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Permessi retribuiti: il Comune rimborsa il datore?

Una società di servizi ha richiesto e ottenuto da un Comune il rimborso dei costi per i permessi retribuiti concessi a un proprio dipendente, eletto Sindaco dello stesso Comune. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, stabilendo che la società, pur essendo a partecipazione pubblica, deve essere considerata un ‘datore di lavoro privato’ ai fini della normativa sui permessi retribuiti per amministratori locali. Di conseguenza, l’onere finanziario di tali permessi spetta all’ente locale che beneficia della funzione pubblica e non all’azienda. La qualifica di ‘organismo di diritto pubblico’ non modifica la natura privatistica del rapporto di lavoro.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Permessi retribuiti per Amministratori Locali: chi paga il conto?

La questione dei permessi retribuiti per un amministratore locale che sia anche lavoratore dipendente tocca un punto cruciale: l’equilibrio tra l’esercizio di una funzione pubblica elettiva e gli oneri a carico del datore di lavoro. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito che, anche se il datore di lavoro è una società a partecipazione pubblica, deve essere considerato ‘privato’ ai fini del rimborso, trasferendo così il costo sull’ente locale.

I Fatti di Causa

Una nota società per azioni, operante nel settore dei servizi postali, ha convenuto in giudizio un Comune per ottenere il rimborso dei costi sostenuti per i permessi retribuiti concessi a un proprio dipendente, che ricopriva la carica di Sindaco dello stesso Comune. Sia il Tribunale di primo grado che la Corte d’Appello hanno dato ragione alla società, condannando l’ente locale al pagamento delle somme richieste.

Il Comune, non rassegnato, ha proposto ricorso in Cassazione, sostenendo che la società datrice di lavoro, per la sua natura e la sua storia (trasformata da amministrazione pubblica a ente pubblico economico e infine a S.p.A. a partecipazione statale), non potesse essere qualificata come ‘datore di lavoro privato’. Secondo il ricorrente, la società era un ente pubblico o, in subordine, un ‘organismo di diritto pubblico’, e pertanto non avrebbe avuto diritto al rimborso previsto dalla legge.

La Decisione della Corte: il datore di lavoro è privato

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso del Comune, confermando le sentenze precedenti. I giudici hanno stabilito un principio di diritto chiaro: ai fini dell’applicazione dell’art. 80 del D.Lgs. 267/2000 (Testo Unico degli Enti Locali), una società per azioni deve essere considerata un datore di lavoro privato, anche se il suo capitale è detenuto da un soggetto pubblico. Di conseguenza, ha pieno diritto a ottenere il rimborso degli oneri sostenuti per i permessi retribuiti del dipendente-sindaco.

Le Motivazioni: la natura del rapporto di lavoro e i permessi retribuiti

La Corte ha basato la sua decisione su un’analisi approfondita della natura del rapporto di lavoro e della normativa specifica sui permessi retribuiti per un amministratore locale.

La ratio dell’art. 80 del TUEL è quella di tutelare l’esercizio delle funzioni pubbliche elettive, evitando che il relativo costo gravi sui datori di lavoro privati o sugli enti pubblici economici. La norma prevede che l’onere finanziario resti a carico dell’ente che beneficia dell’attività dell’amministratore, ovvero il Comune.

I giudici hanno ripercorso l’evoluzione giuridica della società datrice di lavoro, evidenziando che la sua trasformazione in società per azioni ha comportato la privatizzazione del rapporto di lavoro con i propri dipendenti. Questi rapporti sono ora regolati dal diritto privato e dalla contrattazione collettiva, non più dal diritto pubblico.

La Cassazione ha inoltre smontato l’argomento del Comune relativo alla qualifica di ‘organismo di diritto pubblico’. Questa nozione, di derivazione comunitaria, ha una finalità specifica: assoggettare determinati enti alle procedure di evidenza pubblica per gli appalti. Tuttavia, non ha l’effetto di trasformare la natura giuridica dell’ente in sé, né tantomeno di alterare la natura privatistica dei rapporti di lavoro che esso instaura.

In sintesi, la natura del datore di lavoro ai fini della disciplina del rapporto di impiego è determinata dalla sua forma giuridica (in questo caso, società per azioni) e non dalla composizione del suo capitale sociale o dalla sua classificazione in altri settori dell’ordinamento, come quello degli appalti pubblici.

Le Conclusioni: implicazioni pratiche della sentenza

La pronuncia della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche. Viene ribadito che il costo della democrazia locale, rappresentato dai permessi per gli amministratori, deve gravare sulla collettività rappresentata dall’ente locale e non su un singolo soggetto economico, seppur a partecipazione pubblica.

Per le aziende, anche a controllo statale, la sentenza offre una chiara tutela, garantendo il diritto al rimborso e impedendo che l’impegno civico di un dipendente si traduca in un onere economico improprio. Per gli enti locali, invece, rappresenta un monito a prevedere in bilancio le risorse necessarie per far fronte a questi obblighi di legge, senza poter eccepire la natura ‘ibrida’ del datore di lavoro.

Chi deve pagare i permessi retribuiti di un lavoratore che è anche un amministratore locale, come un Sindaco?
Secondo la legge (art. 80 D.Lgs. 267/2000), il costo dei permessi è inizialmente sostenuto dal datore di lavoro, il quale ha però il diritto di chiedere il rimborso all’ente locale presso cui il dipendente svolge la funzione pubblica (es. il Comune). L’onere finale ricade quindi sull’ente pubblico.

Una società per azioni con partecipazione pubblica è considerata un datore di lavoro pubblico o privato ai fini dei permessi retribuiti?
La Corte di Cassazione ha stabilito che, ai fini della disciplina del rapporto di lavoro e del rimborso dei permessi, una società per azioni è considerata un datore di lavoro privato. La natura privatistica del rapporto di lavoro prevale sulla proprietà pubblica del capitale.

La qualifica di ‘organismo di diritto pubblico’ influisce sulla natura del rapporto di lavoro con i dipendenti?
No. La sentenza chiarisce che la qualifica di ‘organismo di diritto pubblico’ rileva principalmente per l’applicazione delle normative sugli appalti pubblici, ma non modifica la natura privatistica dei contratti di lavoro stipulati dalla società. Pertanto, non esclude il diritto al rimborso per i permessi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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