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Perpetuatio jurisdictionis: la giurisdizione non cambia

Un’associazione culturale ha citato in giudizio un ente regionale per il pagamento di un contributo. Durante la causa, l’ente ha revocato il contributo. La Corte di Cassazione, applicando il principio di perpetuatio jurisdictionis, ha stabilito che la giurisdizione del giudice ordinario, esistente al momento dell’avvio della causa, non viene meno a seguito della revoca successiva, annullando la decisione della Corte d’Appello che aveva declinato la propria giurisdizione.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Perpetuatio Jurisdictionis: La Giurisdizione si Decide all’Inizio e non Cambia Più

Il principio di perpetuatio jurisdictionis, sancito dall’articolo 5 del codice di procedura civile, rappresenta un cardine del nostro sistema giudiziario. Esso stabilisce che la giurisdizione si radica al momento della proposizione della domanda e non può essere messa in discussione da eventi successivi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato con forza questo concetto, in un caso che vedeva contrapposti un’associazione culturale e un ente regionale per la revoca di un finanziamento pubblico.

I Fatti di Causa: la Revoca del Contributo a Processo Iniziato

Una associazione culturale, dopo aver ottenuto l’approvazione per un cofinanziamento da parte di un ente regionale per un evento svoltosi nel 2010, ha avviato nel 2013 un’azione legale davanti al giudice ordinario per ottenere il pagamento della somma pattuita. La situazione si complica quando, a causa già pendente, l’amministrazione regionale, con un provvedimento del 2015, revoca il contributo. La motivazione della revoca risiedeva nella presunta mancanza di un requisito originario da parte dell’associazione: la finalità non economica.

La Corte di Appello, riformando la sentenza di primo grado, ha dichiarato il proprio difetto di giurisdizione. Secondo i giudici di secondo grado, la controversia, incentrata sull’annullamento di un provvedimento di revoca per mancanza di requisiti iniziali, riguardava un interesse legittimo e non un diritto soggettivo, ricadendo quindi nella giurisdizione del giudice amministrativo.

La Questione del Perpetuatio Jurisdictionis e la Decisione della Cassazione

L’associazione ha proposto ricorso in Cassazione, lamentando la violazione dell’art. 5 c.p.c. Il punto centrale del ricorso era chiaro: la Corte di Appello aveva erroneamente basato la sua decisione su un fatto – la revoca del contributo – avvenuto dopo l’inizio del giudizio. Al momento dell’instaurazione della causa nel 2013, l’associazione vantava un diritto soggettivo al pagamento, derivante dal provvedimento di concessione del finanziamento. La successiva revoca non poteva, secondo la ricorrente, spostare la giurisdizione dal giudice ordinario a quello amministrativo.

Le Motivazioni della Suprema Corte

La Corte di Cassazione ha accolto il ricorso, ritenendolo fondato. Gli Ermellini hanno ribadito che il principio di perpetuatio jurisdictionis è un pilastro fondamentale che garantisce la certezza del diritto e l’irrilevanza delle sopravvenienze, sia di fatto che di diritto, ai fini della determinazione della giurisdizione.

Nel caso specifico, la domanda giudiziale era stata proposta nel 2013, quando l’associazione era titolare di un diritto soggettivo al pagamento del contributo concesso. Il provvedimento di revoca del 2015 è un evento successivo che non può incidere sulla giurisdizione già radicata presso il giudice ordinario. La Corte ha richiamato la propria giurisprudenza consolidata, anche a Sezioni Unite, secondo cui se un privato, titolare di un diritto soggettivo derivante dall’ammissione a un finanziamento pubblico, instaura un giudizio davanti al giudice ordinario, la giurisdizione di quest’ultimo rimane ferma anche se nel corso del processo interviene un atto di revoca o annullamento da parte della Pubblica Amministrazione.

Le Conclusioni

Di conseguenza, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata e ha rinviato la causa alla Corte di Appello, in diversa composizione, affinché decida nel merito della controversia, riconoscendo la piena giurisdizione del giudice ordinario. Questa ordinanza rafforza un principio essenziale per la stabilità dei processi: il giudice competente viene identificato una volta per tutte all’inizio della causa, evitando che le parti o eventi successivi possano alterare il corso della giustizia. Per i cittadini e le imprese, ciò significa maggiore prevedibilità e tutela, sapendo che la giurisdizione, una volta stabilita, non verrà meno per fatti sopravvenuti.

Quando si determina la giurisdizione in un processo civile?
La giurisdizione si determina con riferimento alla legge vigente e allo stato di fatto esistente al momento della proposizione della domanda giudiziale, in base al principio di ‘perpetuatio jurisdictionis’ (art. 5 cod. proc. civ.).

Un atto della Pubblica Amministrazione, emesso dopo l’inizio di una causa, può cambiare il giudice competente?
No, secondo la Corte di Cassazione, un provvedimento di revoca o annullamento emesso dalla Pubblica Amministrazione dopo l’instaurazione del giudizio è un evento sopravvenuto che non può modificare la giurisdizione già radicata presso il giudice adito originariamente.

In questo caso, perché l’associazione vantava un diritto soggettivo e non un interesse legittimo al momento dell’inizio della causa?
Al momento dell’inizio della causa (2013), esisteva un provvedimento del 2012 che aveva approvato il cofinanziamento. Questo atto aveva fatto sorgere in capo all’associazione un vero e proprio diritto soggettivo a ricevere la somma, e non un mero interesse legittimo al corretto esercizio del potere amministrativo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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