LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Perpetuatio Iurisdictionis: Cassazione sul mutamento

Una società italiana cita in giudizio un’azienda tedesca per accertare la non contraffazione di un modello comunitario e la non sussistenza di concorrenza sleale. I giudici di merito negano la giurisdizione italiana. La Cassazione a Sezioni Unite ribalta la decisione, affermando che la rinuncia a una delle domande e la successiva dichiarazione di nullità del modello sono fatti che possono radicare la giurisdizione del giudice italiano. La sentenza chiarisce i limiti del principio di ‘Perpetuatio Iurisdictionis’, stabilendo che esso non impedisce a un giudice di acquisire la giurisdizione se inizialmente ne era privo.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Perpetuatio Iurisdictionis: La Cassazione chiarisce quando un fatto nuovo può cambiare il giudice competente

Il principio della Perpetuatio Iurisdictionis, sancito dall’art. 5 del codice di procedura civile, stabilisce che la giurisdizione si cristallizza al momento in cui la causa viene avviata. Tuttavia, cosa accade se eventi successivi modificano radicalmente il quadro, al punto da attribuire la competenza a un giudice che inizialmente non l’aveva? Con la sentenza n. 3453 del 7 febbraio 2024, le Sezioni Unite della Corte di Cassazione hanno fornito un’interpretazione fondamentale, chiarendo che questo principio non serve a impedire, ma a favorire la giurisdizione.

I Fatti di Causa: una controversia tra design e concorrenza sleale

Una società italiana, produttrice di vaschette in alluminio, conveniva in giudizio una società tedesca, titolare di un modello comunitario per prodotti analoghi. L’azienda italiana chiedeva al Tribunale di Torino di accertare che i propri prodotti non violassero il modello comunitario della concorrente e, inoltre, che le proprie condotte non costituissero concorrenza sleale. Si trattava, quindi, di una domanda duplice: una legata alla proprietà intellettuale comunitaria, l’altra alla concorrenza sleale.

Il Percorso Giudiziario: il Difetto di Giurisdizione nei primi gradi

Sia il Tribunale di Torino che la successiva Corte d’Appello dichiararono il difetto di giurisdizione del giudice italiano. Il ragionamento si basava sul Regolamento CE n. 6/2002, che per le cause relative a modelli comunitari individua come competente il giudice dello Stato membro in cui il convenuto ha il proprio domicilio, in questo caso la Germania. La domanda sulla concorrenza sleale, essendo connessa alla prima, veniva attratta nella stessa giurisdizione straniera.

L’eccezione alla Perpetuatio Iurisdictionis secondo la Cassazione

Il caso giunge dinanzi alle Sezioni Unite, che ribaltano completamente la prospettiva. Durante il giudizio d’appello si erano verificati due eventi cruciali che, secondo la Suprema Corte, i giudici di merito avevano erroneamente ignorato.

La Rilevanza della Rinuncia alla Domanda

In primo luogo, la società italiana, nelle sue memorie conclusive, aveva esplicitamente rinunciato alla domanda relativa all’accertamento negativo della contraffazione del modello comunitario. La Cassazione chiarisce che una parte ha sempre la facoltà di restringere il thema decidendum (l’oggetto del giudizio), anche in una fase avanzata del processo. La Corte d’Appello, pronunciandosi anche sulla domanda rinunciata, è incorsa nel vizio di ultrapetizione. A seguito della rinuncia, l’unica domanda rimasta in piedi era quella sulla concorrenza sleale.

Il Peso del Fatto Sopravvenuto: la nullità del modello

In secondo luogo, e in modo ancora più decisivo, era sopravvenuto un fatto nuovo: l’Ufficio dell’Unione Europea per la Proprietà Intellettuale (EUIPO) aveva dichiarato nullo il modello comunitario della società tedesca. Questa decisione, divenuta definitiva, eliminava alla radice il presupposto della domanda di contraffazione e, di conseguenza, il criterio di giurisdizione ad essa collegato.

Le Motivazioni della Decisione

Le Sezioni Unite motivano la loro decisione partendo da un’analisi puntuale dell’art. 5 c.p.c. e del principio di Perpetuatio Iurisdictionis. La Corte afferma che la ratio di questa norma è quella di favorire e non di impedire la giurisdizione. Essa si applica per evitare che un giudice perda una giurisdizione che aveva all’inizio della causa, ma non può essere usata per negare una giurisdizione che, a seguito di mutamenti di fatto o di diritto, è venuta a esistenza. In altre parole, se un giudice inizialmente incompetente lo diventa nel corso della causa, l’incompetenza non può essere dichiarata.

Svanita la connessione con il modello comunitario, la giurisdizione sulla domanda residua di concorrenza sleale doveva essere individuata secondo il Regolamento UE n. 1215/2012. L’articolo 7.2 di tale regolamento stabilisce il criterio del forum commissi delicti, cioè il luogo in cui l’evento dannoso è avvenuto o può avvenire. Per un’impresa, tale luogo coincide normalmente con la sua sede, dove subisce gli effetti pregiudizievoli delle condotte illecite. Essendo la società ricorrente basata in Italia, la giurisdizione spetta inequivocabilmente al giudice italiano.

Conclusioni: le implicazioni pratiche della sentenza

La sentenza n. 3453/2024 delle Sezioni Unite rappresenta un’importante bussola per gli operatori del diritto. Essa sancisce due principi di notevole portata pratica:
1. La rinuncia a una domanda è un atto dispositivo della parte che il giudice deve sempre prendere in considerazione, anche se intervenuta nelle fasi finali del giudizio, con l’effetto di restringere l’oggetto della decisione.
2. Il principio della Perpetuatio Iurisdictionis va interpretato in senso favorevole all’esercizio della funzione giurisdizionale. Non preclude l’acquisizione della giurisdizione da parte del giudice adito se questa matura nel corso del processo a seguito di mutamenti fattuali o normativi.

È possibile rinunciare a una domanda anche nelle memorie conclusive finali?
Sì, la Corte di Cassazione ha affermato che la parte può restringere l’oggetto del giudizio (thema decidendum) rinunciando a una o più domande anche in sede di comparsa conclusionale o memoria di replica, e il giudice deve prenderne atto.

Il principio della Perpetuatio Iurisdictionis impedisce a un giudice, inizialmente senza giurisdizione, di acquisirla in seguito a un mutamento di fatto o di diritto?
No. La sentenza chiarisce che la regola della Perpetuatio Iurisdictionis (art. 5 c.p.c.) serve a conservare la giurisdizione, non a impedirla. Pertanto, non si applica se un mutamento di fatto o di diritto attribuisce la giurisdizione al giudice che ne era privo al momento dell’inizio della causa.

Come si determina la giurisdizione per una causa di concorrenza sleale ‘pura’ a livello europeo?
Una volta eliminata la connessione con un titolo di proprietà intellettuale comunitario, la giurisdizione si determina in base al Regolamento UE n. 1215/2012. L’art. 7, n. 2, prevede il ‘forum commissi delicti’, ovvero il giudice del luogo in cui l’evento dannoso è avvenuto o può avvenire, che per una persona giuridica coincide di norma con la sua sede statutaria dove subisce il danno.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati