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Perdita di chance e selezione pubblica: la Cassazione

Un professionista ha citato in giudizio il Ministero degli Affari Esteri per il risarcimento del danno da perdita di chance, sostenendo di essere stato illegittimamente escluso da un incarico di missione in Liberia. La Corte di Cassazione, confermando le decisioni dei gradi precedenti, ha respinto il ricorso. Ha stabilito che, sebbene l’amministrazione debba agire secondo principi di imparzialità e correttezza, la procedura di selezione era stata sostanzialmente legittima. Non essendo stata provata un’irregolarità decisiva né una concreta probabilità di successo per il ricorrente, la domanda di risarcimento per perdita di chance è stata rigettata.

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Pubblicato il 10 novembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Perdita di Chance: Quando la Pubblica Amministrazione Non Deve Risarcire

Il concetto di perdita di chance rappresenta una delle frontiere più complesse del diritto al risarcimento. Si tratta della perdita non di un bene certo, ma di una concreta possibilità di ottenerlo. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione (n. 8632/2024) offre spunti cruciali su questo tema, analizzando il caso di un professionista che riteneva di essere stato ingiustamente escluso da un incarico ministeriale all’estero. La decisione delinea i confini tra la discrezionalità della Pubblica Amministrazione e il diritto del candidato a una selezione equa.

I Fatti del Caso: Una Missione Mancata in Liberia

Un professionista aveva partecipato a una selezione indetta dal Ministero degli Affari Esteri per un incarico di lunga durata in Liberia. Dopo essere stato escluso, ha intentato una causa sostenendo di aver subito un danno da perdita di chance. A suo dire, l’Amministrazione nutriva un pregiudizio nei suoi confronti a causa di passate controversie lavorative e aveva condotto la selezione in modo irregolare.

Le principali doglianze del ricorrente includevano:
* La mancata applicazione dei punteggi previsti dall’avviso.
* L’assenza di un’effettiva comparazione tra i candidati.
* Una valutazione superficiale dei suoi requisiti preferenziali.
* La scelta di una candidata che, a suo parere, era stata “supervalutata”.

Il professionista chiedeva quindi un cospicuo risarcimento, quantificando la sua perdita di chance come molto elevata, quasi una certezza.

La Decisione della Corte: Nessuna Perdita di Chance Risarcibile

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano respinto la domanda. La Corte di Cassazione ha confermato queste decisioni, dichiarando il ricorso inammissibile e infondato. Il fulcro della decisione risiede nel fatto che, sebbene l’incarico fosse regolato da norme di diritto privato e non da un rigido concorso pubblico, l’Amministrazione aveva comunque l’obbligo di rispettare i principi costituzionali di imparzialità, buon andamento, ragionevolezza e proporzionalità.

La Suprema Corte ha ritenuto che i giudici di merito avessero correttamente verificato che la procedura selettiva, pur con qualche flessibilità, fosse stata condotta in modo logico e coerente. La scelta finale non era apparsa irrazionale o viziata da pregiudizi, ma basata su una valutazione complessiva dei profili professionali dei candidati.

Le Motivazioni: Tra Discrezionalità Amministrativa e Prova del Danno

L’ordinanza chiarisce diversi punti fondamentali sulla perdita di chance nei confronti della Pubblica Amministrazione.

In primo luogo, la Corte ha confermato che, anche quando agisce come un datore di lavoro privato, la P.A. non gode di una libertà assoluta, ma deve conformare le sue scelte a criteri di trasparenza e logicità. Tuttavia, questo non elimina un margine di discrezionalità nella valutazione del candidato più idoneo.

Nel caso specifico, la Corte ha osservato che:
1. La procedura era sostanzialmente corretta: Sebbene non fossero stati assegnati punteggi numerici per ogni requisito, la valutazione complessiva dei curricula era stata analitica e comparativa, tenendo conto dell’esperienza specifica richiesta per la missione.
2. La prova del danno mancava: Il ricorrente non è riuscito a dimostrare che le presunte irregolarità fossero state decisive per la sua esclusione. Per ottenere un risarcimento per perdita di chance, non è sufficiente lamentare un’irregolarità; è necessario provare che, in assenza di tale vizio, si sarebbe avuta una probabilità seria e concreta – e non una mera speranza – di ottenere il risultato sperato.
3. L’applicazione della “doppia conforme”: Molti motivi di ricorso sono stati dichiarati inammissibili perché sia il Tribunale che la Corte d’Appello avevano ricostruito e valutato i fatti in modo concorde, facendo scattare il limite processuale della cosiddetta “doppia conforme”, che impedisce alla Cassazione di riesaminare il merito della vicenda.

Le Conclusioni: Implicazioni Pratiche per i Candidati

La decisione della Cassazione ribadisce un principio cardine: chi agisce in giudizio per il risarcimento del danno da perdita di chance ha un onere della prova particolarmente rigoroso. Non basta ipotizzare di essere il candidato migliore o denunciare vizi procedurali. È indispensabile fornire elementi concreti che dimostrino una probabilità di successo elevata e quantificabile, che è stata frustrata da un comportamento illegittimo e causalmente rilevante dell’amministrazione. In assenza di tale prova, la discrezionalità della P.A. nella scelta del candidato ritenuto più idoneo, se esercitata in modo non palesemente irragionevole, rimane insindacabile.

Quando si ha diritto a un risarcimento per perdita di chance in una selezione pubblica?
Si ha diritto al risarcimento solo se si dimostra che la procedura di selezione è stata viziata da illegittimità decisive e che, in assenza di tali vizi, si sarebbe avuta una probabilità concreta, seria e apprezzabile di ottenere l’incarico. Una mera possibilità o speranza non è sufficiente.

La Pubblica Amministrazione deve sempre seguire le rigide regole di un concorso pubblico?
No. Come chiarito nel caso di specie, per incarichi di natura privatistica (come un contratto a tempo determinato), la procedura può essere più snella. Tuttavia, l’Amministrazione è sempre tenuta a rispettare i principi costituzionali di imparzialità, buon andamento, ragionevolezza e proporzionalità.

Cosa significa “doppia conforme” e come ha influito su questo caso?
La “doppia conforme” è una regola processuale secondo cui, se il Tribunale e la Corte d’Appello hanno deciso la causa basandosi sulla stessa ricostruzione dei fatti, la possibilità di contestare tale ricostruzione in Cassazione è preclusa. In questo caso, ha reso inammissibili molti dei motivi di ricorso del professionista, poiché i giudici dei primi due gradi erano giunti alla medesima conclusione sulla legittimità della procedura.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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