calcolo del TAEG per la verifica del superamento del tasso soglia usura. La decisione si fonda su motivi procedurali: il ricorrente non ha fornito la prova che la polizza garantisse il rimborso del credito, né ha contestato in modo specifico le motivazioni della corte d’appello, limitandosi a proporre una interpretazione alternativa. La Suprema Corte ha ribadito che il suo ruolo non è riesaminare il merito dei fatti.

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Pubblicato il 11 ottobre 2025 in Diritto Bancario, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Polizza All Risks e TAEG: La Cassazione Sottolinea l’Onere della Prova

L’inclusione dei costi assicurativi nel calcolo del Tasso Annuo Effettivo Globale (TAEG) è una questione cruciale per determinare se un finanziamento superi la soglia dell’usura. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione fa luce su un aspetto fondamentale: l’onere della prova e i requisiti di specificità del ricorso. In particolare, la Corte ha esaminato un caso relativo a una polizza all risks e TAEG in un contratto di leasing, stabilendo principi importanti per chi intende contestare la natura usuraria di un finanziamento.

I Fatti del Caso: Il Leasing Agricolo e la Polizza Contestata

Un’azienda agricola aveva stipulato un contratto di leasing con un istituto finanziario nel 2004. Successivamente, l’azienda citava in giudizio la società di leasing, sostenendo che il contratto fosse nullo a causa del superamento del tasso soglia di usura. La contestazione si basava principalmente su due punti: la mancata indicazione del TAEG e l’asserita natura usuraria degli interessi, calcolata includendo nel costo del finanziamento anche il premio per una polizza assicurativa “All Risks” imposta contrattualmente.

Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello avevano respinto le domande dell’azienda. I giudici di merito avevano stabilito che la polizza “All Risks”, coprendo i “danni totali o parziali al bene”, non rientrava tra le spese da includere nel calcolo del TAEG, poiché non era finalizzata a garantire il rimborso del credito, come invece richiesto dalle istruzioni della Banca d’Italia.

Il Ricorso in Cassazione sulla Polizza All Risks e TAEG

L’imprenditore agricolo ha quindi presentato ricorso in Cassazione, denunciando la violazione e falsa applicazione di norme di diritto. Secondo il ricorrente, la Corte d’Appello aveva errato nell’escludere il costo della polizza “All Risks” dal calcolo del TAEG. A suo avviso, tale polizza, pur coprendo i danni al bene, aveva di fatto la funzione di garantire il creditore, consentendogli di recuperare il proprio credito tramite l’indennizzo in caso di perimento del bene oggetto del leasing. Di conseguenza, il suo costo doveva essere considerato parte integrante del finanziamento ai fini della verifica sull’usura.

Le Motivazioni della Cassazione: Inammissibilità per Difetto di Specificità

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, senza entrare nel merito della questione. La decisione si fonda su ragioni prettamente procedurali che offrono importanti lezioni pratiche.

In primo luogo, la Corte ha sottolineato che il ricorrente non aveva mai prodotto in giudizio il contratto di assicurazione. Questo documento era essenziale per dimostrare che la copertura servisse effettivamente a garantire il rimborso del credito e non solo a proteggere il bene. La Corte d’Appello aveva evidenziato questa mancanza, affermando che era onere specifico dell’attore produrre la polizza per provare la sua tesi. Il ricorrente, nel suo ricorso, non ha adeguatamente contestato questa parte della motivazione, rendendo il suo motivo di impugnazione privo di decisività.

In secondo luogo, gli Ermellini hanno ribadito che il sindacato di legittimità non può consistere in una semplice riproposizione delle proprie tesi o in una contrapposizione di una diversa interpretazione del contratto. Il ricorrente deve, invece, indicare specificamente quali canoni ermeneutici siano stati violati dal giudice di merito e in che modo. Nel caso di specie, il ricorso si limitava a contrapporre apoditticamente la propria visione a quella della Corte d’Appello, senza dimostrare un vizio logico o un errore di diritto nel ragionamento della sentenza impugnata. Questo approccio si traduce in un “non motivo”, inammissibile ai sensi del codice di procedura civile.

Le Conclusioni: Onere della Prova e Corretta Formulazione del Ricorso

L’ordinanza in esame ribadisce un principio cardine del processo civile: l’onere della prova grava su chi afferma un diritto. Chi sostiene che il costo di una polizza assicurativa debba essere incluso nel calcolo del TAEG deve dimostrare, con prove concrete come il contratto di polizza, che questa era stata imposta dal creditore e aveva la funzione di garantire il rimborso del credito. Non è sufficiente affermare che la polizza, coprendo i danni al bene, avvantaggi indirettamente anche il creditore.

Inoltre, la decisione evidenzia l’importanza di formulare un ricorso per cassazione in modo specifico e puntuale. Non basta lamentare un’ingiustizia o proporre una lettura alternativa dei fatti; è necessario individuare con precisione l’errore di diritto commesso dal giudice di merito e argomentare in modo rigoroso, confrontandosi con tutte le ragioni addotte nella sentenza impugnata. In mancanza di questi requisiti, il ricorso rischia di essere dichiarato inammissibile, precludendo ogni possibilità di revisione della decisione.

Una polizza “All Risks” deve essere sempre inclusa nel calcolo del TAEG ai fini dell’usura?
No. Secondo la decisione, affinché il costo di una polizza assicurativa venga incluso nel TAEG, è necessario dimostrare che essa sia stata imposta dal creditore e che la sua funzione specifica sia quella di garantire il rimborso del credito, non solo di coprire i danni al bene finanziato. L’onere di fornire tale prova spetta al debitore.

Per quale motivo principale la Corte di Cassazione ha respinto il ricorso?
Il ricorso è stato dichiarato inammissibile per motivi procedurali, non di merito. In particolare, per difetto di specificità e decisività. Il ricorrente non ha fornito la prova decisiva (il contratto di polizza) a sostegno della sua tesi e non ha adeguatamente contestato le motivazioni della sentenza d’appello, limitandosi a riproporre la propria interpretazione senza dimostrare un errore di diritto.

Cosa insegna questa ordinanza a chi intende impugnare una sentenza in Cassazione?
Insegna che il ricorso in Cassazione non è un terzo grado di giudizio dove si possono riesaminare i fatti. È necessario che il ricorso individui con precisione le norme di diritto che si assumono violate e spieghi in che modo il giudice di merito le abbia applicate erroneamente. Inoltre, è fondamentale confrontarsi con tutte le argomentazioni della sentenza impugnata e basare le proprie censure su prove concrete prodotte nei gradi precedenti.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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