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Piano di campagna originario e distanze tra edifici

Un proprietario ha realizzato una costruzione dopo aver innalzato artificialmente il livello del terreno, sostenendo che fosse interrata e quindi non soggetta alle norme sulle distanze. La Corte di Cassazione ha respinto tale tesi, stabilendo che per la verifica del rispetto delle distanze legali si deve fare riferimento al piano di campagna originario, cioè al livello naturale del terreno. Di conseguenza, il manufatto non è stato considerato interrato e il proprietario è stato condannato ad arretrare la costruzione per rispettare le distanze previste dal regolamento edilizio.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Piano di Campagna Originario: La Cassazione e le Distanze Legali

Le norme sulle distanze tra costruzioni rappresentano un pilastro del diritto immobiliare, volte a garantire salubrità, sicurezza e decoro abitativo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale per la loro applicazione, chiarendo come vada calcolata la sporgenza di un edificio quando il livello del terreno è stato modificato. Il concetto chiave è quello di piano di campagna originario, un riferimento imprescindibile per stabilire se un’opera sia o meno soggetta a tali regole. Analizziamo insieme la vicenda per comprendere le implicazioni pratiche di questa decisione.

Il Fatto: Una Costruzione Interrata o un Terrapieno?

La controversia nasce tra due proprietari di fondi confinanti. Uno di essi decide di realizzare un’opera sul proprio terreno, elevando il livello del suolo preesistente di quasi due metri con un massiccio riporto di terra, contenuto da un muro. Al di sotto di questo nuovo livello, realizza un volume che egli considera interrato.

Tuttavia, la parete di questo manufatto viene costruita a una distanza dal confine inferiore a quella prescritta dal regolamento edilizio locale. I vicini, ritenendo violati i loro diritti, avviano una causa chiedendo la demolizione dell’opera e il risarcimento dei danni, sostenendo che l’innalzamento del terreno fosse un espediente per eludere le norme sulle distanze.

Mentre il Tribunale di primo grado dà ragione al costruttore, qualificando l’opera come completamente interrata e quindi irrilevante ai fini delle distanze, la Corte d’Appello ribalta la decisione. Quest’ultima condanna il costruttore ad arretrare la parete fino a raggiungere la distanza legale dal confine, una sentenza che porta la questione fino al vaglio della Corte di Cassazione.

Il Principio di Diritto sul Piano di Campagna Originario

Il costruttore, nel suo ricorso in Cassazione, insiste sul fatto che la sua opera sia interamente interrata e che, secondo la giurisprudenza, le costruzioni che non sporgono dal suolo non sono soggette alle norme sulle distanze. Qui si innesta il punto cruciale della controversia: da quale livello del suolo si deve misurare la sporgenza? Quello attuale, artificialmente creato, o quello originale?

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte rigetta il ricorso, confermando la decisione della Corte d’Appello e fornendo una motivazione chiara e in linea con i suoi precedenti orientamenti. Il principio affermato è che la sporgenza di un manufatto dal suolo, requisito necessario per l’applicazione delle norme sulle distanze legali, deve essere valutata con riferimento al piano di campagna originario, ovvero al livello naturale del terreno, e non a quello creato artificialmente tramite opere di riporto.

Le Motivazioni: Perché il Piano di Campagna Originario è Decisivo?

La logica della Corte è stringente: permettere che il calcolo delle distanze avvenga a partire da un livello del terreno artificialmente modificato creerebbe un modo semplice per aggirare la legge. Chiunque potrebbe innalzare il proprio terreno e poi costruire a ridosso del confine, sostenendo che l’opera è ‘interrata’ rispetto al nuovo livello. Questo vanificherebbe lo scopo delle norme sulle distanze, che è quello di proteggere i fondi vicini da costruzioni troppo invasive che potrebbero limitare aria, luce e visuale.

Nel caso specifico, il manufatto, pur essendo interrato rispetto al nuovo terrapieno, emergeva chiaramente dal livello naturale del suolo preesistente. Proprio per questo motivo, esso doveva essere considerato una ‘costruzione’ a tutti gli effetti, soggetta al pieno rispetto delle distanze previste dal regolamento edilizio comunale. La Corte ha quindi ritenuto corretta la condanna all’arretramento dell’opera.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche per Costruttori e Proprietari

Questa ordinanza consolida un principio di fondamentale importanza per chiunque intenda edificare. L’insegnamento è chiaro: qualsiasi alterazione del profilo del terreno, sia essa un innalzamento o uno scavo, non modifica il punto di riferimento per il calcolo delle distanze legali. Tale punto rimane ancorato al piano di campagna originario. Prima di iniziare qualsiasi lavoro, è quindi essenziale verificare il livello naturale del proprio terreno e progettare le opere in modo che rispettino le distanze misurate a partire da quel livello, per evitare di incorrere in costose controversie legali e ordini di demolizione o arretramento.

Come si determina se una costruzione è ‘interrata’ ai fini delle distanze legali?
La verifica va fatta confrontando l’opera con il piano di campagna originario, cioè il livello naturale del terreno prima di qualsiasi intervento di scavo o riporto di terra. Non si deve considerare il livello del suolo modificato artificialmente.

È possibile alzare il livello del proprio terreno per costruire più vicino al confine del vicino?
No. Secondo la sentenza, l’innalzamento artificiale del terreno non consente di eludere le norme sulle distanze. La sporgenza della costruzione sarà sempre misurata rispetto al livello originario del suolo, e se da questo emerge, dovrà rispettare le distanze legali.

Qual è la conseguenza di una costruzione che viola le distanze previste dai regolamenti locali?
Il proprietario del fondo confinante ha il diritto di chiedere e ottenere l’arretramento della costruzione fino al ripristino della distanza legale, oltre a un eventuale risarcimento del danno subito.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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