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Perdita di chance: come si calcola la rivalutazione?

Un progettista partecipa a un concorso pubblico per un’importante opera regionale, ma la gara viene truccata dalla commissione. Dopo un lungo percorso giudiziario, viene riconosciuto il suo diritto al risarcimento per la perdita di chance di vittoria. La Corte di Cassazione, con questa ordinanza, stabilisce un principio fondamentale: la rivalutazione monetaria del danno, trattandosi di un debito di valore, deve essere calcolata fino alla data della sentenza finale che liquida l’importo, e non a una data precedente. La Corte accoglie così il ricorso del progettista su questo specifico punto, garantendo un risarcimento pienamente adeguato al valore attuale.

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Pubblicato il 1 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Perdita di Chance in Concorsi Pubblici: La Cassazione sul Calcolo della Rivalutazione

Il concetto di perdita di chance rappresenta una delle frontiere più complesse del diritto del risarcimento del danno. Si tratta di ristorare non la mancata vittoria, ma la perdita della concreta possibilità di ottenerla. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha offerto un chiarimento cruciale su un aspetto tecnico ma fondamentale: come e fino a quando si calcola la rivalutazione monetaria del danno. Analizziamo una vicenda giudiziaria lunga e complessa che ha portato a questa importante statuizione.

I Fatti del Caso

La vicenda ha origine da un concorso di progettazione per la nuova sede del Consiglio Regionale di una regione italiana. Un progettista vi partecipa, ma la gara viene turbata da condotte illecite dei membri della commissione giudicatrice, i quali predeterminano il vincitore. Questo illecito emerge in un procedimento penale che si conclude con la prescrizione dei reati, ma non cancella gli effetti civili.

Il progettista, che grazie a una sentenza del TAR era stato ricollocato al secondo posto della graduatoria rettificata, avvia un’azione civile per ottenere il risarcimento del danno. La Corte d’Appello, in un primo momento, gli riconosce una probabilità di vittoria dell’80% e liquida un cospicuo risarcimento. Questa sentenza viene però cassata con rinvio dalla Suprema Corte, la quale critica il metodo con cui era stata valutata la consistenza della chance, ritenendolo un’indebita ingerenza nelle valutazioni tecniche riservate alla commissione.

Nel giudizio di rinvio, la Corte d’Appello ridimensiona drasticamente la probabilità di successo al 10%, ricalcolando il danno. Tuttavia, nel determinare la somma finale, interrompe la rivalutazione monetaria alla data della prima sentenza d’appello, quella poi parzialmente annullata. È contro questa specifica modalità di calcolo che il progettista ricorre nuovamente in Cassazione.

La Questione della Perdita di Chance e la Rivalutazione

Il nucleo del problema giuridico risiede nella natura del risarcimento del danno da perdita di chance. Questo tipo di risarcimento è classificato come un “debito di valore”, non un “debito di valuta”.

* Debito di valuta: è un’obbligazione che ha per oggetto una somma di denaro fin dall’origine (es. il pagamento del prezzo in una compravendita). Su di essa maturano, in caso di ritardo, gli interessi moratori.
* Debito di valore: è un’obbligazione il cui oggetto è un valore economico da reintegrare, che viene convertito in denaro solo al momento della liquidazione giudiziale (es. il risarcimento per un fatto illecito). Per garantire che il danneggiato riceva l’effettivo valore del bene perduto, la somma viene rivalutata per compensare l’inflazione intercorsa tra il momento del danno e quello della liquidazione.

La Corte d’Appello aveva erroneamente fermato la rivalutazione a una data intermedia, quella di una sentenza non definitiva, cristallizzando il valore del risarcimento a quel momento.

La Decisione della Corte di Cassazione

La Suprema Corte accoglie il motivo di ricorso del progettista relativo alla rivalutazione. Rigetta tutti gli altri motivi del ricorso principale e i ricorsi incidentali presentati dalle controparti, confermando la sussistenza dell’illecito e la quantificazione della chance al 10% come decisa nel giudizio di rinvio.

Il punto cardine della decisione è che l’obbligazione risarcitoria, essendo un debito di valore, mantiene tale natura fino al momento in cui viene pubblicata la sentenza che la liquida in via definitiva. Solo in quel momento il debito si converte in un debito di valuta, cessando la rivalutazione e iniziando a decorrere gli interessi legali sulla somma così determinata.

Le Motivazioni

La Corte spiega che la necessità di rivalutare la somma fino alla liquidazione finale risponde a una duplice esigenza. La prima è quella di tener conto della natura “valoristica” del debito, assicurando che l’importo riconosciuto al danneggiato corrisponda, in termini di potere d’acquisto, a quello che avrebbe avuto al momento dell’illecito. La seconda è risarcire il cosiddetto “lucro cessante finanziario”, ovvero il danno derivante dal non aver potuto disporre e investire quella somma per tutto il tempo del processo.

Interrompere la rivalutazione a una data precedente alla liquidazione definitiva, come aveva fatto la Corte d’Appello, è un errore di diritto. La data corretta per la conversione del debito di valore in debito di valuta è quella della pubblicazione della sentenza che conclude il giudizio di merito, ovvero la seconda sentenza d’appello nel caso di specie. Pertanto, la Corte di Cassazione ha cassato la sentenza impugnata su questo punto e, decidendo nel merito, ha stabilito che la rivalutazione monetaria e gli interessi compensativi dovessero essere calcolati fino alla data dell’ultima sentenza d’appello.

Le Conclusioni

Questa ordinanza riafferma un principio fondamentale per la tutela dei diritti dei danneggiati, specialmente in contesti di lunghi processi civili. Stabilire che la rivalutazione per un debito di valore come la perdita di chance prosegua fino alla liquidazione definitiva garantisce un ristoro effettivo e non eroso dall’inflazione. La decisione impedisce che il passare del tempo, spesso inevitabile nelle aule di giustizia, si traduca in un ulteriore danno per chi ha già subito un illecito. Per i professionisti e le imprese che partecipano a gare e concorsi, questo principio offre una maggiore certezza sulla piena compensazione economica in caso di accertate irregolarità.

Cosa si intende per risarcimento del danno da perdita di chance?
È il risarcimento riconosciuto non per la mancata vittoria in sé, ma per la perdita della concreta e apprezzabile possibilità di conseguire un risultato favorevole, a causa di un comportamento illecito altrui.

Fino a quando si calcola la rivalutazione monetaria su un risarcimento qualificato come debito di valore?
Secondo la Corte di Cassazione, la rivalutazione monetaria e gli interessi compensativi si calcolano dal momento in cui si è verificato l’illecito fino alla data di pubblicazione della sentenza che liquida in via definitiva il danno. Da quel momento, il debito si converte in debito di valuta.

Cosa accade dopo che l’obbligazione risarcitoria è stata liquidata e convertita in debito di valuta?
Una volta che la sentenza ha liquidato l’importo, la rivalutazione cessa. Sulla somma così determinata spettano gli interessi moratori nella misura legale (art. 1224 c.c.) fino al momento dell’effettivo pagamento.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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