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Periodo intermedio: indennità e restituzione somme

Una lavoratrice ottiene la conversione del contratto a tempo indeterminato ma in sede di rinvio le viene negato il risarcimento per il cosiddetto ‘periodo intermedio’. La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6363/2024, accoglie sia il ricorso della lavoratrice su questo punto, sia il ricorso incidentale dell’azienda per la restituzione di somme precedentemente versate. La Suprema Corte stabilisce che il nuovo meccanismo normativo sull’indennità omnicomprensiva deve essere applicato e che la domanda di restituzione è ammissibile se proposta nel giudizio di riassunzione, cassando la sentenza e rinviando alla Corte d’Appello per un nuovo esame.

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Pubblicato il 5 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Indennità per il periodo intermedio: la Cassazione fa chiarezza

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 6363 del 8 marzo 2024, è intervenuta su un’intricata vicenda processuale riguardante la conversione di un contratto di lavoro a tempo determinato e le conseguenti tutele economiche per il lavoratore. La pronuncia offre importanti chiarimenti sulla quantificazione del risarcimento per il cosiddetto periodo intermedio e sull’ammissibilità della domanda di restituzione di somme da parte del datore di lavoro nel giudizio di rinvio.

I fatti del caso

Una lavoratrice otteneva in primo grado la declaratoria di nullità del termine apposto al suo contratto di lavoro e la conversione dello stesso in un rapporto a tempo indeterminato, con condanna della società datrice di lavoro alla riammissione in servizio e al pagamento delle retribuzioni maturate. La società appellava la sentenza e, nelle more del giudizio, versava alcune somme in esecuzione della pronuncia di primo grado.

La vicenda processuale proseguiva con alterne fortune fino a un rinvio dalla Cassazione alla Corte d’Appello. Quest’ultima, nel decidere nuovamente, pur confermando la conversione del rapporto, condannava la società al pagamento di un’indennità risarcitoria forfettaria (pari a tre mensilità), escludendo il diritto della lavoratrice a percepire le retribuzioni per l’intero periodo intermedio (cioè dalla sentenza di primo grado fino alla riammissione). Inoltre, dichiarava inammissibile la richiesta della società di vedersi restituire le somme versate in eccedenza rispetto a tale indennità.

Sia la lavoratrice che la società proponevano quindi ricorso per Cassazione contro questa decisione.

La decisione della Corte di Cassazione e il periodo intermedio

La Suprema Corte ha esaminato i motivi di ricorso di entrambe le parti, giungendo a una decisione che cassa con rinvio la sentenza impugnata.

La Corte ha accolto il secondo motivo del ricorso principale della lavoratrice, relativo proprio al mancato riconoscimento delle retribuzioni per il periodo intermedio. I giudici di legittimità hanno ritenuto errata la decisione della Corte d’Appello, sottolineando che, a seguito delle modifiche normative intervenute (in particolare l’art. 32 della L. 183/2010), il vecchio regime basato sul pagamento di tutte le retribuzioni è stato sostituito da un nuovo meccanismo fondato su un’indennità onnicomprensiva. Questa nuova disciplina non poteva essere ignorata dal giudice del rinvio, poiché la domanda risarcitoria della lavoratrice, sebbene avanzata sotto il vecchio regime, doveva essere riesaminata alla luce delle nuove disposizioni.

La domanda di restituzione del datore di lavoro

Allo stesso modo, la Cassazione ha accolto il ricorso incidentale della società. La Corte d’Appello aveva erroneamente dichiarato inammissibile la domanda di restituzione delle somme pagate in esecuzione della prima sentenza, ritenendola tardiva. La Suprema Corte ha invece chiarito che tale domanda era pienamente ammissibile, in quanto era stata presentata tempestivamente nella memoria di costituzione del giudizio di riassunzione e il pagamento era avvenuto dopo l’instaurazione del giudizio d’appello originario. La legittimità e l’ammissibilità della richiesta restitutoria, pertanto, dovevano essere riconosciute, demandando poi al giudice del rinvio la valutazione nel merito della prova del pagamento e dell’effettivo importo da restituire.

Le Motivazioni

La ratio decidendi della Corte si fonda su due principi cardine. In primo luogo, in un giudizio di rinvio, il giudice deve applicare la normativa sopravvenuta che incide sulla materia del contendere. Nel caso specifico, il passaggio dal risarcimento integrale al meccanismo dell’indennità onnicomprensiva per il periodo intermedio doveva essere considerato per ridefinire la pretesa della lavoratrice. Ignorare questa evoluzione normativa costituiva un errore di diritto.

In secondo luogo, la Corte ha riaffermato un importante principio processuale: la domanda di restituzione di somme pagate in base a una sentenza provvisoriamente esecutiva, poi riformata, è ammissibile anche se proposta per la prima volta nel giudizio di riassunzione a seguito di cassazione con rinvio. Questo perché il diritto alla restituzione sorge proprio dalla riforma della sentenza che ne costituiva il titolo.

Le Conclusioni

In conclusione, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza della Corte d’Appello, rinviando la causa a una diversa sezione della stessa per un nuovo esame. Il giudice del rinvio dovrà ora ricalcolare il dovuto alla lavoratrice applicando correttamente la normativa sull’indennità onnicomprensiva per il periodo intermedio e, allo stesso tempo, dovrà esaminare nel merito la domanda di restituzione avanzata dalla società, verificando l’effettivo ammontare delle somme da rimborsare. La pronuncia ribadisce l’importanza per i giudici di merito di tener conto delle evoluzioni normative e di applicare correttamente le regole processuali in materia di domande restitutorie nei complessi giudizi di rinvio.

Cosa spetta al lavoratore per il periodo intermedio dopo le riforme del diritto del lavoro?
Secondo la Corte di Cassazione, il giudice deve applicare il nuovo meccanismo normativo, basato su una indennità onnicomprensiva, che ha sostituito il precedente regime che prevedeva il pagamento di tutte le retribuzioni fino all’effettivo ripristino del rapporto di lavoro.

La domanda del datore di lavoro per la restituzione di somme pagate è ammissibile nel giudizio di riassunzione?
Sì, la Corte ha stabilito che la domanda di restituzione è ammissibile se presentata nella memoria di costituzione del giudizio di riassunzione, poiché il diritto a richiederla sorge in conseguenza della riforma della sentenza in base alla quale il pagamento era stato effettuato.

Perché la Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La decisione è stata annullata perché la Corte d’Appello ha errato su due fronti: non ha applicato correttamente la normativa sopravvenuta sull’indennità risarcitoria per il periodo intermedio e ha dichiarato erroneamente inammissibile la domanda di restituzione presentata dalla società datrice di lavoro.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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