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Perdita di chance: risarcimento e giurisdizione

Una lavoratrice del settore pubblico ha ottenuto un risarcimento per perdita di chance dopo che un ritardo nell’inquadramento le ha impedito di partecipare a una selezione per una posizione superiore. La Corte di Cassazione ha confermato la decisione, rigettando il ricorso dell’Amministrazione. L’ordinanza chiarisce importanti aspetti sulla giurisdizione del giudice ordinario in materie connesse a precedenti giudizi amministrativi e sulla corretta riproposizione delle domande in appello.

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Pubblicato il 18 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Perdita di Chance nel Pubblico Impiego: La Cassazione Conferma il Diritto al Risarcimento

Il concetto di perdita di chance rappresenta una frontiera importante nella tutela dei diritti dei lavoratori, specialmente nel pubblico impiego. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un caso emblematico, confermando il diritto al risarcimento per una dipendente che, a causa di un ritardo nell’inquadramento, ha perso l’opportunità di accedere a una posizione economica superiore. Questa decisione offre spunti fondamentali sulla ripartizione della giurisdizione tra giudice ordinario e amministrativo e sulle regole processuali da seguire in appello.

I Fatti di Causa

Una dipendente del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, in servizio presso la Motorizzazione Civile, si è vista riconoscere un inquadramento contrattuale con una decorrenza posticipata rispetto a quella corretta (1° gennaio 2009 anziché 1° ottobre 2007). Questo ritardo le ha impedito di partecipare a una selezione indetta nel 2010 per l’accesso a una fascia economica superiore (F-2).
La lavoratrice ha quindi agito in giudizio, chiedendo in via principale la retrodatazione giuridica ed economica del suo inquadramento e, in via subordinata, il risarcimento del danno per perdita di chance.

Il Tribunale ha accolto la domanda principale. La Corte d’Appello, riformando parzialmente la sentenza, ha negato la possibilità di concludere l’iter concorsuale ormai esaurito, ma ha riconosciuto alla lavoratrice il diritto al risarcimento del danno, quantificandolo nel 50% della differenza retributiva tra la sua posizione e quella superiore a cui aspirava.

La Decisione della Cassazione e la Perdita di Chance

Il Ministero ha proposto ricorso in Cassazione, sollevando due questioni principali:
1. Difetto di giurisdizione: Sosteneva che la questione della retrodatazione rientrasse nella giurisdizione del giudice amministrativo, in quanto legata all’esecuzione di una precedente sentenza amministrativa (giudizio di ottemperanza).
2. Inammissibilità della domanda subordinata: Affermava che la Corte d’Appello non avrebbe dovuto esaminare la domanda di risarcimento perché non era stata specificamente riproposta.

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, rigettando entrambi i motivi e confermando la decisione d’appello.

Le Motivazioni della Sentenza

La Suprema Corte ha fornito motivazioni chiare e dettagliate su entrambi i punti.

Per quanto riguarda la giurisdizione, i giudici hanno chiarito che la domanda della lavoratrice non era una semplice esecuzione della precedente sentenza amministrativa. La richiesta di retrodatazione dell’inquadramento era una questione autonoma, relativa alla corretta applicazione del contratto collettivo, che non era stata oggetto del giudizio amministrativo. Quest’ultimo si era limitato a sbloccare la procedura selettiva, senza entrare nel merito della decorrenza degli inquadramenti individuali. Di conseguenza, la competenza a decidere spettava al giudice ordinario, in qualità di giudice del rapporto di lavoro pubblico privatizzato.

Sul secondo motivo, relativo alla domanda subordinata, la Corte ha ribadito un principio fondamentale del diritto processuale (art. 346 cod. proc. civ.). La parte che ha visto accolta la propria domanda principale in primo grado non deve proporre appello incidentale per le domande subordinate non esaminate. Tuttavia, per evitare che si presumano rinunciate, deve riproporle espressamente nell’atto di costituzione in appello. Nel caso di specie, la Corte d’Appello aveva correttamente rilevato che la lavoratrice aveva “ribadito nella memoria di costituzione” la sua richiesta di risarcimento per perdita di chance, manifestando in modo chiaro la volontà di sottoporla al giudizio del secondo grado. Pertanto, la Corte d’Appello aveva il dovere di esaminarla una volta respinta la domanda principale.

Conclusioni e Implicazioni Pratiche

Questa ordinanza consolida importanti principi a tutela dei lavoratori del settore pubblico.

1. Chiara Distinzione di Giurisdizione: Viene ribadito che le questioni relative al corretto inquadramento e alla sua decorrenza, anche se connesse a procedure selettive oggetto di contenzioso amministrativo, rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario.
2. Tutela per Perdita di Chance: Si conferma che il ritardo ingiustificato da parte della Pubblica Amministrazione che impedisce a un dipendente di partecipare a una progressione di carriera costituisce un danno risarcibile come perdita di chance.
3. Onere Processuale in Appello: L’ordinanza serve da monito sull’importanza di riproporre in modo specifico, sebbene senza forme vincolate, tutte le domande e le eccezioni assorbite in primo grado per non perderle nel giudizio di appello.

Se una sentenza amministrativa sblocca una procedura di selezione, il giudice ordinario può decidere su una successiva domanda di risarcimento per ritardato inquadramento?
Sì. La Corte di Cassazione ha stabilito che la domanda di retrodatazione dell’inquadramento e il conseguente risarcimento del danno sono questioni autonome rispetto all’esecuzione della sentenza amministrativa. Riguardano il rapporto di lavoro e la corretta applicazione del contratto, pertanto rientrano nella giurisdizione del giudice ordinario.

Cosa deve fare una parte che ha vinto in primo grado per non perdere le domande subordinate non esaminate?
Deve riproporre espressamente tali domande nell’atto di costituzione in appello (o nel primo atto difensivo). Secondo l’art. 346 del codice di procedura civile, non è necessario un appello incidentale, ma è sufficiente una chiara e inequivocabile manifestazione di volontà di sottoporre nuovamente la questione al giudice d’appello, per evitare la presunzione di rinuncia.

Come è stato calcolato il risarcimento per la perdita di chance in questo caso?
La Corte d’Appello, la cui decisione è stata confermata, ha condannato il Ministero a pagare un risarcimento calcolato sul 50% del differenziale retributivo tra la posizione economica di appartenenza della lavoratrice (F-1) e quella a cui aspirava (F-2), a decorrere dalla data in cui avrebbe potuto ottenere la promozione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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