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Pensione di reversibilità nipoti: l’onere della prova

La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso di due nipoti in tema di pensione di reversibilità nipoti, stabilendo che spetta a loro l’onere di allegare e provare i requisiti necessari per estendere il beneficio oltre il compimento dei 18 anni, come la frequenza universitaria. La Corte ha chiarito che tali requisiti fanno parte della domanda iniziale e la loro assenza limita il diritto alla maggiore età, senza che il giudice violi alcuna norma procedurale nel rilevarlo.

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Pubblicato il 28 settembre 2025 in Diritto del Lavoro, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Pensione di Reversibilità Nipoti: Chi Deve Provare i Requisiti?

La pensione di reversibilità nipoti è un sostegno fondamentale, ma il suo ottenimento e mantenimento sono legati a precisi requisiti di legge che cambiano con l’età. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha chiarito un punto cruciale: a chi spetta l’onere di dimostrare la sussistenza delle condizioni per continuare a percepire la pensione una volta diventati maggiorenni? La risposta della Suprema Corte è netta e pone l’accento sulla responsabilità del richiedente.

I Fatti del Caso: La Sospensione della Pensione

La vicenda riguarda due sorelle che, dopo il decesso della nonna, si sono viste sospendere dall’ente previdenziale la pensione di reversibilità del nonno, deceduto anni prima. L’ente sosteneva che le nipoti non fossero a carico del nonno al momento della sua morte.

La Corte d’Appello, in riforma della decisione di primo grado, aveva dato ragione alle ragazze, riconoscendo il loro diritto alla pensione. I giudici avevano ritenuto provata la condizione di vivenza a carico, nonostante una dichiarazione fiscale della madre che le indicava come propri familiari a carico, poiché il reddito della madre in quell’anno era pari a zero. Tuttavia, la Corte d’Appello aveva limitato il diritto delle nipoti a percepire la prestazione solo fino al compimento del diciottesimo anno di età.

Il Ricorso in Cassazione: La Questione dell’Onere della Prova

Le sorelle hanno impugnato la decisione dinanzi alla Corte di Cassazione, lamentando due violazioni principali. In primo luogo, sostenevano che il giudice d’appello avesse limitato d’ufficio il loro diritto fino ai 18 anni, senza che la questione fosse stata oggetto di dibattito, impedendo loro di provare la sussistenza dei requisiti per un’estensione (come la frequenza di un corso di studi). In secondo luogo, affermavano che, una volta riconosciuto il diritto, dovesse essere l’ente previdenziale a provare l’eventuale cessazione dei requisiti, non loro a dover dimostrare la loro persistenza pro-futuro.

Le Motivazioni sulla Pensione di Reversibilità Nipoti

La Corte di Cassazione ha rigettato integralmente il ricorso, fornendo importanti chiarimenti sull’onere della prova. I giudici supremi hanno spiegato che il diritto alla pensione di reversibilità è subordinato a requisiti che mutano con il passare del tempo. Se per i minorenni è sufficiente dimostrare la vivenza a carico, per i maggiorenni la legge richiede condizioni ulteriori e specifiche, come non svolgere attività lavorativa e frequentare una scuola superiore o un’università (fino a un’età massima).

Queste condizioni aggiuntive, ha precisato la Corte, non sono elementi accessori, ma fanno parte integrante della causa petendi, ovvero del fondamento stesso della domanda. Di conseguenza, chi chiede di continuare a percepire la pensione oltre i 18 anni ha l’onere di allegare e provare, fin dall’inizio del giudizio, di possedere tali requisiti. Il giudice non può supplire a una carenza probatoria della parte, ma deve decidere in base a quanto allegato e provato (iuxta alligata et probata).

Nel caso specifico, le richiedenti si erano limitate a chiedere il ripristino della pensione sospesa, senza tuttavia introdurre nel giudizio i fatti (come l’iscrizione all’università) che avrebbero giustificato la prosecuzione del beneficio oltre la maggiore età. Pertanto, la decisione della Corte d’Appello di limitare il diritto ai 18 anni non è stata una statuizione d’ufficio su una questione nuova, ma la semplice applicazione della legge ai fatti provati in causa.

Le Conclusioni: L’Onere di Allegazione e Prova

La pronuncia consolida un principio fondamentale: la responsabilità di definire l’ambito della propria pretesa e di fornire le relative prove ricade interamente sulla parte che agisce in giudizio. Nel contesto della pensione di reversibilità nipoti, ciò significa che non è sufficiente ottenere un riconoscimento generico del diritto. Se si intende beneficiare della prestazione anche dopo la maggiore età, è indispensabile allegare e dimostrare sin da subito la sussistenza delle specifiche condizioni previste dalla normativa, come la prosecuzione degli studi. In assenza di tale allegazione e prova, il diritto si estingue naturalmente al compimento del diciottesimo anno di età, senza che l’ente previdenziale debba dimostrare la cessazione dei requisiti.

A chi spetta l’onere di provare i requisiti per la pensione di reversibilità oltre i 18 anni?
Spetta al richiedente (in questo caso, le nipoti) allegare e provare la sussistenza dei requisiti specifici previsti dalla legge, come la frequenza di un corso di studi universitari, per poter beneficiare della prestazione oltre il compimento della maggiore età.

Il giudice può limitare nel tempo un diritto richiesto senza una scadenza specifica?
Sì, il giudice può e deve farlo se i requisiti legali per il mantenimento del diritto oltre una certa soglia (come la maggiore età) non sono stati allegati e provati dalla parte che lo richiede. Il giudice decide sulla base di quanto richiesto e dimostrato in giudizio.

Basta ottenere il riconoscimento del diritto alla pensione di reversibilità per mantenerlo a tempo indeterminato?
No. Il diritto è soggetto a condizioni che variano con l’età. Il riconoscimento iniziale non esonera il beneficiario dal dimostrare, nel corso del giudizio, la sussistenza dei requisiti richiesti dalla legge per la sua prosecuzione oltre la maggiore età.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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