LexCED: l'assistente legale basato sull'intelligenza artificiale AI. Chiedigli un parere, provalo adesso!

Perdita di chance: risarcimento anche con probabilità 33%

La Corte di Cassazione ha confermato il diritto al risarcimento del danno da perdita di chance per due medici, esclusi da un incarico dirigenziale a seguito di una selezione pubblica viziata. L’Azienda Sanitaria aveva illegittimamente ammesso un candidato i cui requisiti di anzianità erano dubbi. La Corte ha ritenuto corretta la valutazione del danno basata su una probabilità di successo del 33%, chiarendo la distinzione tra la prova della sussistenza di una chance concreta e la sua successiva quantificazione equitativa.

Prenota un appuntamento

Per una consulenza legale o per valutare una possibile strategia difensiva prenota un appuntamento.

La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)
Pubblicato il 8 ottobre 2025 in Diritto Civile, Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Perdita di Chance: Quando l’Irregolarità nella Selezione Dà Diritto al Risarcimento

Il concetto di perdita di chance rappresenta una frontiera importante nella tutela dei diritti individuali, specialmente nell’ambito delle selezioni pubbliche. Quando un’irregolarità commessa da un’amministrazione compromette la possibilità di un candidato di ottenere un incarico, sorge il diritto a un risarcimento. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito questo principio, fornendo chiarimenti cruciali sulla prova e la quantificazione del danno. Vediamo nel dettaglio il caso e le conclusioni dei giudici.

I Fatti del Caso: Una Nomina Dirigenziale Sotto Esame

La vicenda trae origine dalla selezione per il conferimento di un incarico di direzione di una struttura complessa di Chirurgia toracica presso un’Azienda Socio-Sanitaria Territoriale (ASST). Due medici, partecipanti alla selezione, avevano citato in giudizio l’Azienda chiedendo il risarcimento per la perdita di chance di ottenere l’incarico. Sostenevano che il medico prescelto non possedesse i requisiti richiesti dal bando, in particolare l’anzianità decennale di servizio nella disciplina.

La documentazione prodotta dal candidato vincitore presentava, infatti, una palese anomalia: attestava di aver frequentato una scuola di specializzazione in Italia nello stesso periodo in cui, secondo un’altra certificazione, prestava servizio ospedaliero all’estero. Questa sovrapposizione temporale avrebbe dovuto, secondo i ricorrenti, invalidare parte dell’anzianità di servizio e, di conseguenza, escluderlo dalla selezione. Sia il Tribunale che la Corte d’appello avevano dato ragione ai due medici, riconoscendo una violazione dei principi di correttezza e buona fede da parte dell’Azienda e liquidando il danno sulla base di una probabilità di successo stimata al 33%.

La Decisione e le Motivazioni della Cassazione

L’Azienda Sanitaria ha impugnato la decisione davanti alla Corte di Cassazione, presentando tre motivi di ricorso, tutti respinti. L’analisi delle motivazioni della Suprema Corte è fondamentale per comprendere i contorni del diritto al risarcimento per perdita di chance.

L’Obbligo di Verifica dell’Amministrazione

Con il primo motivo, l’Azienda sosteneva di non poter mettere in discussione la validità di una certificazione di servizio estero rilasciata da un’autorità regionale. La Cassazione ha dichiarato il motivo inammissibile. La ratio decidendi della Corte d’appello non era la validità formale del certificato, ma il fatto che l’Azienda, di fronte a un’evidente e oggettiva incongruenza documentale (la contemporaneità tra specializzazione e lavoro), avrebbe dovuto quantomeno chiedere chiarimenti al candidato. Agire diversamente ha significato violare i principi di imparzialità, correttezza e buon andamento sanciti dall’art. 97 della Costituzione.

La Sussistenza della Perdita di Chance anche con Scelta Discrezionale

Il secondo motivo di ricorso verteva sull’assenza di un danno risarcibile. L’Azienda affermava che, anche escludendo il candidato vincitore, i due medici sarebbero comunque rientrati in una terna di candidati tra cui la direzione generale avrebbe operato una scelta discrezionale. Pertanto, non vi era alcuna certezza che avrebbero ottenuto l’incarico. Anche questo motivo è stato giudicato inammissibile. La Corte ha ribadito che il danno da perdita di chance non consiste nella perdita del risultato finale, ma nella perdita della possibilità concreta di conseguirlo. La valutazione della Corte d’appello, che aveva quantificato questa possibilità al 33%, rappresenta un accertamento di fatto, non sindacabile in sede di legittimità.

Prova della Chance vs. Quantificazione del Danno

Infine, l’Azienda lamentava una presunta contraddizione logica nella sentenza d’appello, la quale, pur affermando la necessità di una ‘elevata probabilità’ per dimostrare il nesso causale, si era poi accontentata di una probabilità del 33%. La Cassazione ha respinto anche questa censura, chiarendo un punto metodologico cruciale. La valutazione del giudice si articola in due fasi distinte:
1. Accertamento del nesso causale: Il giudice deve prima verificare se il danneggiato avesse una probabilità concreta e non meramente ipotetica di ottenere il risultato sperato. Si tratta di stabilire l’esistenza stessa della chance.
2. Quantificazione equitativa del danno: Una volta accertata l’esistenza di una chance seria, il giudice procede alla sua liquidazione in via equitativa. Questa valutazione è basata sul grado di probabilità che il candidato aveva di vincere. In un contesto con tre candidati finalisti, una probabilità del 33% è stata ritenuta sufficiente per giustificare un risarcimento.

Conclusioni

L’ordinanza della Cassazione rafforza un principio fondamentale: le pubbliche amministrazioni hanno il dovere di condurre le procedure di selezione con la massima diligenza, imparzialità e correttezza. L’omissione di controlli di fronte a palesi incongruenze documentali costituisce un inadempimento che può fondare una richiesta di risarcimento per perdita di chance. La sentenza chiarisce inoltre che il danno risarcibile non è la certezza del risultato mancato, ma la perdita di una possibilità reale e tangibile di ottenerlo, possibilità che può essere quantificata dal giudice anche in termini percentuali per liquidare un giusto indennizzo.

Un’amministrazione pubblica è tenuta a verificare le incongruenze nei documenti presentati da un candidato, anche se formalmente validi?
Sì. Secondo la Corte, l’amministrazione, in base ai principi di correttezza e buona fede, avrebbe dovuto chiedere chiarimenti al candidato di fronte all’oggettiva anomalia della contemporanea frequenza della scuola di specializzazione e dello svolgimento di un servizio lavorativo all’estero, prima di ritenere integrato il requisito dell’anzianità di servizio.

È possibile ottenere un risarcimento per perdita di chance anche se la scelta finale del vincitore è discrezionale?
Sì. La Corte ha confermato che il diritto al risarcimento sussiste anche quando la scelta finale è rimessa alla discrezionalità del direttore generale tra una rosa di candidati. Il danno risarcibile non è la perdita del posto, ma la perdita della concreta possibilità di essere scelti, che è stata compromessa dall’illegittimità della procedura.

Come si distingue la prova dell’esistenza di una chance dalla quantificazione del danno?
Sono due fasi distinte. La prima fase consiste nell’accertare che il soggetto avesse una probabilità concreta e non meramente ipotetica di ottenere il risultato favorevole (prova del nesso causale). La seconda fase, che interviene solo se la prima ha esito positivo, consiste nella valutazione equitativa del danno, che viene commisurato al grado di probabilità di successo che il soggetto aveva (in questo caso, stimato al 33%).

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

Desideri approfondire l'argomento ed avere una consulenza legale?

Prenota un appuntamento. La consultazione può avvenire in studio a Milano, Pesaro, Benevento, oppure in videoconferenza / conference call e si svolge in tre fasi.

Prima dell'appuntamento: analisi del caso prospettato. Si tratta della fase più delicata, perché dalla esatta comprensione del caso sottoposto dipendono il corretto inquadramento giuridico dello stesso, la ricerca del materiale e la soluzione finale.

Durante l’appuntamento: disponibilità all’ascolto e capacità a tenere distinti i dati essenziali del caso dalle componenti psicologiche ed emozionali.

Al termine dell’appuntamento: ti verranno forniti gli elementi di valutazione necessari e i suggerimenti opportuni al fine di porre in essere azioni consapevoli a seguito di un apprezzamento riflessivo di rischi e vantaggi. Il contenuto della prestazione di consulenza stragiudiziale comprende, difatti, il preciso dovere di informare compiutamente il cliente di ogni rischio di causa. A detto obbligo di informazione, si accompagnano specifici doveri di dissuasione e di sollecitazione.

Il costo della consulenza legale è di € 150,00.

02.37901052
8:00 – 20:00
(Lun - Sab)

Articoli correlati