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Pensione spettacolo: il massimale si applica a quota B

La Corte di Cassazione ha stabilito che per la pensione spettacolo, il calcolo della ‘quota B’ deve rispettare il massimale di retribuzione giornaliera pensionabile. La Corte ha accolto il ricorso dell’ente previdenziale, cassando la decisione di merito che aveva escluso tale limite. È stato inoltre ribadito il termine di decadenza triennale per le azioni di ricalcolo. Il caso riguarda la riliquidazione della pensione di un’artista.

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Pubblicato il 19 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Pensione spettacolo: la Cassazione conferma il massimale per la Quota B

Con una recente ordinanza, la Corte di Cassazione è tornata a pronunciarsi su un tema cruciale per la pensione spettacolo: l’applicazione del massimale di retribuzione giornaliera al calcolo della cosiddetta ‘Quota B’. La Suprema Corte, accogliendo il ricorso dell’ente previdenziale, ha ribadito la validità di tale limite, cassando la precedente decisione della Corte d’Appello e fornendo importanti chiarimenti anche in materia di decadenza dall’azione giudiziaria.

I fatti del caso

La vicenda trae origine dalla richiesta, avanzata da un’artista e proseguita dai suoi eredi, di ottenere la riliquidazione del proprio trattamento pensionistico. Nello specifico, si contestava l’applicazione da parte dell’ente previdenziale del massimale di retribuzione giornaliera pensionabile per il calcolo della Quota B, ovvero la parte di pensione maturata con i contributi versati a partire dal 1° gennaio 1993. La Corte d’Appello di Roma aveva dato ragione agli eredi, ritenendo che tale massimale non dovesse più operare. Contro questa sentenza, l’ente previdenziale ha proposto ricorso in Cassazione, basandolo su tre motivi principali: la violazione delle norme che istituiscono il massimale, l’errata applicazione del termine di decadenza triennale e, in subordine, la prescrizione quinquennale dei ratei arretrati.

L’applicazione del massimale sulla pensione spettacolo

Il primo e centrale motivo di ricorso riguardava la questione giuridica dell’applicabilità del massimale pensionabile di cui all’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971. Gli eredi sostenevano che le successive riforme, in particolare il d.lgs. n. 182/1997, avessero implicitamente abrogato tale limite. La Corte di Cassazione ha respinto questa interpretazione, allineandosi al proprio orientamento consolidato.

La questione della decadenza triennale nella pensione spettacolo

Il secondo motivo di ricorso, anch’esso accolto, verteva sull’errata applicazione del termine di decadenza triennale. L’ente previdenziale lamentava che la Corte di merito avesse limitato l’effetto della decadenza al solo supplemento di pensione (con decorrenza 2012), escludendo le differenze maturate sul trattamento pensionistico originario (con decorrenza 2000). La Cassazione ha chiarito che il termine di decadenza si applica a tutte le azioni di ricalcolo di prestazioni già liquidate, limitando il diritto a percepire le differenze ai soli tre anni precedenti la domanda giudiziale.

Le motivazioni

La Corte ha affermato che il massimale sulla retribuzione giornaliera non è stato abrogato né è incompatibile con la normativa successiva. Tale limite, pur creando una potenziale discrepanza tra i contributi versati su retribuzioni elevate e l’importo della pensione, è parte di un sistema previdenziale, quello dei lavoratori dello spettacolo, che nel suo complesso risulta ‘ampiamente favorevole’ per gli iscritti rispetto alla generalità dei lavoratori. La Corte ha inoltre disatteso i dubbi di legittimità costituzionale sollevati dai resistenti, richiamando precedenti pronunce della Corte Costituzionale che hanno ritenuto il sistema equilibrato e conforme all’art. 38 della Costituzione. Per quanto riguarda la decadenza, i giudici hanno specificato che la normativa introdotta nel 2011 si applica anche alle prestazioni liquidate in precedenza, ma solo a partire dalla sua entrata in vigore. La Corte d’Appello ha quindi errato nel non applicare tale termine anche alla pensione originaria, riconoscendo arretrati per un periodo superiore al triennio.

Le conclusioni

In conclusione, l’ordinanza della Cassazione riafferma due principi fondamentali per la pensione spettacolo: in primo luogo, il massimale giornaliero di retribuzione pensionabile si applica anche al calcolo della Quota B; in secondo luogo, le azioni volte a ottenere il ricalcolo di prestazioni già erogate sono soggette al termine di decadenza triennale. La sentenza impugnata è stata quindi cassata con rinvio alla Corte d’Appello di Roma, che dovrà riesaminare il caso attenendosi a questi principi di diritto. Questa decisione consolida un orientamento giurisprudenziale importante, fornendo certezza giuridica agli operatori del settore e ai lavoratori dello spettacolo.

Nel calcolo della pensione spettacolo, il limite massimo di retribuzione si applica anche alla ‘quota B’?
Sì, la Corte di Cassazione ha confermato che il massimale di retribuzione giornaliera pensionabile, previsto dall’art. 12 del d.P.R. n. 1420/1971, si applica anche per la determinazione della ‘quota B’ della pensione dei lavoratori dello spettacolo.

Qual è il termine per contestare giudizialmente il calcolo di una pensione già liquidata?
La Corte ha ribadito che si applica il termine di decadenza triennale, introdotto dall’art. 38 del d.l. n. 98/2011, per le azioni giudiziarie che mirano a ottenere l’adeguamento o il ricalcolo di prestazioni già riconosciute, anche se solo in parte.

L’applicazione di un massimale pensionabile a fronte di contributi versati su retribuzioni più alte è costituzionale?
Sì. La Corte, richiamando precedenti pronunce anche della Corte Costituzionale, ha ritenuto la disciplina legittima. Sebbene esista una discrepanza tra contributi versati e prestazione ricevuta, il sistema previdenziale dei lavoratori dello spettacolo è considerato nel suo complesso ‘ampiamente favorevole’ e non compromette le finalità di tutela previdenziale garantite dall’art. 38 della Costituzione.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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