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Pericolosità sociale: valutazione concreta e attuale

La Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza che confermava l’espulsione di un cittadino straniero, stabilendo che la valutazione della sua pericolosità sociale non può basarsi solo su una passata condanna penale. I giudici devono condurre un’analisi concreta e attuale della personalità dell’individuo, considerando anche eventuali procedimenti in corso per il rilascio di un permesso di soggiorno, come la protezione speciale.

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Pubblicato il 5 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Pericolosità Sociale: Non Basta una Condanna Passata per l’Espulsione

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ribadisce un principio fondamentale in materia di immigrazione: la valutazione della pericolosità sociale di un cittadino straniero, ai fini della sua espulsione, deve essere concreta, attuale e basata su un esame complessivo della sua personalità, non potendosi fondare unicamente su precedenti condanne penali. Questa decisione chiarisce i limiti del potere discrezionale del giudice e l’importanza di considerare tutte le circostanze personali dell’individuo, inclusi i procedimenti in corso per la regolarizzazione del soggiorno.

I Fatti del Caso

Il caso riguarda un cittadino del Gambia, destinatario di un decreto di espulsione emesso dalla Prefettura. Il provvedimento si basava su una precedente condanna a 1 anno e 8 mesi di reclusione per reati legati al traffico di stupefacenti. Il cittadino straniero aveva impugnato il decreto davanti al Giudice di pace, il quale aveva però rigettato il ricorso, confermando la valutazione di pericolosità sociale fatta dal Prefetto.

Il Giudice di pace aveva inoltre considerato irrilevante la documentazione relativa a un matrimonio contratto nel paese d’origine e, soprattutto, aveva ritenuto “archiviato” e quindi inefficace un procedimento per il rilascio del permesso di soggiorno per protezione speciale. Questo procedimento era stato avviato su indicazione della stessa Commissione Territoriale, che pur negando la protezione internazionale, aveva ravvisato i presupposti per la protezione speciale. L’archiviazione da parte della Questura era avvenuta unicamente a causa dello stato di detenzione del richiedente.

La Decisione della Cassazione e la Valutazione della Pericolosità Sociale

Contro la decisione del Giudice di pace, il cittadino straniero ha proposto ricorso per cassazione, basato su tre motivi. La Corte Suprema ha accolto i primi due, annullando la decisione e rinviando il caso a un nuovo giudice, e ha dichiarato inammissibile il terzo.

L’Obbligo di una Valutazione Concreta e Attuale

Il primo motivo, accolto dalla Corte, riguardava la motivazione meramente apparente del Giudice di pace sulla pericolosità sociale. La Cassazione ha ribadito che il giudice non può limitarsi a richiamare una condanna penale, specialmente se risalente nel tempo (i fatti erano del 2018). È necessario, invece, un esame approfondito e attuale della personalità dello straniero, basato su elementi oggettivi che vadano oltre la semplice esistenza di precedenti penali. La valutazione deve essere fondata su argomentazioni specifiche e non generiche, che dimostrino l’effettiva e corrente pericolosità dell’individuo per l’ordine e la sicurezza pubblica.

L’Importanza della Procedura di Protezione Speciale

Anche il secondo motivo è stato ritenuto fondato. La Corte ha sottolineato come il Giudice di pace abbia commesso un errore decisivo nel non considerare adeguatamente la vicenda legata alla richiesta di protezione speciale. L'”archiviazione” del procedimento non era una reiezione, ma una sospensione temporanea dovuta alla detenzione. Il fatto che la stessa Questura avesse successivamente convocato lo straniero per riprendere la pratica dopo la sua scarcerazione era un elemento cruciale. Questo dimostrava che il cittadino aveva un diritto potenziale a soggiornare legalmente in Italia già prima dell’emissione del decreto di espulsione. Tale circostanza, se correttamente esaminata, avrebbe potuto portare a una conclusione diversa sull’irregolarità del soggiorno.

Il Motivo Inammissibile: La Mancata Traduzione

Il terzo motivo, relativo alla mancata traduzione del decreto di espulsione in una lingua conosciuta dallo straniero (il mandingo), è stato dichiarato inammissibile. La Corte ha rilevato che il ricorrente non aveva specificato nel suo ricorso quando e come avesse comunicato all’amministrazione la sua lingua madre e la sua non conoscenza dell’inglese, lingua ufficiale del Gambia.

Le Motivazioni

La Corte di Cassazione ha censurato la decisione del Giudice di Pace perché la sua valutazione sulla pericolosità sociale si è rivelata del tutto apparente, priva di concretezza e attualità. Richiamare una condanna passata e ricondurre genericamente la persona a categorie di soggetti pericolosi, senza un’analisi personalizzata e attuale, viola i principi consolidati dalla giurisprudenza. La motivazione deve essere ancorata a fatti specifici e recenti che dimostrino come l’individuo costituisca ancora una minaccia. Inoltre, il giudice di merito ha omesso di esaminare un fatto decisivo: la pendenza sostanziale della richiesta di protezione speciale. L’archiviazione temporanea non equivale a un diniego e il successivo riavvio della procedura da parte della Questura era un elemento fondamentale che doveva essere ponderato per valutare la legittimità del soggiorno e, di conseguenza, dell’espulsione.

Le Conclusioni

In conclusione, l’ordinanza è stata cassata con rinvio al Giudice di pace di Palermo in diversa composizione. Questa sentenza rafforza la tutela dei diritti degli stranieri, imponendo ai giudici di merito un onere motivazionale rigoroso. L’espulsione, in quanto misura che incide profondamente sulla vita di una persona, non può essere il risultato di valutazioni astratte o basate su automatismi legati a precedenti penali. È indispensabile un’indagine approfondita, attuale e individualizzata sulla reale pericolosità sociale, tenendo conto di tutti gli elementi della vicenda personale del soggetto, compresi i percorsi di regolarizzazione in atto.

Una condanna penale passata è sufficiente per considerare uno straniero socialmente pericoloso e disporne l’espulsione?
No. Secondo la Corte di Cassazione, non è sufficiente. La valutazione della pericolosità sociale deve essere concreta, attuale e basata su un esame complessivo della personalità e della condotta di vita dello straniero, non potendosi limitare a un mero richiamo di precedenti penali, specialmente se non recenti.

Cosa succede se un decreto di espulsione viene emesso mentre è in corso una procedura per il rilascio della protezione speciale?
La pendenza di una procedura per il rilascio di un permesso di soggiorno per protezione speciale è un fatto decisivo che il giudice deve esaminare. Se emerge che lo straniero aveva un diritto a soggiornare legalmente sul territorio già prima dell’espulsione, quest’ultima può essere illegittima. Una sospensione temporanea della pratica (ad esempio per detenzione) non equivale a un rigetto.

Cosa significa ‘motivazione apparente’ in una decisione giudiziaria?
Significa che la motivazione, pur essendo formalmente presente, è talmente generica, astratta o basata su formule standardizzate da non rendere comprensibile il percorso logico-giuridico seguito dal giudice per arrivare a quella decisione. Una motivazione apparente rende il provvedimento nullo.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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