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Permesso di soggiorno con fratello: quando è negato

Una cittadina straniera si è vista negare il permesso di soggiorno per vivere con il fratello italiano. La Corte di Cassazione ha confermato il diniego, specificando che per ottenere un permesso di soggiorno con fratello non basta il legame di parentela, ma è indispensabile dimostrare una convivenza effettiva e un progetto di vita comune, elementi che nel caso di specie erano assenti.

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Pubblicato il 13 novembre 2025 in Diritto Civile, Diritto di Famiglia, Giurisprudenza Civile

Permesso di Soggiorno con Fratello: La Convivenza Effettiva è Requisito Essenziale

Ottenere un permesso di soggiorno con fratello cittadino italiano non è un diritto automatico basato sul solo legame di parentela. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale: per poter soggiornare in Italia per motivi familiari legati a un fratello o una sorella, è necessario dimostrare una “convivenza effettiva”. Analizziamo insieme questa importante decisione per capire quali sono i requisiti richiesti dalla legge e perché la semplice parentela non è sufficiente.

I Fatti del Caso: La Richiesta Respinta

Una cittadina straniera aveva presentato istanza per ottenere un permesso di soggiorno per convivere con il proprio fratello, cittadino italiano. La Questura competente aveva rigettato la domanda, motivando il diniego con la mancata dimostrazione della convivenza tra i due. La richiedente aveva ricevuto anche un ordine di lasciare il territorio nazionale entro quindici giorni.

Il Percorso Giudiziario: Dal Tribunale alla Cassazione

La vicenda legale ha seguito un percorso articolato. Inizialmente, il Tribunale aveva dato ragione alla donna, annullando il provvedimento della Questura. Secondo il giudice di primo grado, l’Amministrazione non aveva ponderato adeguatamente la situazione familiare specifica e il radicamento della ricorrente nel contesto socio-economico locale.

Tuttavia, la Corte d’Appello ha ribaltato la decisione. Accogliendo il ricorso del Ministero, ha ritenuto che le norme sul ricongiungimento familiare fossero state applicate erroneamente in primo grado. Di fronte a questa sentenza, la cittadina straniera ha proposto ricorso in Cassazione.

Permesso di soggiorno con fratello: la decisione della Cassazione

La Suprema Corte ha dichiarato il ricorso infondato, confermando la decisione della Corte d’Appello e chiarendo in modo definitivo i presupposti per ottenere il permesso di soggiorno in queste circostanze.

La Distinzione tra “Inespellibilità” e Diritto al Soggiorno

Un punto cruciale della decisione è la distinzione tra la condizione di “inespellibilità” e il diritto a ottenere un permesso di soggiorno. La legge (art. 19, d.lgs. 286/98) prevede che i parenti entro il secondo grado di cittadini italiani non possano essere espulsi. Tuttavia, questa tutela non si traduce automaticamente nel diritto a ricevere un permesso di soggiorno per motivi familiari. Per ottenerlo, è necessario attivare una procedura specifica e dimostrare il possesso di determinati requisiti.

Il Concetto di “Vita Familiare” tra Fratelli Adulti

La Corte ha sottolineato che la relazione tra due fratelli maggiorenni e non conviventi non rientra nella nozione di “vita familiare” tutelata dall’articolo 8 della Convenzione Europea dei Diritti dell’Uomo (CEDU). Affinché tale legame sia giuridicamente rilevante per il soggiorno, deve esistere un progetto di vita in comune, supportato da una convivenza effettiva. Senza questi elementi, manca il presupposto di un legame affettivo qualificato che giustifichi il rilascio del permesso.

Le motivazioni

Le motivazioni della Corte si fondano sull’interpretazione combinata di diverse norme. Per ottenere un permesso di soggiorno per motivi familiari con un fratello, ai sensi dell’art. 28 del d.P.R. 394/1999, è indispensabile il requisito della convivenza effettiva. La Corte d’Appello, con un accertamento di fatto non sindacabile in sede di legittimità, aveva correttamente rilevato non solo la mancanza di un progetto di vita comune, ma l’assenza totale di qualsiasi prova, anche presuntiva, circa la convivenza tra i due fratelli. Di conseguenza, non sussistevano i presupposti legali per il rilascio del titolo di soggiorno.

Le conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, stabilendo che il legame di parentela con un fratello cittadino italiano non è di per sé sufficiente per ottenere un permesso di soggiorno. È onere del richiedente dimostrare, con prove concrete, una reale e stabile convivenza, intesa come condivisione di un’abitazione e di un progetto di vita. In assenza di tale prova, le autorità possono legittimamente negare il permesso. La decisione ha comportato anche la condanna della ricorrente al pagamento del doppio del contributo unificato, come previsto per i ricorsi respinti.

È sufficiente avere un fratello cittadino italiano per ottenere un permesso di soggiorno per motivi familiari?
No, non è sufficiente. La Corte di Cassazione ha stabilito che è necessario dimostrare il requisito della “convivenza effettiva”, ovvero una reale condivisione di vita e abitazione.

Cosa si intende per “vita familiare” tra fratelli maggiorenni ai fini del permesso di soggiorno?
Secondo la sentenza, il semplice legame di parentela tra due fratelli maggiorenni e non conviventi non rientra automaticamente nella nozione di “vita familiare” protetta dall’art. 8 della CEDU. Manca un elemento presuntivo di un legame affettivo qualificato da un progetto di vita in comune.

Quale prova deve fornire chi richiede un permesso di soggiorno con fratello?
Il richiedente deve fornire prove documentate della convivenza effettiva. La Corte ha chiarito che, in assenza di prove (anche presuntive) di un progetto di vita in comune e di coabitazione, la richiesta verrà rigettata.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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