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Penale per ritardo appalto: sì al cumulo con danni

Una società di costruzioni ha contestato l’applicazione di una penale per ritardo appalto dopo la risoluzione del contratto per inadempimento. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso, confermando il principio giurisprudenziale secondo cui la penale per il ritardo è cumulabile con il risarcimento del danno derivante dalla risoluzione. Inoltre, ha ribadito che la valutazione sull’eccessività della penale e la sua eventuale riduzione rientrano nel potere discrezionale del giudice di merito e non sono sindacabili in sede di legittimità se la motivazione è congrua.

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Pubblicato il 10 ottobre 2025 in Diritto Civile, Giurisprudenza Civile, Procedura Civile

Penale per Ritardo Appalto: Cumulabile con il Risarcimento del Danno

La gestione dei contratti di appalto, specialmente nel settore pubblico, è spesso complessa e fonte di contenziosi. Una recente ordinanza della Corte di Cassazione ha affrontato un tema cruciale: l’applicazione della penale per ritardo appalto quando il contratto viene risolto per inadempimento. La Corte ha confermato un principio fondamentale: la penale per il semplice ritardo e il risarcimento per la definitiva mancata esecuzione dell’opera sono due rimedi distinti e cumulabili. Analizziamo questa importante decisione.

I Fatti del Caso: Un Appalto Scolastico Conteso

Una società edile, incaricata della riqualificazione di un edificio scolastico, accumulava un notevole ritardo nell’esecuzione dei lavori. Di fronte a questo grave inadempimento, la stazione appaltante (una Pubblica Amministrazione) decideva di risolvere il contratto e di incassare la polizza fideiussoria a garanzia dell’adempimento.

Ne scaturiva una causa in cui la società costruttrice chiedeva il pagamento dei lavori eseguiti, mentre l’Amministrazione richiedeva il risarcimento dei danni derivanti dalla risoluzione e dal conseguente nuovo appalto, oltre alla penale per ritardo appalto maturata fino a quel momento. La Corte d’Appello, dopo aver ricalcolato i danni, condannava la società a pagare una somma ingente, confermando l’applicabilità della penale.

La Questione Giuridica: Penale per Ritardo Appalto e Risoluzione

La società costruttrice ricorreva in Cassazione basandosi su due motivi principali:

1. Errata applicazione della penale: Sosteneva che, una volta risolto il contratto, non si potesse più applicare la penale prevista per il semplice ritardo, in quanto la risoluzione assorbirebbe ogni altra pretesa. Secondo la ricorrente, il contratto non prevedeva esplicitamente l’applicazione della penale in caso di risoluzione.
2. Mancata riduzione della penale: Chiedeva la riduzione della penale ai sensi dell’art. 1384 c.c., ritenendola manifestamente eccessiva. A sostegno di ciò, evidenziava che la maggior parte dei lavori (circa il 93%) era stata completata e che molti locali erano già stati parzialmente consegnati e utilizzati.

La Decisione della Cassazione sulla penale per ritardo appalto

La Corte di Cassazione ha rigettato entrambi i motivi, fornendo chiarimenti essenziali sulla natura e l’applicazione della penale per ritardo appalto.

Sul Cumulo tra Penale e Risarcimento

La Corte ha ribadito un principio giurisprudenziale consolidato: la penale per il ritardo e il risarcimento del danno per inadempimento definitivo (che porta alla risoluzione) sono cumulabili. Essi tutelano interessi diversi e coprono pregiudizi differenti:
– La penale per il ritardo ha la funzione di risarcire in via forfettaria il danno subito dal creditore per ogni giorno di ritardo nell’adempimento, finché il contratto è ancora in essere.
– Il risarcimento del danno da risoluzione copre invece il pregiudizio derivante dalla definitiva mancata esecuzione della prestazione, come i maggiori costi per affidare l’opera a un’altra impresa.

La risoluzione del contratto non annulla il danno già verificatosi a causa del ritardo accumulato. Pertanto, la stazione appaltante ha diritto a trattenere le penali maturate fino al momento della risoluzione.

Sulla Richiesta di Riduzione della Penale

Anche il secondo motivo è stato respinto. La Cassazione ha chiarito che la valutazione sull’eccessività della penale deve essere rapportata all’interesse che il creditore aveva all’adempimento puntuale dell’intera prestazione, e non al valore residuo dei lavori da completare. Nel caso di specie, l’interesse della Pubblica Amministrazione era quello di avere l’intero edificio scolastico pienamente funzionale entro il termine pattutito. Le consegne parziali, sebbene avvenute, non avevano eliminato il pregiudizio derivante dal mancato completamento complessivo dell’opera nei tempi previsti.

La Corte ha inoltre sottolineato che la decisione di ridurre una penale rientra nel potere discrezionale del giudice di merito. Tale decisione è incensurabile in Cassazione se, come nel caso esaminato, è sorretta da una motivazione logica e coerente, basata sull’analisi degli atti e delle prove.

Le Motivazioni della Corte

Le motivazioni della Corte si fondano sulla netta distinzione concettuale tra il ritardo nell’adempimento e l’inadempimento definitivo. Il primo rappresenta una violazione dell’obbligo di eseguire la prestazione entro il termine stabilito, ma lascia aperta la possibilità di un adempimento tardivo. Il secondo, invece, si verifica quando la prestazione non viene eseguita del tutto o in modo così grave da giustificare lo scioglimento del contratto. La clausola penale per il ritardo serve a liquidare preventivamente il danno derivante dalla prima ipotesi, mentre il risarcimento ordinario serve a ristorare il danno causato dalla seconda. L’una non esclude l’altro. Riguardo alla riduzione, la Corte ha specificato che il giudice deve valutare l’equilibrio contrattuale e l’interesse del creditore al momento della stipula, non potendo basare la sua decisione solo sulla porzione di lavoro non eseguita, poiché ciò snaturerebbe la funzione della penale stessa, che è quella di incentivare il rispetto dei termini per l’intera opera.

Conclusioni: Implicazioni Pratiche della Sentenza

Questa ordinanza offre importanti spunti operativi per imprese e stazioni appaltanti:
Per le imprese: È fondamentale rispettare scrupolosamente i termini di consegna previsti nei contratti di appalto. La clausola penale è uno strumento efficace e la sua applicazione non viene meno neanche in caso di risoluzione del contratto. Contestare l’importo della penale richiede di dimostrare non solo la sua sproporzione, ma anche un vizio nella motivazione del giudice che ha negato la riduzione.
Per le stazioni appaltanti: Viene confermata la possibilità di tutelarsi sia attraverso l’applicazione delle penali per il ritardo, sia richiedendo il risarcimento integrale del danno in caso di inadempimento che porti alla risoluzione. È essenziale che le clausole contrattuali, incluse quelle del Capitolato Speciale, siano chiare e precise nel disciplinare tali eventualità.

È possibile chiedere la penale per il ritardo anche se il contratto di appalto è stato risolto?
Sì. Secondo la Corte di Cassazione, la penale per il ritardo e il risarcimento del danno per la risoluzione del contratto sono cumulabili, in quanto risarciscono pregiudizi diversi: il primo, il danno da ritardo accumulato fino alla risoluzione; il secondo, il danno da inadempimento definitivo.

La penale per il ritardo può essere ridotta se gran parte dei lavori è già stata completata?
Non necessariamente. La valutazione sull’eccessività della penale va rapportata all’interesse del creditore all’esecuzione completa e puntuale dell’intera opera, non solo al valore dei lavori residui. La decisione sulla riduzione spetta al giudice di merito ed è basata su una valutazione discrezionale.

Qual è la differenza tra il danno da ritardo e il danno da inadempimento definitivo (risoluzione)?
Il danno da ritardo è il pregiudizio che il creditore subisce per il mancato rispetto dei termini di consegna, mentre il contratto è ancora in vigore. Il danno da inadempimento definitivo, che giustifica la risoluzione, è il pregiudizio derivante dalla mancata esecuzione finale della prestazione nel suo complesso.

La selezione delle sentenze e la raccolta delle massime di giurisprudenza è a cura di Carmine Paul Alexander TEDESCO, Avvocato a Milano, Pesaro e Benevento.

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