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Permesso di costruire: responsabilità del Comune

Un’impresa edile ha subito danni a causa dell’annullamento di un permesso di costruire illegittimo. Il Tribunale ha riconosciuto la responsabilità del Comune, ma ha ridotto il risarcimento del 50% per concorso di colpa dell’impresa, che avrebbe dovuto verificare la legittimità del titolo. La compagnia di assicurazioni del Comune è stata condannata a manlevare l’ente.

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Pubblicato il 26 gennaio 2025 in Diritto Civile, Diritto Immobiliare, Giurisprudenza Civile

Permesso di Costruire Illegittimo: Responsabilità al 50% tra Comune e Impresa

Una recente sentenza del Tribunale di Pescara affronta un tema cruciale nel diritto immobiliare: la responsabilità per i danni derivanti da un permesso di costruire rilasciato e successivamente annullato. Il caso stabilisce un importante principio di corresponsabilità, dividendo la colpa a metà tra l’amministrazione comunale e l’impresa costruttrice, rea di non aver verificato la legittimità del titolo abilitativo.

I Fatti di Causa: Dal Sogno Edilizio alla Riduzione Drastica

Una società immobiliare aveva ottenuto da un Comune un permesso di costruire per la realizzazione di un nuovo fabbricato con una volumetria di 5.300 metri cubi. Tuttavia, a seguito del ricorso di alcuni confinanti, il Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) annullava la concessione per violazione delle norme urbanistiche e delle distanze legali.

Di conseguenza, l’impresa era costretta a richiedere e ottenere un nuovo permesso, che però le consentiva di realizzare un edificio di dimensioni quasi dimezzate (circa 2.658 metri cubi). Ravvisando un ingente danno economico, la società citava in giudizio il Comune chiedendo un risarcimento di oltre 2,3 milioni di euro per danno emergente, lucro cessante e lesione dell’immagine aziendale.

La Decisione del Tribunale: un Concorso di Colpa

Il Tribunale ha accolto parzialmente la domanda dell’impresa, riconoscendo sì la responsabilità del Comune, ma attribuendo un concorso di colpa del 50% alla stessa società attrice. Il danno totale, quantificato da un Consulente Tecnico d’Ufficio (CTU) in circa 2,1 milioni di euro, è stato quindi dimezzato. Di conseguenza, il Comune è stato condannato a pagare circa 1,06 milioni di euro, oltre interessi. La sentenza ha inoltre chiamato in causa la compagnia assicurativa dell’ente, obbligandola a manlevare il Comune nei limiti del massimale di polizza.

Le Motivazioni della Sentenza

La decisione si fonda su argomentazioni giuridiche precise e di grande interesse pratico.

La Responsabilità del Comune per Lesione dell’Affidamento

Il giudice ha inquadrato la responsabilità della Pubblica Amministrazione non come un semplice illecito extracontrattuale (art. 2043 c.c.), bensì come una ‘responsabilità da contatto sociale qualificato’. L’ente pubblico, nel rilasciare un permesso di costruire, ingenera nel privato un legittimo affidamento sulla correttezza e legalità del proprio operato. La violazione di questo dovere di buona fede e correttezza, culminata nel rilascio di un atto poi rivelatosi illegittimo, costituisce la fonte della sua responsabilità risarcitoria.

Il Concorso di Colpa: l’Onere di Verifica dell’Impresa

Il punto cardine della sentenza è l’affermazione del concorso di colpa dell’impresa costruttrice. Secondo il Tribunale, un operatore professionale del settore, che si avvale di tecnici qualificati, non può limitarsi a confidare passivamente nella legittimità di un atto amministrativo. Ha, al contrario, un preciso onere di diligenza che consiste nel verificare la conformità del progetto e del permesso di costruire alle normative vigenti. Non aver effettuato tali controlli, confidando colposamente in un titolo palesemente illegittimo, integra una condotta negligente che ha concorso a causare il danno. Per questo motivo, il risarcimento è stato ridotto del 50%.

La Quantificazione del Danno

Il danno patrimoniale è stato calcolato dal CTU in modo analitico. È stata determinata la differenza tra il valore di mercato del fabbricato realizzabile con il primo permesso (annullato) e il valore di quello effettivamente costruito con il secondo permesso (ridotto). Da questo importo sono stati detratti i maggiori costi di costruzione che l’impresa avrebbe dovuto sostenere per l’edificio più grande, giungendo così alla cifra finale del danno effettivo subito.

Conclusioni

La sentenza offre un importante monito per tutti gli operatori del settore immobiliare. Dimostra che il rilascio di un permesso di costruire da parte di un ente pubblico non esonera l’impresa dal proprio dovere di diligenza e verifica. Un’analisi preventiva e accurata della legittimità urbanistica di un’operazione è fondamentale per evitare di incorrere in un concorso di colpa che può dimezzare, come in questo caso, il diritto al risarcimento del danno. L’affidamento nella Pubblica Amministrazione non può mai tradursi in un’accettazione acritica e passiva dei suoi provvedimenti.

La Pubblica Amministrazione è sempre responsabile per i danni derivanti da un permesso di costruire poi annullato?
Sì, la P.A. può essere ritenuta responsabile per la lesione dell’affidamento che il privato ha riposto nella correttezza della sua azione. Questa responsabilità si fonda sui principi di buona fede e si definisce ‘da contatto sociale qualificato’.

L’impresa che riceve un permesso di costruire può essere ritenuta corresponsabile se il permesso è illegittimo?
Sì. Secondo la sentenza, un operatore professionale come un’impresa edile ha l’onere di verificare la conformità del permesso alla normativa. Se non lo fa e si affida colposamente a un titolo illegittimo, può essere considerata corresponsabile del danno, con conseguente riduzione del risarcimento. In questo caso, la responsabilità è stata divisa al 50%.

Come viene calcolato il danno in un caso di annullamento di un permesso di costruire?
Il danno è stato quantificato calcolando la differenza tra il valore di mercato del complesso immobiliare che si sarebbe potuto realizzare con il permesso originario e il valore di quello effettivamente costruito con il nuovo permesso ridotto. A tale importo è stata sottratta l’eccedenza dei costi di costruzione che sarebbero stati necessari per l’edificio più grande.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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