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Pensione spettacolo: il massimale si applica ancora

La Corte di Cassazione, con l’ordinanza n. 5409/2025, ha stabilito che per la pensione spettacolo, il calcolo della cosiddetta “quota B” deve ancora rispettare il massimale di retribuzione giornaliera previsto da una legge del 1971. La Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale contro un lavoratore, annullando la precedente decisione della Corte d’Appello che aveva ritenuto superato tale limite. Il caso è stato rinviato per una nuova valutazione.

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Pubblicato il 13 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile

Pensione Spettacolo: la Cassazione conferma il vecchio massimale

Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha riaffermato un principio cruciale per il calcolo della pensione spettacolo, stabilendo che il tetto massimo di retribuzione giornaliera, introdotto nel 1971, è ancora pienamente valido per determinare la cosiddetta “quota B” dell’assegno. Questa decisione ribalta un precedente verdetto della Corte d’Appello e chiarisce un punto a lungo dibattuto tra i lavoratori del settore e l’ente previdenziale.

I fatti del caso

La vicenda giudiziaria nasce dalla richiesta di un lavoratore dello spettacolo di ricalcolare la propria pensione, in godimento dal 2010. In particolare, il lavoratore sosteneva che per la “quota B” – ossia quella basata sui contributi versati dopo il 31 dicembre 1992 – non dovesse essere applicato il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile, previsto dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420 del 1971.

Sia il Tribunale che la Corte d’Appello di Roma avevano inizialmente dato ragione al lavoratore su questo punto. I giudici di merito avevano ritenuto che le riforme successive, in particolare il decreto legislativo n. 182 del 1997, avessero implicitamente abrogato quel limite, introducendo un nuovo metodo di calcolo che superava il vecchio massimale. Di conseguenza, avevano condannato l’ente previdenziale a riliquidare la pensione sulla base della retribuzione effettivamente percepita dal lavoratore, senza alcun tetto.

Il calcolo della pensione spettacolo e il ricorso dell’ente previdenziale

L’ente previdenziale ha impugnato la sentenza d’appello davanti alla Corte di Cassazione, basando il proprio ricorso su due motivi principali.

1. Violazione di legge: L’ente ha sostenuto che la Corte d’Appello avesse errato nel non applicare il massimale retributivo del 1971 alla quota B della pensione, affermando che tale limite non è mai stato abrogato, neppure implicitamente, dalla normativa del 1997.
2. Omessa pronuncia: L’ente ha lamentato che i giudici d’appello non si fossero pronunciati su specifiche contestazioni relative al calcolo dell’importo dovuto (quantum debeatur), sia per la “quota A” che per la “quota B”, ignorando un motivo di gravame autonomo.

Le motivazioni della Cassazione

La Corte di Cassazione ha accolto entrambi i motivi di ricorso, cassando la sentenza impugnata e rinviando la causa alla Corte d’Appello di Roma per un nuovo esame.

Sul primo punto, la Corte ha ribadito il suo orientamento ormai consolidato. Il principio di diritto è chiaro: «Nella determinazione della “quota B” della pensione, relativa alle anzianità maturate successivamente al 31 dicembre 1992 dai lavoratori iscritti al Fondo pensioni lavoratori dello spettacolo […], non si prendono in considerazione, ai fini del calcolo della retribuzione giornaliera pensionabile, per la parte eccedente, le retribuzioni giornaliere superiori al limite fissato dall’art. 12, settimo comma, del d.P.R. 31 dicembre 1971, n. 1420». Secondo i giudici supremi, questo limite non è stato abrogato per incompatibilità dalla riforma del 1997. La sua persistenza è considerata coessenziale alla disciplina speciale e più favorevole riservata ai lavoratori dello spettacolo, sia per l’entità delle prestazioni che per le condizioni di accesso alla pensione.

Sul secondo punto, la Cassazione ha riscontrato un vizio di omessa pronuncia. I giudici di secondo grado, pur accogliendo alcune eccezioni e rigettando altre, non hanno esaminato le contestazioni specifiche sollevate dall’ente sul calcolo degli importi, violando così l’art. 112 del codice di procedura civile.

Le conclusioni

La decisione della Cassazione ha importanti implicazioni pratiche per tutti i lavoratori dello spettacolo. Viene confermato che, per il calcolo della quota B della pensione, la retribuzione giornaliera non può superare il tetto stabilito dalla legge del 1971, come periodicamente aggiornato. La sentenza impugnata è stata annullata e la Corte d’Appello dovrà ora riesaminare il caso, attenendosi scrupolosamente ai principi di diritto enunciati dalla Suprema Corte. Questo significa che dovrà non solo applicare il massimale retributivo, ma anche pronunciarsi sulle questioni di calcolo che aveva precedentemente ignorato.

Il limite massimo di retribuzione del 1971 si applica ancora al calcolo della “quota B” della pensione spettacolo?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il limite massimo alla retribuzione giornaliera pensionabile, sancito dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971, è ancora in vigore e deve essere applicato anche per il calcolo della “quota B” della pensione per i lavoratori dello spettacolo.

Perché la Corte di Cassazione ha annullato la decisione della Corte d’Appello?
La Corte di Cassazione ha annullato la decisione per due ragioni principali: primo, perché la Corte d’Appello ha erroneamente ritenuto che il massimale retributivo del 1971 fosse stato superato dalla normativa successiva; secondo, per un vizio di “omessa pronuncia”, in quanto i giudici d’appello non hanno esaminato le specifiche contestazioni dell’ente previdenziale relative alla quantificazione degli importi dovuti.

Cosa succede adesso al caso?
La causa è stata rinviata alla Corte d’Appello di Roma, che dovrà riesaminare la controversia in una diversa composizione. Il nuovo collegio dovrà attenersi ai principi di diritto stabiliti dalla Cassazione, ovvero applicare il massimale di retribuzione al calcolo della “quota B” e pronunciarsi sulle contestazioni relative agli importi.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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