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Perdita di chance: risarcimento per mancata mobilità

Un dipendente pubblico ha citato in giudizio un Comune per non aver attivato una procedura di mobilità, preferendo assumere un esterno. La Corte di Cassazione ha stabilito che la mancata attivazione della procedura, se illegittima, genera un danno da perdita di chance risarcibile. Questo pregiudizio sussiste anche se il dipendente non può dimostrare con certezza che avrebbe ottenuto il posto, ma solo che aveva una concreta e seria possibilità. La Corte ha cassato la sentenza d’appello che aveva escluso dal risarcimento le indennità legate all’incarico, rinviando il caso per una nuova quantificazione del danno.

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Pubblicato il 12 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Perdita di Chance nel Pubblico Impiego: Il Diritto al Risarcimento per Mobilità Negata

Il concetto di perdita di chance rappresenta una frontiera fondamentale nella tutela dei diritti, specialmente nel contesto del pubblico impiego. Quando una Pubblica Amministrazione agisce illegittimamente, impedendo a un dipendente di partecipare a una selezione, quale danno viene realmente causato? La Corte di Cassazione, con la recente ordinanza n. 21931/2024, offre chiarimenti cruciali, affermando che la privazione di una seria opportunità di ottenere un incarico migliore è di per sé un danno risarcibile, anche senza la certezza matematica del successo. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I Fatti di Causa: La Mancata Attivazione della Mobilità

Il caso ha origine dalla richiesta di un dipendente del Comune di Messina di essere trasferito, tramite procedura di mobilità, a una posizione di Direttore di sezione tecnica presso il Comune di Santa Teresa di Riva. Quest’ultimo ente, tuttavia, ignorava la richiesta e decideva di coprire il posto attraverso una procedura concorsuale, assumendo a tempo determinato dei professionisti esterni.

Il dipendente, sentendosi leso, avviava un’azione legale, sostenendo che il comportamento del Comune di destinazione fosse illegittimo e chiedendo il risarcimento dei danni subiti. In particolare, il lavoratore lamentava non solo i costi sostenuti, ma soprattutto il mancato guadagno derivante dalla potenziale nuova posizione, che includeva una specifica indennità di posizione organizzativa.

Il Percorso Giudiziario e la questione della perdita di chance

In primo grado, il Tribunale di Messina riconosceva l’illegittimità del comportamento dell’Ente e condannava quest’ultimo a un risarcimento. La Corte d’Appello, successivamente, aumentava l’importo del risarcimento, ma solo parzialmente. I giudici di secondo grado, infatti, escludevano dal calcolo del danno le somme relative all’indennità di posizione organizzativa. La loro motivazione si basava sul presupposto che il dipendente non avesse un diritto soggettivo certo ad essere prescelto, e quindi non si potesse parlare di un guadagno mancato sicuro.

Insoddisfatto, il lavoratore proponeva ricorso in Cassazione, incentrando la sua difesa proprio sul concetto di perdita di chance. Sosteneva che la Corte d’Appello avesse errato nel non valutare la seria e rilevante probabilità che egli aveva di ottenere l’incarico se la procedura di mobilità fosse stata correttamente espletata.

Le Motivazioni della Cassazione: La Valutazione della Chance Concreta

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del dipendente, cassando la sentenza d’appello e stabilendo un principio di diritto di notevole importanza. I giudici hanno chiarito la distinzione fondamentale tra il danno da mancato conseguimento di un bene a cui si aveva diritto e il danno da perdita di chance.

Nel primo caso, il risarcimento è pieno e corrisponde al valore del bene perso. Nel secondo caso, oggetto del risarcimento non è il risultato finale (l’ottenimento del posto), ma la perdita della possibilità concreta di conseguirlo. Questa possibilità è un bene giuridicamente ed economicamente valutabile a sé stante.

La Cassazione ha evidenziato l’errore della Corte territoriale: pur riconoscendo l’illegittimità della condotta dell’Amministrazione, non ha poi valutato la consistenza della chance del lavoratore. Secondo la Suprema Corte, il giudice di merito avrebbe dovuto:

1. Valutare la serietà della probabilità: Verificare se l’opportunità persa dal dipendente fosse concreta, effettiva e non una mera aspettativa di fatto.
2. Quantificare il danno in via equitativa: Una volta accertata la sussistenza di una chance seria, liquidare il danno in proporzione al grado di probabilità di successo e tenendo conto del vantaggio economico sperato, inclusa l’indennità di posizione organizzativa.

La Corte ha inoltre specificato che l’indennità di posizione, a differenza di quella di risultato, è collegata all’incarico stesso e non al raggiungimento di specifici obiettivi. Pertanto, doveva essere considerata nel calcolo del potenziale guadagno mancato. Infine, la Cassazione ha dichiarato inammissibile il ricorso incidentale del Comune, basato su una presunta “revoca tacita” della mobilità, ritenendolo infondato e precluso da un precedente giudicato tra le stesse parti.

Le Conclusioni: Il Principio di Diritto e le Implicazioni Pratiche

La Corte di Cassazione ha cassato la sentenza con rinvio, enunciando il seguente principio: un dipendente, a fronte dell’illegittima omissione di una procedura di mobilità, può chiedere il risarcimento del danno da perdita di chance anche se non può vantare un diritto soggettivo all’ottenimento dell’incarico. Il danno non può essere escluso solo perché non è dimostrata la certezza del risultato, ma deve essere determinato tenendo conto, in via equitativa, della consistenza della probabilità di successo e di tutte le voci economiche correlate all’incarico, come l’indennità di posizione.

Questa ordinanza rafforza la tutela dei lavoratori del pubblico impiego di fronte a comportamenti illegittimi delle amministrazioni, valorizzando la perdita di opportunità concrete come un danno autonomamente risarcibile e fornendo criteri chiari per la sua quantificazione.

Un dipendente pubblico ha diritto al risarcimento se l’amministrazione non avvia una procedura di mobilità richiesta?
Sì, se l’omissione dell’attivazione della procedura di mobilità è accertata come illegittima, il dipendente può chiedere il risarcimento del danno. Questo danno si configura come perdita di chance, ovvero la perdita della concreta possibilità di ottenere l’incarico desiderato.

Per ottenere un risarcimento per perdita di chance, è necessario dimostrare che si sarebbe vinto il posto con certezza?
No, non è necessario dimostrare la certezza di ottenere il posto. Il danno da perdita di chance non può essere escluso per questo motivo. È sufficiente provare che si aveva una concreta, effettiva e seria probabilità di successo, che è stata preclusa dalla condotta illegittima dell’amministrazione.

L’indennità di posizione organizzativa può essere inclusa nel calcolo del danno da perdita di chance?
Sì. La Corte ha stabilito che, nel determinare il danno, si deve tener conto di tutte le perdite patrimoniali e del mancato guadagno, inclusa l’indennità di posizione organizzativa che sarebbe spettata in caso di ottenimento dell’incarico, in quanto è una componente retributiva legata direttamente alla titolarità della posizione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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