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Perdita di chance: risarcimento e onere della prova

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 7611/2024, ha chiarito i principi relativi al risarcimento del danno per perdita di chance di un dipendente in seguito a una procedura di selezione interna (interpello) viziata. Il caso riguarda un funzionario che si era visto illegittimamente escluso dalla valutazione per un incarico dirigenziale temporaneo. La Corte ha cassato per la seconda volta la decisione della Corte d’Appello, ribadendo che il giudice del rinvio è vincolato ai principi di diritto enunciati dalla Cassazione e non può rimettere in discussione l’illegittimità della procedura già accertata. Inoltre, ha specificato che il lavoratore che lamenta una perdita di chance deve fornire elementi, anche presuntivi, per dimostrare la probabilità che avrebbe avuto di ottenere il risultato sperato, senza che gli si possa addossare l’onere di provare l’esito certo della comparazione con altri candidati.

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Pubblicato il 8 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Perdita di Chance: Diritto al Risarcimento se la Selezione è Illegittima

Quando un dipendente partecipa a una selezione interna per un avanzamento di carriera, ha diritto a una procedura trasparente e corretta. Se l’Amministrazione viola le regole, il candidato escluso può subire una perdita di chance, ovvero la perdita della concreta possibilità di ottenere l’incarico. Con la recente ordinanza n. 7611/2024, la Corte di Cassazione è tornata su questo tema cruciale, chiarendo i confini del diritto al risarcimento e l’onere della prova a carico del lavoratore.

I Fatti del Caso: Il Lungo Percorso Giudiziario di un Funzionario

Un funzionario di un’amministrazione pubblica impugnava la nomina di un collega a un incarico dirigenziale temporaneo, sostenendo l’illegittimità della procedura selettiva (interpello). Inizialmente, il Tribunale riconosceva un vizio formale nella procedura ma rigettava sia la richiesta di annullamento della nomina sia quella di risarcimento del danno.

La vicenda giudiziaria si è rivelata complessa e articolata:
1. La Corte d’Appello riformava la prima decisione, respingendo completamente le domande del funzionario.
2. La Corte di Cassazione, con una prima sentenza, accoglieva il ricorso del dipendente. Stabiliva che l’Amministrazione aveva violato le regole del bando (lex specialis) non procedendo a una valutazione di tutti i candidati e non comunicandone l’esito, violando i principi di correttezza e buona fede. La causa veniva quindi rinviata a un’altra sezione della Corte d’Appello.
3. Incredibilmente, la Corte d’Appello in sede di rinvio rigettava nuovamente le domande, discostandosi dai principi fissati dalla Cassazione e negando sia l’illegittimità della procedura sia il diritto al risarcimento.

È contro quest’ultima decisione che il funzionario ha proposto un nuovo ricorso in Cassazione, portando alla pronuncia in esame.

La Decisione della Cassazione sulla perdita di chance

La Suprema Corte ha accolto il ricorso del dipendente, cassando la sentenza della Corte d’Appello e rinviando nuovamente la causa per una decisione conforme ai principi di diritto. I punti cardine della decisione sono due: il rispetto del verdetto della Cassazione da parte del giudice di rinvio e la corretta interpretazione dell’onere probatorio in materia di perdita di chance.

Il Vincolo Inderogabile del Giudice di Rinvio

Il primo, fondamentale errore della Corte d’Appello è stato quello di non attenersi al principio di diritto enunciato dalla Cassazione nella sua prima sentenza. La Cassazione ha ribadito che il giudizio di rinvio è un procedimento ‘chiuso’. Il giudice non può modificare l’accertamento dei fatti o rimettere in discussione i punti di diritto già decisi. Nel caso specifico, l’illegittimità della procedura di interpello era già stata sancita e non poteva essere nuovamente negata. La Corte territoriale, escludendo l’illegittimità, ha violato l’art. 384 del codice di procedura civile.

L’Onere della Prova nella Perdita di Chance

Il secondo e cruciale punto riguarda il risarcimento del danno. La Corte d’Appello aveva rigettato la domanda risarcitoria sostenendo che il dipendente non avesse provato il danno subito. La Cassazione ha corretto questa impostazione, chiarendo la natura dell’onere probatorio per la perdita di chance.

Il dipendente non deve dimostrare che, se la procedura fosse stata corretta, avrebbe certamente ottenuto l’incarico. Deve invece provare, anche tramite presunzioni, di avere avuto una probabilità seria e apprezzabile di successo. Spetta al lavoratore allegare e dimostrare i titoli e le esperienze che lo rendevano un candidato credibile (cosa che nel caso di specie aveva fatto, citando precedenti incarichi di responsabilità e un encomio ricevuto). Una volta fornita questa prova, si presume l’esistenza di una chance meritevole di tutela, il cui valore economico sarà poi quantificato dal giudice.

le motivazioni

La Corte ha ritenuto fondati il primo, il terzo e il quarto motivo di ricorso. Il primo, per violazione dell’art. 384 c.p.c., in quanto il giudice di rinvio si è discostato dal principio di diritto affermato dalla sentenza rescindente, la quale aveva già accertato l’illegittimità della procedura selettiva. Il terzo e quarto motivo sono stati accolti perché la Corte territoriale ha erroneamente interpretato l’onere della prova in capo al lavoratore per il danno da perdita di chance. Ha omesso di valutare gli elementi presuntivi offerti dal ricorrente (titoli, esperienze, encomi) che erano sufficienti a dimostrare la probabilità di successo e, quindi, l’esistenza di un danno risarcibile. La Corte ha ribadito che il lavoratore non deve provare la certezza dell’esito favorevole, ma solo una concreta ed effettiva occasione favorevole, il cui impedimento, a causa della condotta illecita dell’amministrazione, costituisce un danno patrimoniale autonomo.

le conclusioni

In conclusione, la sentenza rafforza la tutela del dipendente di fronte a procedure selettive non trasparenti. Stabilisce con chiarezza due principi fondamentali: primo, il giudizio di rinvio non può contraddire le statuizioni della Corte di Cassazione; secondo, per ottenere il risarcimento per perdita di chance, il lavoratore deve dimostrare di possedere i requisiti per avere una probabilità non trascurabile di successo, senza dover provare con certezza che avrebbe vinto la selezione. La causa è stata quindi rinviata alla Corte di Appello di Napoli, che dovrà finalmente decidere sulla quantificazione del danno, attenendosi a questi principi.

Che cos’è la ‘perdita di chance’ in ambito lavorativo?
È la perdita di una possibilità concreta ed effettiva di ottenere un vantaggio (come una promozione o un incarico) a causa di un comportamento illegittimo del datore di lavoro, come una procedura di selezione viziata. Non si tratta della perdita del risultato certo, ma della perdita della possibilità di conseguirlo.

Chi deve provare il danno in una causa per perdita di chance?
L’onere della prova spetta al lavoratore. Tuttavia, secondo la sentenza, egli non deve dimostrare che avrebbe certamente ottenuto l’incarico. È sufficiente che provi, anche attraverso presunzioni (come titoli, esperienze pregresse, qualifiche), di avere avuto una probabilità seria e concreta di successo se la procedura si fosse svolta correttamente.

Il giudice a cui la Cassazione rinvia una causa può decidere in modo diverso da quanto indicato?
No. Il giudice del rinvio è vincolato dal principio di diritto stabilito dalla Corte di Cassazione nella sentenza di annullamento. Non può rimettere in discussione i punti già decisi né modificare la valutazione dei fatti già accertati, ma deve solo applicare il principio indicato dalla Corte al caso concreto.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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