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Perdita di chance e obbligo di formazione aziendale

Un’azienda di trasporti non ha attivato un corso di formazione promesso a un dipendente, che di conseguenza ha superato il limite di età per ottenere una promozione. La Corte di Cassazione ha confermato la condanna dell’azienda al risarcimento del danno per la perdita di chance, rigettando le giustificazioni della società, ritenute non provate. La sentenza sottolinea che l’impegno formativo del datore di lavoro è un obbligo il cui inadempimento genera responsabilità.

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Perdita di Chance: Quando la Formazione Mancata Costa Cara all’Azienda

Un impegno non mantenuto, una promozione svanita e una condanna per risarcimento danni. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione riafferma un principio fondamentale nel diritto del lavoro: il datore di lavoro che non adempie all’obbligo di formazione promesso a un dipendente è tenuto a risarcire la perdita di chance che ne deriva. Il caso analizzato offre uno spaccato chiaro su come la negligenza aziendale possa precludere definitivamente un percorso di carriera e quali siano le conseguenze legali.

I Fatti del Caso: Una Promozione Svanita

Un dipendente di un’azienda di trasporti, inquadrato come “collaboratore d’ufficio”, partecipava con successo a una selezione interna per diventare “macchinista”. L’accordo sindacale alla base della selezione prevedeva un percorso di riqualificazione, con una fase temporanea come “capo treno” e una successiva formazione per ottenere l’abilitazione ministeriale a “macchinista”.

Il lavoratore si era classificato tra i primi idonei, ma l’azienda non aveva mai attivato il corso di formazione necessario. A causa di questo ritardo, il dipendente ha superato il limite massimo di età di 45 anni, previsto per sostenere l’esame di abilitazione, perdendo così per sempre la possibilità di accedere alla qualifica superiore. Di fronte a questa palese violazione degli accordi, il lavoratore si è rivolto al Tribunale per chiedere il risarcimento del danno.

Il Percorso Giudiziario e la Difesa dell’Azienda

Sia in primo grado che in appello, i giudici hanno dato ragione al lavoratore, riconoscendo l’inadempimento dell’azienda e il suo diritto al risarcimento per la perdita di chance. L’azienda, per difendersi, ha sostenuto che la mancata attivazione del corso fosse dovuta a cause di forza maggiore non a essa imputabili, specificamente il mancato ammodernamento delle linee ferroviarie da parte dell’ente regionale titolare.

Tuttavia, la Corte d’Appello ha respinto questa tesi, definendola generica e priva di prove. L’azienda, infatti, non aveva dimostrato né chi fosse il responsabile del ritardo nell’ammodernamento, né che tale circostanza fosse sopravvenuta rispetto alla selezione. Anzi, un accordo sindacale successivo confermava che la formazione dovesse comunque procedere.

La Decisione della Cassazione e la Responsabilità per Perdita di Chance

L’azienda ha portato il caso fino in Corte di Cassazione, ma anche i giudici supremi hanno respinto il ricorso, confermando la condanna. L’ordinanza è chiara nello smontare le argomentazioni aziendali.

L’Onere della Prova sull’Impossibilità Sopravvenuta

La Corte ha ribadito un principio cardine: chi invoca un’impossibilità sopravvenuta per giustificare il proprio inadempimento ha l’onere di provarla. L’azienda non solo non ha fornito prove concrete, ma ha tentato di appellarsi al “fatto notorio”, sostenendo che la responsabilità della Regione fosse nota a tutti. La Cassazione ha specificato che la titolarità regionale delle linee è un dato “neutro” che non prova chi fosse responsabile del ritardo, il quale poteva dipendere da appaltatori, finanziatori o dalla stessa società concessionaria. La difesa è stata quindi ritenuta infondata.

L’Inammissibilità dei Motivi per Difetti Procedurali

Gli altri motivi di ricorso sono stati giudicati inammissibili. In particolare, la Corte ha applicato il principio della “doppia conforme”, che impedisce di riesaminare i fatti quando i due giudici di merito sono giunti alla stessa conclusione. Inoltre, il ricorso mancava di “autosufficienza”, poiché l’azienda non aveva specificato se e come avesse sollevato determinate eccezioni nei gradi precedenti del giudizio.

Le motivazioni

La motivazione della Corte si fonda sulla distinzione tra una mera aspettativa e una chance concreta. Nel caso di specie, il lavoratore, avendo superato una selezione, non era un aspirante qualsiasi, ma titolare di una posizione qualificata che gli dava una probabilità seria e concreta di ottenere la promozione. L’inadempimento dell’azienda ha distrutto questa probabilità, trasformandola da un’opportunità tangibile in un’impossibilità definitiva. Il superamento del limite di età, causato direttamente dal ritardo dell’azienda, ha cristallizzato il danno, rendendolo non più un’ipotesi, ma una certezza. La Corte sottolinea che l’obbligo di fornire la formazione non era condizionato a eventi esterni, come l’ammodernamento delle linee, ma era un impegno preciso assunto con l’accordo sindacale. Non avendo provato l’impossibilità della prestazione per causa non imputabile, l’azienda è stata ritenuta pienamente responsabile.

Le conclusioni

Questa ordinanza rappresenta un importante monito per i datori di lavoro. Gli impegni relativi alla formazione e allo sviluppo di carriera, una volta presi, diventano obbligazioni contrattuali a tutti gli effetti. Non è possibile sottrarsi alle proprie responsabilità adducendo difficoltà esterne generiche e non provate. Per i lavoratori, la sentenza rafforza la tutela del diritto alla crescita professionale e conferma che la perdita di un’opportunità concreta, causata dalla negligenza datoriale, costituisce un danno risarcibile. La quantificazione del danno per perdita di chance viene poi affidata a una valutazione equitativa del giudice, che tiene conto del grado di probabilità di successo che il lavoratore aveva prima dell’inadempimento.

Un’azienda può evitare la responsabilità per non aver fornito un corso di formazione obbligatorio, adducendo ritardi di terzi?
No, secondo la Corte l’azienda non può evitare la responsabilità se non fornisce una prova concreta e specifica che l’inadempimento sia stato causato da un’impossibilità sopravvenuta non imputabile ad essa. Invocare un generico “fatto notorio” non è sufficiente.

Cosa si intende per danno da perdita di chance in un contesto lavorativo?
È il danno che un lavoratore subisce quando l’inadempimento del datore di lavoro gli preclude la possibilità concreta di conseguire un vantaggio professionale, come una promozione. Nel caso specifico, il mancato avvio del corso di formazione ha reso impossibile per il dipendente ottenere l’abilitazione e la qualifica superiore, causando un danno risarcibile.

Quando la perdita di una chance diventa definitiva?
La perdita della chance diventa definitiva quando l’ostacolo che impedisce il conseguimento del risultato favorevole è insuperabile. In questa vicenda, il superamento del limite massimo di età per sostenere l’esame di abilitazione ha reso la perdita della possibilità di diventare “macchinista” permanente e non più recuperabile.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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