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Perdita di chance: PA condannata per scelta immotivata

Un Ente Locale è stato condannato a risarcire un dipendente per la perdita di chance di ottenere una posizione organizzativa. La Cassazione ha confermato che la scelta del candidato deve essere motivata e basata su una valutazione comparativa, non integrabile in giudizio.

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Pubblicato il 20 dicembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Perdita di chance: la P.A. deve motivare la scelta del personale

Nel mondo del pubblico impiego, le procedure di selezione per incarichi di responsabilità devono seguire criteri di trasparenza e correttezza. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio cruciale: la scelta di un candidato per una Posizione Organizzativa (PO) deve essere supportata da una motivazione adeguata e da una valutazione comparativa, pena il risarcimento del danno per perdita di chance al candidato escluso ingiustamente. L’ordinanza in esame chiarisce che tale motivazione non può essere integrata ex post, ovvero durante un eventuale giudizio.

I fatti di causa: la contestazione di un incarico

Un funzionario di un Ente Locale, con una qualifica elevata e pregressa esperienza come titolare di Posizioni Organizzative, partecipava a una selezione interna per l’assegnazione di un incarico triennale. Nonostante il suo profilo apparisse particolarmente qualificato, l’incarico veniva assegnato a un altro dipendente. Il funzionario escluso decideva di impugnare il provvedimento, lamentando la mancanza di una motivazione adeguata e di una reale valutazione comparativa tra i candidati. In primo grado la sua domanda veniva rigettata, ma la Corte d’Appello ribaltava la decisione, condannando l’Amministrazione al risarcimento del danno per la perdita della possibilità di ottenere l’incarico.

Il ricorso in Cassazione dell’Ente Locale

L’Ente Locale ricorreva in Cassazione, sostenendo principalmente due punti: primo, che la motivazione del provvedimento poteva essere integrata in sede giudiziale attraverso la produzione di relazioni informative; secondo, che il dipendente non aveva perso alcuna chance, avendo partecipato alla selezione ed essendo stato valutato come gli altri. L’Amministrazione riteneva inoltre che, anche qualora vi fosse stato un difetto di motivazione, questo non si sarebbe tradotto in una perdita di opportunità economiche per il lavoratore. Contestava infine la quantificazione del danno, calcolata dalla Corte d’Appello nella misura del 90% della retribuzione legata all’incarico.

Le motivazioni della Cassazione sul risarcimento per perdita di chance

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso dell’Ente Locale, confermando la sentenza d’appello. I giudici hanno riaffermato principi consolidati in materia di pubblico impiego contrattualizzato. In primo luogo, hanno stabilito che l’atto di scelta del personale per una Posizione Organizzativa, pur essendo espressione della discrezionalità del datore di lavoro pubblico, non può prescindere da una valutazione comparativa dei profili dei candidati. Questa valutazione deve essere esplicitata in una motivazione che dia conto delle ragioni della scelta di un aspirante rispetto a un altro. La Corte ha chiarito che tale motivazione è un elemento essenziale dell’atto e non può essere aggiunta o integrata ex post nel corso del giudizio. La documentazione prodotta in tribunale, come le relazioni dei dirigenti, può al massimo costituire un supporto alla difesa tecnica, ma non sana il vizio originario del provvedimento. Nel caso specifico, la Corte d’Appello aveva correttamente ritenuto la motivazione originaria apparente e generica, basata su un vago riferimento a ‘capacità ed esperienza’ senza una reale comparazione, soprattutto a fronte di un candidato con un inquadramento superiore e un’esperienza specifica quasi identica alla posizione da ricoprire. La Cassazione ha quindi confermato che l’illegittimo diniego di una posizione organizzativa, derivante da una procedura di selezione viziata, comporta il diritto del dipendente al risarcimento del danno per perdita di chance. Questo danno non è un’aspettativa di fatto, ma un’entità patrimoniale autonoma, derivante dalla perdita della concreta possibilità di conseguire un bene. La sua quantificazione, pur avvenendo in via equitativa, deve tenere conto dell’elevato grado di probabilità che il lavoratore aveva di ottenere l’incarico se la selezione fosse stata condotta correttamente. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto logica e corretta la valutazione del 90% effettuata dai giudici di merito.

Le conclusioni

L’ordinanza rafforza la tutela dei lavoratori nel pubblico impiego contro le decisioni arbitrarie o non trasparenti. Stabilisce con chiarezza che la discrezionalità del datore di lavoro pubblico non è assoluta, ma deve essere esercitata nel rispetto delle clausole generali di correttezza e buona fede e dei criteri stabiliti dalla contrattazione collettiva. La motivazione dei provvedimenti di conferimento di incarico è un obbligo inderogabile che serve a garantire l’imparzialità e la trasparenza dell’azione amministrativa. La sua assenza o apparenza non è un mero vizio formale, ma una violazione sostanziale che lede il diritto del candidato a una valutazione equa, generando una perdita di chance economicamente risarcibile.

È possibile per una P.A. motivare la scelta di un candidato per una Posizione Organizzativa solo in un secondo momento, durante il processo?
No, la Corte di Cassazione ha stabilito che la motivazione deve essere contestuale al provvedimento di conferimento dell’incarico e non è integrabile ‘ex post’ in sede giudiziale. La produzione di documenti successivi può solo costituire corredo alla difesa tecnica.

La mancanza di una valutazione comparativa tra candidati dà automaticamente diritto al risarcimento del danno?
Sì, secondo la Corte, l’illegittimo diniego di una posizione organizzativa, dovuto all’assenza di una motivata valutazione comparativa, comporta per il dipendente il diritto al risarcimento del danno per perdita di chance, intesa come la perdita di una concreta occasione favorevole.

Come si calcola il risarcimento per la perdita di chance in questi casi?
Il danno viene liquidato in via equitativa. Il giudice deve considerare il grado di probabilità che il lavoratore aveva di ottenere il risultato sperato. L’ammontare delle retribuzioni perse può essere usato come parametro di riferimento. Nel caso di specie, la Corte ha ritenuto congrua una quantificazione pari al 90% della retribuzione legata all’incarico.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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