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Perdita di chance: onere della prova per il risarcimento

Un dipendente ha citato in giudizio un’Azienda Sanitaria per non essere stato selezionato per un incarico direttivo, nonostante ritenesse di avere un curriculum migliore del candidato prescelto. La selezione era stata giudicata illegittima per difetto di motivazione. Tuttavia, la Corte di Cassazione ha respinto la richiesta di risarcimento per perdita di chance, chiarendo che non è sufficiente dimostrare l’illegittimità della procedura. Il ricorrente ha l’onere di provare la concreta e significativa probabilità che avrebbe avuto di ottenere l’incarico, tenendo conto di tutti i criteri di valutazione dell’ente, non solo della comparazione dei curricula. Poiché tale prova non è stata fornita, il ricorso è stato dichiarato inammissibile.

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Pubblicato il 9 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Perdita di Chance: Non Basta l’Illegittimità della Selezione per il Risarcimento

Nelle selezioni per incarichi professionali, specialmente nel settore pubblico, l’illegittimità della procedura di scelta non garantisce automaticamente un risarcimento al candidato escluso. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha ribadito un principio fondamentale in materia di perdita di chance: chi agisce in giudizio non può limitarsi a denunciare il vizio della selezione, ma deve fornire la prova concreta della probabilità che avrebbe avuto di vincere. Analizziamo insieme questa importante decisione.

I fatti di causa

Un dipendente di un’Azienda Sanitaria Regionale partecipava a una selezione per la nomina a Coordinatore di un Dipartimento. All’esito della procedura, veniva scelto un altro candidato. Ritenendo di possedere una qualificazione curriculare superiore e che la nomina fosse illegittima, il dipendente adiva le vie legali per ottenere l’annullamento della nomina, l’attribuzione dell’incarico e il risarcimento dei danni.

Inizialmente, la sua domanda veniva rigettata in primo grado, ma la Corte d’Appello, in un secondo momento, gli dava ragione. I giudici di secondo grado riconoscevano un difetto di motivazione nella scelta dell’Azienda e una violazione dei criteri di buona fede, condannando l’ente al pagamento degli emolumenti che il dipendente avrebbe percepito. Tuttavia, l’Azienda Sanitaria impugnava questa decisione davanti alla Corte di Cassazione, la quale annullava la sentenza con rinvio, specificando che un difetto di motivazione non comporta una presunzione automatica di nomina e quindi di danno risarcibile.

Il processo tornava quindi davanti alla Corte d’Appello, che questa volta rigettava la domanda del dipendente. Secondo la Corte, per dimostrare la perdita di chance, non era sufficiente confrontare i curricula, ma bisognava considerare anche altri parametri, come le specifiche necessità organizzative e di distribuzione delle risorse dei Dipartimenti, elementi che il ricorrente non aveva allegato né provato. Contro questa nuova decisione, il dipendente proponeva un ulteriore ricorso in Cassazione.

La decisione della Corte e la prova della perdita di chance

La Corte di Cassazione ha dichiarato il ricorso inammissibile, confermando la decisione della Corte d’Appello. Il punto centrale della pronuncia riguarda l’onere della prova in caso di perdita di chance. I giudici supremi hanno chiarito che il danno da perdita di chance non è in re ipsa, cioè non si può considerare esistente per il solo fatto che la procedura di selezione sia stata viziata.

Il candidato che si ritiene danneggiato deve fare di più: deve dimostrare, secondo un criterio di probabilità e non di certezza, che aveva concrete possibilità di essere scelto. Questa prova non può limitarsi alla semplice comparazione dei titoli e delle esperienze professionali (i curricula), ma deve estendersi a tutti i parametri che l’amministrazione aveva dichiarato di voler utilizzare per la sua scelta.

Le motivazioni

La Corte ha spiegato che la valutazione dell’ente non si basava esclusivamente sui profili curriculari dei candidati. Nel caso specifico, l’Azienda aveva evidenziato la necessità di tenere conto anche di aspetti organizzativi e gestionali relativi ai Dipartimenti da coordinare. Di conseguenza, il ricorrente avrebbe dovuto allegare e provare che, anche tenendo conto di questi ulteriori parametri, la sua nomina sarebbe stata l’esito più probabile di una selezione corretta e trasparente.

Poiché le difese del dipendente si erano concentrate quasi esclusivamente sulla superiorità del suo curriculum e sull’illegittimità formale della procedura, senza affrontare gli aspetti organizzativi, la sua allegazione e prova della perdita di chance è stata ritenuta insufficiente. La Corte ha sottolineato che insistere solo sui curricula e sulla presunta scorrettezza della procedura equivale a proporre una diversa soluzione di merito, operazione inammissibile in sede di legittimità. La valutazione dei fatti e degli elementi istruttori, una volta compiuta in modo logico dal giudice di merito, non può essere messa in discussione in Cassazione.

Conclusioni

Questa ordinanza offre un’importante lezione pratica per chiunque intenda agire per il risarcimento del danno da perdita di chance in contesti selettivi. L’illegittimità della procedura è solo il punto di partenza, non di arrivo. È indispensabile un’analisi approfondita di tutti i criteri di valutazione indicati dall’ente e la costruzione di un quadro probatorio solido che dimostri una probabilità seria e apprezzabile di successo. In assenza di questa dimostrazione, anche di fronte a una procedura palesemente viziata, la domanda di risarcimento è destinata a fallire. La chance, per essere risarcibile, deve essere concreta e non una mera speranza.

È sufficiente dimostrare l’illegittimità di una selezione pubblica per ottenere il risarcimento per perdita di chance?
No, secondo la Corte di Cassazione non è sufficiente. L’illegittimità della procedura è un presupposto necessario, ma il danno da perdita di chance non si presume automaticamente (non è ‘in re ipsa’).

Cosa deve provare concretamente chi agisce per il risarcimento del danno da perdita di chance?
Chi agisce deve allegare e dimostrare di avere avuto una probabilità concreta, seria e apprezzabile di ottenere l’incarico. Questa prova deve basarsi su tutti i criteri di valutazione indicati dall’ente, non solo sulla comparazione dei curricula, ma anche su altri eventuali parametri (es. esigenze organizzative).

Se la motivazione della scelta di un candidato è insufficiente, il giudice può presumere la perdita di chance per il candidato escluso?
No. La Corte ha specificato che al difetto di motivazione comparativa tra i candidati ‘non consegue una presunzione di nomina’ idonea a giustificare il risarcimento. Spetta sempre a chi agisce dimostrare la lesione della chance.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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